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domenica, gennaio 30, 2011

PROSSIMI APPUNTAMENTI

I prossimi appuntamenti del PD di Lastra a Signa


Il Partito Democratico di Lastra a Signa organizza Lunedì 31 gennaio ore 21,15 al circolo ARCI “Le Due Strade” Tripetetolo :
GLI EFFETTI DELLA MANOVRA FINANZIARIA SUL BILANCIO REGIONALE E COMUNALE. LA RICADUTA SUI SERVIZI.
Saranno presenti: i consiglieri regionali Vittorio Bugli (capogruppo PD) e Paolo Bambagioni (PD) che faranno una panoramica sulla manovra nazionale e sulle scelte politiche fatte dalla Regione Toscana per far fronte, almeno in parte, ai tagli della Finanziaria.
Il Sindaco Carlo Nannetti indicherà le linee generali del prossimo bilancio e illustrerà gli effetti che la finanziaria produrrà sui vari servizi.

Ti aspettiamo
Sarà la prima occasione, per chi lo desidera,  di  rinnovare il tesseramento  al PD  per il 2011 e sottoscrivere la petizione promossa dal PD nazionale "Berlusconi Dimettiti".

TESSERAMENTO 2011
 
E’ iniziato il tesseramento per l’anno 2011. Rivolgiti al coordinatore del tuo circolo oppure vieni in piazza del mercato sabato prossimo quando raccoglieremo le firme per chiedere le dimissioni  del Presidente del Consiglio.





BERLUSCONI DIMETTITI
Con domani sera partirà anche a Lastra a Signa la  raccolta di firme per mandare a casa Berlusconi.
Sabato 5 febbraio saremo al mercato  e sabato 12  febbraio ancora  per Lastra a Signa in  un luogo ancora da definire.
Nel frattempo rivolgiti al tuo coordinatore di circolo e informati come fare per  firmare.. e perché no per dare una mano per raccogliere le firme.
C’è bisogno della mano di tutti!!!!
.



GIOVANI DEMOCRATICI
Hai meno di trent’ anni?  Conosci qualcuno che ha meno di trenta anni e vuole scambiare due parole o due idee con i giovani democratici?
Mercoledi 2 febbraio a Tripetetolo alle ore 19 il gruppo dei giovani  consiglieri comunali e i responsabili dei GD di Firenze si  ritrovano per scambiarsi idee e progetti per il nostro paese. Perché non vieni?
Cosa occorre? Niente..... basta portare entusiasmo e voglia di sognare che è l’energia vitale del mondo giovanile.
Ti aspettiamo!!!!!!!!!

sabato, gennaio 29, 2011

Discussione sull'accordo di Mirafiori in Consiglio Comunale

E’ stata presentata nell’ultimo consiglio comunale una mozione  con oggetto” Mozione di sostegno allo sciopero del 28 gennaio proclamato dalla FIOM e per l’adesione all’appello “Non possiamo tacere”.


Personalmente ho sempre dichiarato la mia poca predilezione a discutere in consiglio comunale questioni che poco hanno a vedere con Lastra a Signa. 
Purtroppo mi rendo conto di essere "giovane" (come tempo dedicato alla causa) quindi probabilmente  non capisco ancora l'importanza di tutte queste lunghe discussioni  visto che sembra una prassi consolidata un po’ ovunque e risulta impossibile sottrarsi alla discussione.


in questa occasione il gruppo del Partito Democratico  dopo aver partecipato attivamente alla discussione, in modo compatto si è astenuto.
Sono state sottolineate sotto varie sfaccettature le preoccupazioni per  una deriva che possa portare  lontano dal contratto nazionale e la mancanza di attenzione del governo verso il mondo del lavoro. L’astensione  del gruppo è giustificata dai toni e dai contenuti non tutti condivisibili della mozione e dalla discussione in consiglio che sembrava puntare a creare divisione nel PD piuttosto che offrire spunti di riflessione o cercare soluzioni condivise.

L’aspetto curioso è stata l’astensione  del gruppo PDL , per cui la mozione con i 2 voti   favorevoli (rifondazione e IDV)  è passata.

Riporto di seguito il testo del mio intervento e poi il testo integrale della mozione.
Buona lettura.

Stefano Calistri

Le problematiche sollevate dall'accordo di Mirafiori e  il relativo  referendum tra i lavoratori ha creato molti spunti di riflessione che vanno dai diritti dei lavoratori passando per le relazioni sindacali fino alla  globalizzazione.
Molte sarebbero le questioni da dibattere e sulle quali approfondire le riflessioni.
Ne affronterò velocemente alcune in relazione alla mozione  presentata.
Ci sono aspetti condivisibili nella mozione e in particolare  tutti quelli che sottolineano l'atteggiamento arrogante e ricattatorio da parte della Fiat e di Marchionne.
Condivisibile è sottolineare che FIAT sembra puntare più ad una ristrutturazione dei propri assetti  societari per aspetti di carattere finanziario più che industriale, infatti non è molto chiaro il progetto industriale e come Fiat cerchi di rilanciare il marchio per recuperare fette di mercato.
Occorre sicuramente ridiscutere le regole della rappresentanza. Non mi sembra corretto estromettere una forza sindacale fortemente rappresentativa dalle trattative. Ma questa è una discussione non facile da affrontare e che non presenta facili soluzioni.
La FIAT, e su questo il governo potrebbe dire qualcosa, dovrebbe affrontare il piano industriale come una scommessa comune tra lavoratori e management. Ma la scommessa comune implica partecipazione, quindi trasparenza e piena informazione dei lavoratori sull’attuazione del piano.
Credo che di questo non ci sia traccia nell’accordo FIAT.

Si sono aspetti che non condivido.
Un referendum a cui si decide di partecipare anche se considerato illegittimo, rimane una consultazione  tra i lavoratori e dispiace vederla  utilizzarla per dividere ulteriormente gli stessi in sotto categorie (operai e impiegati). A prescindere dalla composizione dei reparti i lavoratori siano essi operai o  impiegati contribuiscono alla causa FIAT e giustamente come tali hanno il diritto di esprimersi.
Credo inoltre sia inoltre poco corretto caricare i lavoratori di una responsabilità così grossa. E' veramente difficile operare scelte quando di fronte si hanno out out. Difficile quando si hanno famiglie da mantenere e mutui da pagare e il mondo del  lavoro non ti permette di poter andare altrove a trovare  qualcuno che ti offre la possibilità di sostentamento. In queste condizioni le scelte di principio diventano davvero difficili.
Credo che molti lavoratori di Mirafiori abbiano votato sapendo che rinunciavano a qualcosa. Molti lo hanno fatto controvoglia, con mal di pancia, ma nella speranza di vedere mantenuto il proprio lavoro. Viste le condizioni in cui versa il nostro paese e le affermazioni degli esponenti poco rassicuranti del nostro governo la vittoria del no li  avrebbe visti sicuramente  disoccupati. Non me la sento di giudicare quei lavoratori che hanno scelto di poter sperare di mantenere il proprio lavoro anche a discapito di alcuni diritti.
Per me  il loro spartiacque era la salvaguardia del posto di lavoro. Cosa che non hanno potuto fare invece i lavoratori di Termini Imerese.
Che l'accordo sottoscritto a Mirafiori violi il diritto alla salute imponendo ritmi e orari di lavoro ... non ho possibilità di giudicare, ma non mi sembra molto dissimile ai tanti contratti firmati in questi anni da tutte le sigle sindacali nelle varie parti d'Italia da molte grande industrie italiane in deroga al contratto nazionale.

Credo che la sfida della globalizzazione vada affrontata. La globalizzazione, a prescindere dall'opinione che ognuno di noi possa avere su di essa, ci costringe a rivedere il sistema di relazioni tra impresa e mondo del lavoro. E rivedere non significa necessariamente togliere o diminuire diritti ma significa affrontare i problemi con gli strumenti e la consapevolezza che non siamo più nell'ottocento sotto tutti i punti di vista. Il mondo è cambiato ed è in continuo mutamento. Le relazioni  tra impresa e  sindacato sembra invece rimasta ferma.

Credo che la “classe operaia” del nuovo millennio siano i precari, i lavoratori a nero, i lavoratori ricattati  a cui si impone lo straordinario senza pagarlo, i lavoratori a cui non si paga  la malattia e le ferie, quei lavoratori che  prestano la propria opera sotto il ricatto continuo di essere mandati via... illicenziabili perché neppure assunti. Essi non figurano in nessuna statistica. 
Di questo non si parla... o almeno se ne parla  marginalmente.... ma mai con una veemenza e il risalto che si è dato all'accordo di mirafiori. Questi lavoratori non hanno un contratto nazionale e se continueremo così, forse, non lo avranno mai.
Occorre dare risposte ad una situazione sempre più difficile per i giovani precari, per l'assenza di lavoro, per la cassa integrazione, per le condizioni di lavoro, per le ipotesi di scavalcamento del contratto nazionale. Il governo non può continuare a far finta di nulla. Sono necessarie risposte di politica economica e di politica industriale. È necessario un'intesa tra le parti sociali sulla rappresentanza e la democrazia sindacale affinché gli accordi siano esigibili e tutti i lavoratori siano pienamente rappresentati in azienda.

Spero di sentire presto dai governati, dai politici dell'opposizione e dai sindacati, e perché no nei futuri ordini del giorno e mozioni nei consigli comunali,   proposte e riflessioni sull'argomento.



Il testo della mozione presentata CONSIGLIO COMUNALE DI LASTRA A SIGNA
Gruppo Consiliare PARTITO della RIFONDAZIONE COMUNISTA – LASTRA da VIVERE e PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI


OGGETTO: Mozione di sostegno allo sciopero del 28 gennaio proclamato dalla FIOM e per l’adesione all’appello “Non possiamo tacere”

PREMESSO:
-          che a fronte della drammatica durezza delle politiche che vengono portate avanti in primo luogo dalla Fiat attraverso il ricatto del posto di lavoro prima a Pomigliano dove ha utilizzato come argomento la chiusura dello stabilimento ed ora a Torino dove  minaccia di abbandonare Mirafiori se i lavoratori non si sottomettono ai suoi diktat,  è necessario dire SI’ ai diritti e NO ai ricatti;
-          che appare evidente il tentativo, in questa come in altre occasioni, di usare la crisi economica come clava contro i diritti e le tutele conquistate, attraverso anni di lotte, dalle lavoratrici e dai lavoratori;
-          che nonostante il ricatto a cui i lavoratori sono stati sottoposti il risultato del Referendum del 13 e 14 gennaio è stato vinto di misura solo grazie al voto degli impiegati (capi, quadri inferiori) non coinvolti nell’accordo;
CONSIDERATO:
-          che mai come in questo momento lo spartiacque impone da che parte stare: con i lavoratori e le lavoratrici per la difesa dei loro diritti o con “i padroni del vapore” che intendono riportare le condizioni del lavoro dell’ottocento;
-          che l’atteggiamento della Fiat contrasta sia con l’articolo 39 della Costituzione Repubblicana e con i titoli II e III della legge 20 maggio 1970 n. 300 (Statuto dei diritti dei lavoratori);
-          che l’accordo sottoscritto separatamente fra Fiat e alcune organizzazioni sindacali viola anche il diritto, costituzionalmente tutelato, alla salute, imponendo ritmi, orari di lavoro (straordinario imposto dall’azienda), turni, ecc. tali da influire sull’integrità fisica delle perosne;
 CONSIDERATO ALTRESI’:
-          che la Fiat punta ad una ristrutturazione dei propri assetti societari (partecipazione in Crysler) finalizzati a speculazioni di borsa, più che a rilanciarsi sul piano industriale, tanto che il marchio Fiat segna il passo su tutti i mercati e non per responsabilità dei lavoratori;
-          che la Fiat ha assunto in Italia un monopolio di fatto nel settore auto, del tutto sconosciuto in altri paesi, anche grazie ai finanziamenti ed agli incentivi utilizzando denaro pubblico e che pertanto va valutato se la posizione di Fiat non rientri fra quelle contemplate dall’art. 43 della Costituzione;
VALUTATO:  che per i motivi sopra schematicamente esposti non è solo una questione sindacale circoscritta alla Fiat e ai soli lavoratori metalmeccanici, ma investe direttamente tutte le cittadine e i cittadini, in quanto vengono compromesse e modificate alcune regole stabilite dalla Costituzione;
IL CONSIGLIO COMUNALE DI LASTRA A SIGNA
aderisce all’appello “Non possiamo tacere”, che fa parte, quale atto integrale, del presente provvedimento, nel testo che segue:
“Di fronte all’ostentata dimostrazione di prepotenza offerta in questi giorni dalla Fiat e di fronte ai contenuti dell’accordo da essa imposto per lo stabilimento di Mirafiori, riteniamo di non poter tacere. Non può essere taciuto il carattere esplicitamente ricattatorio, da vero e proprio diktat, che pone i lavoratori, già duramente provati dalla crisi e dalla cassa integrazione, con salari tra i più bassi d’Europa, nella condizione di dover scegliere tra la messa a rischio del proprio posto e la rinuncia a una parte significativa dei propri diritti; tra la sopravvivenza e la difesa di condizioni umane di lavoro; tra il mantenimento del proprio reddito e la conservazione della propria dignità. E’ un’alternativa inaccettabile in una società che pretenda di rimanere civile e in un Paese che voglia continuare a definirsi democratico. Non può essere taciuto, d’altra parte, lo strappo – un vero e proprio scardinamento – che tale accordo introdurrebbe nell’intero sistema delle relazioni industriali in Italia, la sua aperta contraddizione con ampia parte del dettato costituzionale, a cominciare dall’art 1 che proclama la nostra democrazia repubblicana “fondata sul lavoro” – cioè sul ruolo centrale del lavoro e della persona del lavoratore. Non può essere taciuta,infine, l’assoluta gravità della scelta Fiat di risolvere il proprio rapporto con la Confindustria, al fine di liberarsi dai vincoli stabiliti in sede di contrattazione nazionale, e di porre in essere un’odiosa forma di discriminazione sindacale in quella delicata e cruciale sfera che è costituita dalla rappresentanza nei luoghi di lavoro . L’esclusione della FIOM, l’organizzazione sindacale maggioritaria fra i lavoratori metalmeccanici torinesi, dagli organismi rappresentativi di fabbrica costituirebbe un’inaccettabile discriminazione, una prova di  pesante arroganza aziendale e di preoccupante cecità imprenditoriale, a nostro parere intollerabili. Pur consapevoli della drammaticità delle scelte individuali, di chi è posto dinanzi ad un brutale aut aut, e rispettosi di esse, esprimiamo il nostro sostegno e solidarietà a chi non ha rinunciato a difendere i diritti e le libertà conquistate a prezzo di duri sacrifici.
Maria Vittoria Ballestrero, Michelangelo Bovero, Piera Campanella, Alessandro Casiccia, Amedeo Cottino, Gastone Cottino, Bruno Contini, Giovanni De Luna, Lucia Delogu, Mario Dogliani, Angelo D'Orsi, Angela Fedi, Riccardo Guastini, Ugo Mattei, Ernesto Muggia, Marco Revelli, Marcella Sarale, Giuseppe Sergi, Gianni Vattimo”;
Sostiene inoltre lo sciopero proclamato dalla Fiom per il prossimo 28 gennaio 2010, ed invita l’Amministrazione Comunale di Lastra a Signa a presenziare alla manifestazione regionale nelle forme e nei modi che riterrà più opportuni.

venerdì, gennaio 28, 2011

A proposito di cultura

Per cambiare momentanamente argomento  riportiamo una lettera di Umberto Eco al Ministro Tremonti sul tema della cultura ed i suoi risvolti economici. Molto interessante la prospettiva  con cui affronta l'argomento.
Buona lettura.



 (Lettera di Umberto Eco a Giulio Tremonti pubblicata da Alfabeta2 )


Non si mangia con l’anoressia culturale 

Gentile ministro Tremonti,
scrivo a Lei perché qualcuno, probabilmente uno sciocco e un suo nemico, le ha attribuito la frase che la cultura non si mangia, o qualcosa di simile. Non mi risulta che Lei, a salvaguardia della Sua reputazione, abbia energicamente smentito, e quindi dovrà portarsi dietro questa leggenda metropolitana sinché vive. Si figuri che io mi trascino dietro la diceria che scrivevo le domande per Lascia o Raddoppia, e benché chi le scriveva davvero abbia a suo tempo pubblicamente smentito; ma tant’è, ritrovo questa notizia ora qui ora là, e pazienza, perché al postutto, non c’era nulla di vergognoso a inventare la domanda sul controfagotto o quella sull’uccello sul quale, a detta di Mike Bongiorno, era caduta la signora Longari. Ma cadere sulla cultura è disdicevole.
E quindi indirizzo questa lettera a Lei e, se Ella è vergine di tanto oltraggio, la passi a chi di competenza – e amici come prima.
Una sola cosa voglio precisare. Fingendo che l’autore dell’infausta boutade sia stato Lei, parlerò non come si parla a un poeta ma come si parla a un economista, o addirittura a un diplomato in Scienze economiche e commerciali. Parlerò cioè in termini di Soldi, non di Valori spirituali. Farò finta che Dante e l’università, Raffaello e il liceo classico e scientifico, Morandi e Calvino, siano solo una pania per i gonzi (mi pare che lei a proposito degli insegnamenti umanistici abbia parlato un giorno di aria fritta). Non importa, mi chiederò solo quanto si mangia con Raffaello e Giuseppe Verdi.
Dobbiamo ovviamente chiarire, se vogliamo parlare in termini economici di “consumi culturali”, cosa si intende per “cultura”; e non mi occuperò dell’”accezione antropologica” del termine (cultura come insieme di valori e comportamenti) per cui esiste una cultura del cannibalismo, una cultura mafiosa, o una cultura del velinismo berlusconiano. Parlerò di cultura nei termini più banali, come di produzione creativa (pittura e letteratura, musica e architettura), di consumo di questa produzione, di organizzazione dell’educazione (scuole di ogni grado) e di ricerca scientifica.
In termini economici il Louvre, il Metropolitan Museum of Art, la Harvard University (e tra poco quella di Pechino) sono imprese che fanno un sacco di soldi. Credo che, bene amministrati come sono, facciano un sacco di soldi anche i Musei vaticani. Un sacco di soldi potrebbero fare anche gli Uffizi o Pompei, e sempre mi domando come mai l’Italia, di cui si dice che abbia circa il 50% delle opere d’arte esistenti al mondo (per non dire del paesaggio, che non è male), abbia meno indotto turistico della Francia o della Spagna, e naturalmente di New York. C’è qualcosa che non funziona, qualcuno che non sa come far soldi (e mangiare) con la cultura nazionale.
New York non è la città dove si fa la politica degli Stati Uniti (quella è Washington), non è la città o lo Stato dove risiedono le maggiori industrie della nazione (è niente rispetto al Texas o alla stessa California); eppure quando si parla degli Stati Uniti (e quando i turisti acquistano pacchetti per voli charter e sette giorni allo Hilton) si pensa a New York. Perché il prestigio di New York è dato dai suoi scrittori, dai suoi musei, dalla sua moda e dalla sua pubblicità, dai suoi quotidiani e riviste, dalla gente che va al Carnegie Hall o ai teatri off Broadway, per cui farà sempre più opinione nel mondo il New York Times che l’ottimo e rispettabilissimo Los Angeles Times. Si badi che così non la pensa la maggioranza degli americani, che ritengono New York una Babilonia fatta di italiani, ebrei e irlandesi, ma così pensa il resto del mondo e il prestigio degli Usa si basa sulla cultura newyorkese.
L’esercito degli Stati Uniti (sempre vincitore nei film di Hollywood) non sbaraglia il nemico in Vietnam, in Afghanistan, in Irak, ma gli Usa vincono (in prestigio ) a New York. Sì, lo so, poi c’è il resto dell’economia che tiene nei vari Stati, ma suppongo che anche quando l’economia cinese avrà sconfitto quella americana i cinesi si rivolgeranno ancora al mito di New York. Con la cultura gli Usa mangiano.
Pensi a cosa è successo con Cesare Battisti. Un manipolo di intellettuali francesi (non tutti dei più grandi) ha deciso di difendere Battisti come una vittima della dittatura, manifestando completa ignoranza delle cose italiane e considerando, come accade talora ai peggiori dei nostri cugini d’Oltralpe, il resto del mondo come repubbliche delle banane. Bene, questo esiguo manipolo d’intellettuali ha convinto il governo brasiliano là dove il governo italiano non c’è riuscito. Sarebbe accaduto lo stesso se al governo ci fossero stati, che so, Andreotti o Craxi? Non so, sta di fatto che il mito dell’intelligencija francese ha vinto su quello della cultura delle veline (e mi spiace, per una volta tanto ero solidale col governo in carica perché rappresenta pur sempre il nostro paese e deve difendere, almeno all’estero, la dignità di quella magistratura che sputtana in patria).
Insomma, anche in termini monetari e di influenza politica (non calcolo neppure il peso di dieci premi Nobel), con la cultura si mangia. So benissimo che non abbiamo soldi per sostenere università come Harvard, musei come il MoMA o il Louvre, però basterebbe cercare, e ferocemente, di non buttare via il poco che abbiamo.
Certo che, se in quel poco non ci crediamo, abbiamo perso in partenza. Non si mangia con l’anoressia culturale.


L’articolo è pubblicato su Alfabeta2, numero 06 Gennaio-Febbraio 2011

sabato, gennaio 22, 2011

Voce del verbo "tagliare"



Il Partito Democratico di Lastra a Signa organizza  Lunedì  31 gennaio ore 21,15 al  circolo ARCI “Le Due Strade” Tripetetolo : 
Voce del verbo "tagliare" 
GLI EFFETTI DELLA MANOVRA FINANZIARIA SUL BILANCIO REGIONALE E COMUNALE.  LA RICADUTA  SUI SERVIZI.



Saranno presenti i consiglieri regionali Vittorio Bugli (capogruppo PD)  e Paolo Bambagioni.
Interverrà il Sindaco di Lastra a Signa  Carlo Nannetti.

VI ASPETTIAMO NUMEROSI

mercoledì, gennaio 19, 2011

Un aperitivo con i GD di Firenze. Ti aspettiamo...


Stasera i Giovani Democratici di Lastra a Signa organizzano un aperitivo (ore 19,00) presso il Caffè delle Arti. 
Sarà presente una delegazione dei Giovani democratici fiorentini.



Un' occasione in più per conoscersi e conoscere nuovi ragazzi che desiderano impegnarsi in qualcosa di nuovo.
Ti interessa? Perchè non passi a vedere? Ti aspettiamo!!

"Calpestata la dignità delle donne". Firma l'appello delle donne PD

Parte la mobilitazione del Partito democratico con la raccolta di firme in tutt’Italia, per chiedere il rispetto della dignità delle donne, calpestata dalle ultime vicende che interessano il presidente del Consiglio. Lo hanno proposto le donne della segreteria Pd, durante la riunione in corso nella sede del partito.


Ecco il testo della lettera aperta che le donne della Segreteria del Pd hanno scritto al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Presidente, 
ora basta. Si dimetta adesso. Liberi l’Italia dall’imbarazzo. 
Lo spettacolo indecoroso che sta offrendo al mondo intero non è degno di un Paese civile. Ciò a cui stiamo assistendo supera ogni limite, in un decadimento dei costumi e della morale pubblica, a cui pure ci aveva tristemente abituato, che oggi precipita all’estremo della prostituzione minorile.
E’ intollerabile che i suoi comportamenti la espongano all’accusa di essere il diretto protagonista ed impresario del set degradante che ci ha già propinato in decenni di trash televisivo.
 

Ed altrettanto intollerabile è che proprio lei, che a parole sbandiera il primato del merito e della famiglia, nei fatti cerchi solo un patetico acquisto di favori sessuali, riducendo le donne a merce e oggetto di scambio.
Le donne di questo Paese sono altro: sono talento, lavoro, impegno, fatica, bellezza, cuore, passione, dignità e serietà.

In nome della nostra dignità e serietà, esigiamo rispetto.
Ora basta. Si dimetta. Liberi l’Italia da questo imbarazzo.


Roberta Agostini, Stella Bianchi, Cecilia Carmassi, Annamaria Parente, Francesca Puglisi


Firma l'appello delle donne del PD

martedì, gennaio 11, 2011

La posizione del PD su Mirafiori.


Di seguito il testo del documento  congiunto di  Stefano Fassina resp. Nazionale Economia
e Lavoro del PD 
con il segretario regionale del Piemonte e quello di Torino del PD su  Mirafiori.







Fiat: lavoro, rappresentanza e partecipazione democratica dei lavoratori e delle lavoratrici

“Fabbrica Italia” prospetta importanti potenzialità di lavoro, reddito, qualità sociale per i territori direttamente interessati e per il nostro paese. Gli investimenti previsti, ancora in larga misura indefiniti ed incerti (dei 20 miliardi previsti, soltanto 1,3 miliardi sono stati effettivamente “pianificati”), sono preziosi, irrinunciabili, a Torino come a Pomigliano, tanto più in una fase di prospettive anemiche di crescita e di occupazione. Oltre alle migliaia di lavoratori e lavoratrici delle aziende Fiat, coinvolgono filiere di centinaia di imprese e decine di migliaia di lavoratori dell’indotto. Gli accordi sottoscritti per Pomigliano e Mirafiori consentono l'avvio di rilevanti investimenti.
L’accordo su Mirafiori come l’accordo su Pomigliano vanno valutati su due piani distinti, sebbene connessi: la riorganizzazione delle condizioni del lavoro; le regole della rappresentanza, della democrazia e della partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici alle sorti dell’impresa.
Sul primo piano, la ridefinizione, impegnativa ed intensa, avviene a fronte di una prospettiva di sviluppo e occupazione.
Sul piano delle regole della rappresentanza e della democrazia si compiono strappi ingiustificabili, mentre non si fa alcun passo avanti per la partecipazione dei lavoratori nell’impresa, anzi il ritorno alle
Rappresentanze Sindacali Aziendali è un chiaro passo indietro.
Oggi, in Italia, le regole della rappresentanza e della democrazia nei luoghi di lavoro del settore privato sono carenti e non assicurano, in particolare un contesto di divergenti posizioni tra i sindacati, sufficienti garanzie per la piena attuazione delle scelte, anche in presenza di condivisione dalla maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici interessate. L’esigibilità, ossia il pieno rispetto, degli accordi sottoscritti è condizione fondamentale per realizzare gli investimenti di Fiat come di ogni altra impresa. Il problema dell’innovazione delle relazioni industriali è, da tempo, un problema reale, generale, sia per le imprese italiane sia per l’attrazione di investimenti dall’estero.
Per risolvere il problema della piena esigibilità, le soluzioni individuate negli accordi sottoscritti per gli
stabilimenti di Pomigliano e di Torino-Mirafiori sono sbagliate. Non sono accettabili illusorie scorciatoie – quali la fuoriuscita dal sistema confederale di rappresentanza– volte a negare diritti di rappresentanza ai sindacati che, attraverso il voto e gli iscritti, nelle forme autonomamente decise dagli accordi interconfederali, rappresentano lavoratori. Un’opzione, peraltro, con scarso consenso del mondo imprenditoriale.
L’esigibilità degli accordi a tutti i livelli va garantita nella salvaguardia dei diritti di tutti i lavoratori e lavoratrici alla rappresentanza sindacale. È possibile raggiungere tale inscindibile doppio obiettivo mediante un’intesa interconfederale sulla rappresentanza e la democrazia sindacale per definire le condizioni di validazione dei contratti e degli accordi. L’intesa tra le parti sociali dovrebbe poi essere oggetto di una legislazione di sostegno. Il punto di riferimento è l’intesa di CGIL, CISL, UIL del maggio 2008. Si tratta di un’importante acquisizione unitaria da aggiornare, senza alterarne equilibrio di fondo, in modo da chiarire il perimetro dei diritti indisponibili esclusi dalla contrattazione e coniugare la primaria responsabilità contrattuale dell’organizzazione sindacale all’intervento, più esplicito e definito, dei lavoratori in tutte le fasi  del processo negoziale, fino alla validazione finale sugli accordi, anche attraverso il ricorso al referendum vincolante per tutti.
L’intesa interconfederale dovrebbe includere una parte aggiuntiva volta a definire forme di partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici al capitale e agli utili dell’impresa, come anche alle sue scelte strategiche, attraverso lo sviluppo dei diritti di informazione e di consultazione e, in prospettiva, con la presenza nella “governance” dell’impresa in linea con le migliori esperienze europee, secondo l’ispirazione dell’articolo 46 della nostra Costituzione.
In tale contesto, la risposta alle caratteristiche produttive e all’organizzazione del lavoro dell’industria automobilistica, come per altri ambiti segnati da forti specificità, può essere trovata in una normativa ad hoc nel contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici (come è per la siderurgia). Si dovrebbe poi al più presto arrivare ad una significativa riduzione del numero dei contratti nazionali e alla loro trasformazione in ampi contratti-quadro per grandi settori produttivi all’interno dei quali le specificità organizzative di ogni realtà produttiva potrebbero trovare risposta in più robusti contratti aziendali o in contratti di comparto.
La cultura sindacale e datoriale largamente prevalente in Italia, come dimostrato dalle recenti posizioni espresse dai vertici di tutte le forze economiche sociali, consente di arrivare in tempi rapidi a soluzioni condivise, fondate sulla partecipazione dei lavoratori alle scelte strategiche delle imprese.
L’innovazione delle regole della rappresentanza e della democrazia nei luoghi di lavoro lungo le linee indicate e l’articolazione del contratto nazionale metalmeccanico per il comparto auto aprono le porte al rientro delle newco FIAT nel quadro interconfederale e nel perimetro del contratto collettivo nazionale di lavoro.
È un percorso utile alla qualità dell’ordine economico e sociale dell’Italia. È, al contempo, un requisito di efficienza, in quanto una stagione di conflittualità e la concorrenza al ribasso, inevitabile senza la tenuta delle regole interconfederali e del contratto nazionale, sono alla lunga perdenti per tutti.
Il conflitto sorto intorno alle vicende di “Fabbrica Italia” si sarebbe potuto ridimensionare in presenza di un governo impegnato a sostenere, come avviene negli USA, in Francia, in Germania, i profondi processi di ristrutturazione del settore automotive attraverso la politica industriale ed una visione strategica all’altezza del potenziale manifatturiero dell’Italia. Invece, il Governo Berlusconi ha rimosso i programmi di politica industriale avviati dal Governo Prodi e si è dedicato ad alimentare la divisione tra le forze economiche e sociali. Da ultimo, si è irresponsabilmente sottratto al compito politico di favorire l’innovazione delle regole della rappresentanza, della democrazia nei luoghi di lavoro e della partecipazione dei lavoratori alle scelte strategiche delle imprese.
Il Partito Democratico continua a portare avanti l’iniziativa politica nei territori e in Parlamento per costruire le condizioni di convergenza delle forze economiche e sociali per l’innovazione delle regole fondamentali di  una Repubblica fondata sul lavoro.

Stefano Fassina, responsabile economia e lavoro PD
Gianfranco Morgando, Segretario PD Piemonte
Paola Bragantini, Segretaria PD Torino