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sabato, gennaio 29, 2011

Discussione sull'accordo di Mirafiori in Consiglio Comunale

E’ stata presentata nell’ultimo consiglio comunale una mozione  con oggetto” Mozione di sostegno allo sciopero del 28 gennaio proclamato dalla FIOM e per l’adesione all’appello “Non possiamo tacere”.


Personalmente ho sempre dichiarato la mia poca predilezione a discutere in consiglio comunale questioni che poco hanno a vedere con Lastra a Signa. 
Purtroppo mi rendo conto di essere "giovane" (come tempo dedicato alla causa) quindi probabilmente  non capisco ancora l'importanza di tutte queste lunghe discussioni  visto che sembra una prassi consolidata un po’ ovunque e risulta impossibile sottrarsi alla discussione.


in questa occasione il gruppo del Partito Democratico  dopo aver partecipato attivamente alla discussione, in modo compatto si è astenuto.
Sono state sottolineate sotto varie sfaccettature le preoccupazioni per  una deriva che possa portare  lontano dal contratto nazionale e la mancanza di attenzione del governo verso il mondo del lavoro. L’astensione  del gruppo è giustificata dai toni e dai contenuti non tutti condivisibili della mozione e dalla discussione in consiglio che sembrava puntare a creare divisione nel PD piuttosto che offrire spunti di riflessione o cercare soluzioni condivise.

L’aspetto curioso è stata l’astensione  del gruppo PDL , per cui la mozione con i 2 voti   favorevoli (rifondazione e IDV)  è passata.

Riporto di seguito il testo del mio intervento e poi il testo integrale della mozione.
Buona lettura.

Stefano Calistri

Le problematiche sollevate dall'accordo di Mirafiori e  il relativo  referendum tra i lavoratori ha creato molti spunti di riflessione che vanno dai diritti dei lavoratori passando per le relazioni sindacali fino alla  globalizzazione.
Molte sarebbero le questioni da dibattere e sulle quali approfondire le riflessioni.
Ne affronterò velocemente alcune in relazione alla mozione  presentata.
Ci sono aspetti condivisibili nella mozione e in particolare  tutti quelli che sottolineano l'atteggiamento arrogante e ricattatorio da parte della Fiat e di Marchionne.
Condivisibile è sottolineare che FIAT sembra puntare più ad una ristrutturazione dei propri assetti  societari per aspetti di carattere finanziario più che industriale, infatti non è molto chiaro il progetto industriale e come Fiat cerchi di rilanciare il marchio per recuperare fette di mercato.
Occorre sicuramente ridiscutere le regole della rappresentanza. Non mi sembra corretto estromettere una forza sindacale fortemente rappresentativa dalle trattative. Ma questa è una discussione non facile da affrontare e che non presenta facili soluzioni.
La FIAT, e su questo il governo potrebbe dire qualcosa, dovrebbe affrontare il piano industriale come una scommessa comune tra lavoratori e management. Ma la scommessa comune implica partecipazione, quindi trasparenza e piena informazione dei lavoratori sull’attuazione del piano.
Credo che di questo non ci sia traccia nell’accordo FIAT.

Si sono aspetti che non condivido.
Un referendum a cui si decide di partecipare anche se considerato illegittimo, rimane una consultazione  tra i lavoratori e dispiace vederla  utilizzarla per dividere ulteriormente gli stessi in sotto categorie (operai e impiegati). A prescindere dalla composizione dei reparti i lavoratori siano essi operai o  impiegati contribuiscono alla causa FIAT e giustamente come tali hanno il diritto di esprimersi.
Credo inoltre sia inoltre poco corretto caricare i lavoratori di una responsabilità così grossa. E' veramente difficile operare scelte quando di fronte si hanno out out. Difficile quando si hanno famiglie da mantenere e mutui da pagare e il mondo del  lavoro non ti permette di poter andare altrove a trovare  qualcuno che ti offre la possibilità di sostentamento. In queste condizioni le scelte di principio diventano davvero difficili.
Credo che molti lavoratori di Mirafiori abbiano votato sapendo che rinunciavano a qualcosa. Molti lo hanno fatto controvoglia, con mal di pancia, ma nella speranza di vedere mantenuto il proprio lavoro. Viste le condizioni in cui versa il nostro paese e le affermazioni degli esponenti poco rassicuranti del nostro governo la vittoria del no li  avrebbe visti sicuramente  disoccupati. Non me la sento di giudicare quei lavoratori che hanno scelto di poter sperare di mantenere il proprio lavoro anche a discapito di alcuni diritti.
Per me  il loro spartiacque era la salvaguardia del posto di lavoro. Cosa che non hanno potuto fare invece i lavoratori di Termini Imerese.
Che l'accordo sottoscritto a Mirafiori violi il diritto alla salute imponendo ritmi e orari di lavoro ... non ho possibilità di giudicare, ma non mi sembra molto dissimile ai tanti contratti firmati in questi anni da tutte le sigle sindacali nelle varie parti d'Italia da molte grande industrie italiane in deroga al contratto nazionale.

Credo che la sfida della globalizzazione vada affrontata. La globalizzazione, a prescindere dall'opinione che ognuno di noi possa avere su di essa, ci costringe a rivedere il sistema di relazioni tra impresa e mondo del lavoro. E rivedere non significa necessariamente togliere o diminuire diritti ma significa affrontare i problemi con gli strumenti e la consapevolezza che non siamo più nell'ottocento sotto tutti i punti di vista. Il mondo è cambiato ed è in continuo mutamento. Le relazioni  tra impresa e  sindacato sembra invece rimasta ferma.

Credo che la “classe operaia” del nuovo millennio siano i precari, i lavoratori a nero, i lavoratori ricattati  a cui si impone lo straordinario senza pagarlo, i lavoratori a cui non si paga  la malattia e le ferie, quei lavoratori che  prestano la propria opera sotto il ricatto continuo di essere mandati via... illicenziabili perché neppure assunti. Essi non figurano in nessuna statistica. 
Di questo non si parla... o almeno se ne parla  marginalmente.... ma mai con una veemenza e il risalto che si è dato all'accordo di mirafiori. Questi lavoratori non hanno un contratto nazionale e se continueremo così, forse, non lo avranno mai.
Occorre dare risposte ad una situazione sempre più difficile per i giovani precari, per l'assenza di lavoro, per la cassa integrazione, per le condizioni di lavoro, per le ipotesi di scavalcamento del contratto nazionale. Il governo non può continuare a far finta di nulla. Sono necessarie risposte di politica economica e di politica industriale. È necessario un'intesa tra le parti sociali sulla rappresentanza e la democrazia sindacale affinché gli accordi siano esigibili e tutti i lavoratori siano pienamente rappresentati in azienda.

Spero di sentire presto dai governati, dai politici dell'opposizione e dai sindacati, e perché no nei futuri ordini del giorno e mozioni nei consigli comunali,   proposte e riflessioni sull'argomento.



Il testo della mozione presentata CONSIGLIO COMUNALE DI LASTRA A SIGNA
Gruppo Consiliare PARTITO della RIFONDAZIONE COMUNISTA – LASTRA da VIVERE e PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI


OGGETTO: Mozione di sostegno allo sciopero del 28 gennaio proclamato dalla FIOM e per l’adesione all’appello “Non possiamo tacere”

PREMESSO:
-          che a fronte della drammatica durezza delle politiche che vengono portate avanti in primo luogo dalla Fiat attraverso il ricatto del posto di lavoro prima a Pomigliano dove ha utilizzato come argomento la chiusura dello stabilimento ed ora a Torino dove  minaccia di abbandonare Mirafiori se i lavoratori non si sottomettono ai suoi diktat,  è necessario dire SI’ ai diritti e NO ai ricatti;
-          che appare evidente il tentativo, in questa come in altre occasioni, di usare la crisi economica come clava contro i diritti e le tutele conquistate, attraverso anni di lotte, dalle lavoratrici e dai lavoratori;
-          che nonostante il ricatto a cui i lavoratori sono stati sottoposti il risultato del Referendum del 13 e 14 gennaio è stato vinto di misura solo grazie al voto degli impiegati (capi, quadri inferiori) non coinvolti nell’accordo;
CONSIDERATO:
-          che mai come in questo momento lo spartiacque impone da che parte stare: con i lavoratori e le lavoratrici per la difesa dei loro diritti o con “i padroni del vapore” che intendono riportare le condizioni del lavoro dell’ottocento;
-          che l’atteggiamento della Fiat contrasta sia con l’articolo 39 della Costituzione Repubblicana e con i titoli II e III della legge 20 maggio 1970 n. 300 (Statuto dei diritti dei lavoratori);
-          che l’accordo sottoscritto separatamente fra Fiat e alcune organizzazioni sindacali viola anche il diritto, costituzionalmente tutelato, alla salute, imponendo ritmi, orari di lavoro (straordinario imposto dall’azienda), turni, ecc. tali da influire sull’integrità fisica delle perosne;
 CONSIDERATO ALTRESI’:
-          che la Fiat punta ad una ristrutturazione dei propri assetti societari (partecipazione in Crysler) finalizzati a speculazioni di borsa, più che a rilanciarsi sul piano industriale, tanto che il marchio Fiat segna il passo su tutti i mercati e non per responsabilità dei lavoratori;
-          che la Fiat ha assunto in Italia un monopolio di fatto nel settore auto, del tutto sconosciuto in altri paesi, anche grazie ai finanziamenti ed agli incentivi utilizzando denaro pubblico e che pertanto va valutato se la posizione di Fiat non rientri fra quelle contemplate dall’art. 43 della Costituzione;
VALUTATO:  che per i motivi sopra schematicamente esposti non è solo una questione sindacale circoscritta alla Fiat e ai soli lavoratori metalmeccanici, ma investe direttamente tutte le cittadine e i cittadini, in quanto vengono compromesse e modificate alcune regole stabilite dalla Costituzione;
IL CONSIGLIO COMUNALE DI LASTRA A SIGNA
aderisce all’appello “Non possiamo tacere”, che fa parte, quale atto integrale, del presente provvedimento, nel testo che segue:
“Di fronte all’ostentata dimostrazione di prepotenza offerta in questi giorni dalla Fiat e di fronte ai contenuti dell’accordo da essa imposto per lo stabilimento di Mirafiori, riteniamo di non poter tacere. Non può essere taciuto il carattere esplicitamente ricattatorio, da vero e proprio diktat, che pone i lavoratori, già duramente provati dalla crisi e dalla cassa integrazione, con salari tra i più bassi d’Europa, nella condizione di dover scegliere tra la messa a rischio del proprio posto e la rinuncia a una parte significativa dei propri diritti; tra la sopravvivenza e la difesa di condizioni umane di lavoro; tra il mantenimento del proprio reddito e la conservazione della propria dignità. E’ un’alternativa inaccettabile in una società che pretenda di rimanere civile e in un Paese che voglia continuare a definirsi democratico. Non può essere taciuto, d’altra parte, lo strappo – un vero e proprio scardinamento – che tale accordo introdurrebbe nell’intero sistema delle relazioni industriali in Italia, la sua aperta contraddizione con ampia parte del dettato costituzionale, a cominciare dall’art 1 che proclama la nostra democrazia repubblicana “fondata sul lavoro” – cioè sul ruolo centrale del lavoro e della persona del lavoratore. Non può essere taciuta,infine, l’assoluta gravità della scelta Fiat di risolvere il proprio rapporto con la Confindustria, al fine di liberarsi dai vincoli stabiliti in sede di contrattazione nazionale, e di porre in essere un’odiosa forma di discriminazione sindacale in quella delicata e cruciale sfera che è costituita dalla rappresentanza nei luoghi di lavoro . L’esclusione della FIOM, l’organizzazione sindacale maggioritaria fra i lavoratori metalmeccanici torinesi, dagli organismi rappresentativi di fabbrica costituirebbe un’inaccettabile discriminazione, una prova di  pesante arroganza aziendale e di preoccupante cecità imprenditoriale, a nostro parere intollerabili. Pur consapevoli della drammaticità delle scelte individuali, di chi è posto dinanzi ad un brutale aut aut, e rispettosi di esse, esprimiamo il nostro sostegno e solidarietà a chi non ha rinunciato a difendere i diritti e le libertà conquistate a prezzo di duri sacrifici.
Maria Vittoria Ballestrero, Michelangelo Bovero, Piera Campanella, Alessandro Casiccia, Amedeo Cottino, Gastone Cottino, Bruno Contini, Giovanni De Luna, Lucia Delogu, Mario Dogliani, Angelo D'Orsi, Angela Fedi, Riccardo Guastini, Ugo Mattei, Ernesto Muggia, Marco Revelli, Marcella Sarale, Giuseppe Sergi, Gianni Vattimo”;
Sostiene inoltre lo sciopero proclamato dalla Fiom per il prossimo 28 gennaio 2010, ed invita l’Amministrazione Comunale di Lastra a Signa a presenziare alla manifestazione regionale nelle forme e nei modi che riterrà più opportuni.

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