Cari Democratici e cari ragazzi del PD, sento la necessità di scrivere queste righe perché voglio condividere insieme a voi il mio pensiero che è poi la riflessione di una persona di quasi 36 anni appartenente cioè a quella generazione di confine tra coloro che pur essendo cresciuti nella cosiddetta prima repubblica si trovano ad affrontare le problematiche dell’età adulta nella seconda. Premetto che è mia intenzione utilizzare un linguaggio semplice e diretto, fuori forse dagli schemi del linguaggio politico, perché credo che anche questo sia un piccolo passo per far tornare la politica allo stesso livello della quotidianità e soprattutto perché mi rivolgo alle generazioni più giovani, che utilizzando i nuovi mezzi di comunicazione, hanno imparato a concentrare tutto in poche ma significative parole.
Prima di tutto è doveroso fare una fotografia della situazione in cui versa il nostro paese, questi sono giorni cupi per la nostra repubblica che stenta a rimanere democratica o che forse, alla luce anche degli ultimi avvenimenti, non lo è già più. Siamo infatti condotti da un gruppo di potere, che fa capo ad un unico padrone, il quale sta demolendo in sequenza tutti quei meccanismi di pesi e contrappesi che per anni hanno tenuto in equilibrio i poteri dello stato, ma quello che secondo me è ben più preoccupante è che costoro sono riusciti a creare nella società quelle condizioni affinchè tutto questo passasse senza che suscitasse il clamore che in altri tempi sarebbe stato fragoroso.
Sta qui secondo me la chiave di tutto, ovvero l’aver manipolato, disgregato, depistato, deculturalizzato la società, che ricordiamolo è fatta di persone, a tal punto da rendere “digeribile” ai più gli abusi e i danni, alcuni ai limiti della sovversione, che stanno effettuando. Sembra che ai nostri giorni sia sparita la parola, o meglio il sentimento, dell’indignazione. Cosa dobbiamo aspettare di più per sentirci tali?
Hanno messo mano sui pilastri dello stato sociale, devastandolo, hanno rotto il fronte sindacale, isolando e rendendo molto più deboli i lavoratori, hanno frenato la scuola ed annientato la ricerca, compromettendo di fatto il futuro di questo paese, hanno monopolizzato i mass media, raccontando un’Italia che non c’è e messo a tacere tutto quello che non è conveniente sapere, hanno buttato sui comuni molto del peso dei tagli contenuti nella finanziaria, spostando, agli occhi dei cittadini, la colpa della riduzione di alcuni servizi proprio sul soggetto comunale, hanno demolito il ruolo della donna evidenziando i corpi tralasciandone le capacità, hanno, o stanno tentando, di assoggettare la magistratura al potere esecutivo togliendole di fatto la possibilità di poter procedere verso tutti gli individui in maniera paritaria costituendo in definitiva una classe di intoccabili, hanno messo le mani sulle nuove generazioni e su quelle fasce sociali più facilmente manipolabili stravolgendo completamente quei valori di riferimento culturali, civici, sociali e umani che sono alla base di un paese democratico. Troppo spesso i nostri giovani di sani principi e le persone che hanno avuto la forza di rifiutare tutto ciò sono costretti a provare sulla propria pelle lo smacco di vedersi passare avanti dal furbo della situazione, di sentirsi posti ai margini perché non si inquadrano nel modo di apparire che oggi è richiesto e che vale più delle capacità, di vivere quotidianamente la realtà di non avere un lavoro sicuro che li possa sganciare definitivamente dalle famiglie di origine, ormai diventate il vero ammortizzatore sociale, e che li possa mettere nelle condizioni di costruire loro una nuova famiglia e di garantire ai figli che verranno un minimo di dignità e tranquillità. Di tutto ciò e di molto altro ancora, che in questa sede è stato tralasciato ma che spero emerga nelle discussioni che affronteremo, non sappiamo quanto è dovuto e chi ci dirige e quanto magari alla situazione di benessere che alcuni anni fa abbiamo vissuto, certo è che chi ha in mano le leve del potere esecutivo attualmente non ha fatto niente per frenare questa degenerazione ed anzi, spesso, vi si riconosce pienamente.
Questo è, sommariamente, il quadro nel quale il PD deve svolgere la sua opera di opposizione e sicuramente non è una condizione ottimale in quanto, dall’avvento della Repubblica Italiana, nessuno mai si è dovuto confrontare con una situazione del genere: abbiamo un avversario politico che non esita a cambiare le regole, a comprare i deputati (forse sarebbe l’ora di introdurre il vincolo di mandato ai parlamentari che i padri costituenti avevano accantonato perché potevano contare su persone di ben altra levatura…), a stravolgere la giustizia solo per salvare pochi, o meglio uno solo, a piegare la costituzione troppo spesso considerata di intralcio, così come il Presidente della Repubblica, ad utilizzare i mezzi mediatici per screditare chi è scomodo, la cosiddetta “macchina del fango” come direbbe Saviano. In questa situazione credo sia necessario variare la prospettiva del progetto di opposizione, qui non si tratta solo di fare un’opera di controllo sull’operato del governo o di redigere un programma che ci possa permettere di guadagnare un voto in più dell’avversario e quindi andare alla guida del paese, qui si tratta di rifondare completamente una nazione e non credo di essere esagerato ad usare un termine del genere. Quanto credete che possiamo andare avanti in questo modo, quando, per esempio, si esauriranno per questioni anagrafiche i nostri anziani ed i nostri giovani si troveranno veramente soli, senza il paracadute della cosiddetta “famiglia allargata”?
Come pensiamo di risolvere il disagio sociale diffuso per il quale i nuovi lavoratori non sanno cosa sarà di loro al di la dei sei o dei tre mesi e che quindi non possono pianificare la benché minima cosa?
Il PD si deve preparare a questo nuovo assetto socio-culturale e se è vero che non esiste la ricetta miracolosa per risolvere immediatamente la questione è pur vero che possiamo lavorare su molti singoli aspetti che a mio parere possono fare la differenza:
• Riportare la discussione politica all’interno delle segreterie, e coinvolgere in questa le nuove leve che secondo me hanno molto da dire soprattutto sulle tematiche più ampie, quelle cioè che vanno al di là della pur sempre importanti questioni comunali o amministrative. E’importante tornare a fare politica perché solo così si potranno delineare e concertare le idee da mettere insieme per farne una linea programmatica.
• Occorre sgombrare il campo da tutte quelle consuetudini e da quegli atteggiamenti che possono demotivare i nuovi arrivati e le persone che ci guardano attentamente, è difficile comprendere, per la verità sfugge anche a me, alcune carriere all’interno del nostro partito; troppo spesso, ad esempio, troviamo in posizioni di rilievo individui che sappiamo aver mal ricoperto il ruolo che già in passato gli era stato affidato. Non può più valere il fatto che magari tali persone riescano a portare solo dei voti, questi ultimi infatti si devono raccogliere attorno ad un’idea e non solo su un individuo che magari al primo contrasto cambia aria portandosi giustamente con se i voti costruiti sulla propria persona e magari su una delle tante reti di potere così tanto ricercate da certi politici. Non occorre vincere se per farlo ci si è adeguati al Berlusconismo!
• Diffondere il più possibile in nuovi mezzi di comunicazione offerti dalla rete. Se infatti molti dei media tradizionali ci sono preclusi, almeno sfruttiamo quelli che non sono, almeno per ora, censurabili. Per sfruttarli al cento per cento però sarà necessario cambiare linguaggio e modalità: parole semplici, discorsi chiari e sintetici e sgombrare il tavolo dai tatticismi che a volte fanno evitare di parlare di questioni scomode. Il popolo dei blog è abituato a parlare liberamente di tutto, questa è la loro forza, sta a noi incanalarla.
• Adeguare le modalità politiche ai giovani. Immagino ad esempio delle assemblee nelle quali si discute, magari ci si scontra e all’occorrenza ci si conta ( pratica ormai in disuso….), che siano al di là del tornaconto personale. In un periodo del genere nel quale tanti sono i problemi con i quali fare i conti nella quotidianità, problemi ai quali la politica deve dare una risposta, non trovo costruttivo impelagarsi nelle tattiche dei numeri e nella famosa paura di essere politicamente impallinato. I problemi vanno messi sul tavolo allo scoperto altrimenti si ricade nella vecchia politica e nei,mentalmente, sorpassati politicanti che a dir la verità non ci hanno lasciato una così florida eredità.
• La politica non è una professione. Questo è un tema fondamentale, da quando fare politica non è più un servizio reso al paese ma un servizio dato per essere remunerati è iniziata la decadenza. Quanti secondo voi di quelli che fanno politica per professione, perché è la loro unica fonte di guadagno o perché gli consente un certo tenore di vita, effettuano le scelte che occorrerebbe fare piuttosto che quelle che gli continuano ad assicurare uno stipendio? E pensare che De Gasperi, e chi come lui era un personaggio politico dell’epoca, viveva a Roma in poco più di due stanze e riceveva un rimborso dell’ordine di grandezza di un operaio…… Ai nostri ragazzi deve essere chiaro che la politica è un servizio e non l’inizio di una carriera lavorativa, è fondamentale che approccino la politica con questo spirito.
• Cercare di spostare il consenso il più possibile sul partito e sulla linea politica che quest’ultimo esprime. Credo infatti che sia più producente, in prospettiva, avere più persone di partito che veicolano un’unica idea che una schiera di battitori più o meno liberi, direi camaleontici, che accentrano sulla persona il consenso. Nel secondo caso infatti i giovani, che non hanno canali personali forti per ottenere voti, verrebbero sempre esclusi oppure si dovrebbero assoggettare a qualche “grande vecchio” perdendo di fatto la propria libertà di opinione ed azione.
Questi secondo me sono alcuni degli aspetti sui quali si potrebbe cominciare a lavorare che messi insieme alle tante altre proposte che spero arriveranno, potrebbero costituire una base sulla quale rilanciare la nostra azione politica.
Confido molto nelle giovani e nei giovani che fanno parte di questo partito, loro infatti, che con il PD sono politicamente nati, liberi dai vecchi schemi mentali ma immersi in pieno in questa società decadente, dovranno dare la spinta per costruire un futuro fatto di opportunità da cogliere o non di speranze da aspettare.
Emanuele Caporaso
(esecutivo PD di Lastra a Signa)
Caro Emanuele
RispondiEliminanel leggere la tua nota mi è venuto un nodo alla gola. Sono apparsi i ricordi della mia militanza nel PCI (o meglio nella FGCI) ai tempi di Enrico Berlinguer, quando nelle sedi si discuteva la relazione del segretario, si registravano le dissidenze, si elaborava, insomma... si faceva politica. Si, hai proprio ragione e condivido tutto. "Lui" ci ha narcotizzati! La risposta è solo quella di restituire alla mente il suo ruolo. Si, si tratta proprio di rifondare!
Allarghiamo queste tue considerazioni, diffondiamo questa cultura della riflessione.
Grazie ancora.