lunedì, aprile 30, 2012

Primo maggio. Festa del Lavoro.







































L' Organizzazione internazionale del lavoro, l'agenzia Onu che si occupa di lavoro, nella sua scheda sull'Italia, evidenzia un crollo del mercato del lavoro con un tasso di disoccupazione, nel quarto trimestre 2011, del 9,7%, il più alto dal 2001.
La stessa  evidenzia che «il tasso reale potrebbe risultare superiore poiché ai quasi 2,1 milioni di disoccupati si aggiungono 250.000 lavoratori in cassa integrazione».
Inoltre, è « allarmante» la situazione per i giovani: la disoccupazione giovanile risulta infatti pari al 32,6%, più che raddoppiata dall'inizio del 2008.  I lavoratori che non cercano più lavoro hanno raggiunto il 5%,  mentre i disoccupati di lunga durata rappresentano il 51,1% dei disoccupati totali.
Nel suo rapporto generale l’ Organizzazione internazionale del lavoro non manca di sottolineare come le recenti misure di austerità rischino «di alimentare ulteriormente il ciclo di recessione e di rinviare ancora l'inizio della ripresa economica e il risanamento fiscale».


Buon Primo Maggio Festa del Lavoro.



« L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. »



martedì, aprile 24, 2012

25 Aprile Festa della Liberazione


La lettera agli iscritti del Segretario Bersani per la festa del 25 Aprile.

Care iscritte, cari iscritti,
il 25 aprile noi italiani ricordiamo la liberazione dal nazifascismo e la resistenza di quanti lottarono anche a costo della vita per la libertà e la democrazia nel nostro paese. Se oggi noi viviamo in un mondo migliore lo dobbiamo anche a loro. Per queste ragioni, la celebrazione del 25 aprile per noi democratici non è un semplice rito, ma il momento in cui ciascuno rinnova l'impegno personale e collettivo per la difesa e lo sviluppo della democrazia in Italia e in Europa.
La ricorrenza del 2012 si presenta da questo punto di vista ancora più significativa. Fin dall'inizio il Partito democratico ha avuto l'ambizione di essere il partito della liberazione, della Costituzione e della ricostruzione civile e democratica dell'Italia. Abbiamo passato anni terribili. Il populismo ha governato il paese, portando l'Italia sull'orlo del burrone. Noi abbiamo lottato contro questa deriva, chiamando tutti alla riscossa civile, per riportare l'Italia nell'alveo del modello europeo. A lungo siamo stati soli. Gran parte della classe dirigente sosteneva Berlusconi e il suo populismo e chiudeva gli occhi di fronte alla realtà. Alla fine i frutti dell'impegno del Pd sono arrivati, come dimostrano i risultati delle amministrative e dei referendum del 2011, la caduta del governo Berlusconi.
A un passo da una crisi devastante abbiamo ottenuto l'uscita da palazzo Chigi di Silvio Berlusconi.
Il Pd si è impegnato, per la salvezza dell'Italia, al sostegno del governo guidato da Mario Monti. Il compito di un grande partito popolare e nazionale è di pensare prima all'Italia e poi ai suoi interessi. L'eredità lasciata dal centrodestra è tuttavia pesante e il senatore Monti ha dovuto prendere provvedimenti impopolari. Non tutte le misure che sono state varate l'avremmo predisposte noi. Abbiamo avanzato le nostre proposte e ottenuto anche alcuni importanti miglioramenti (dal prelievo sugli esportatori di capitale che hanno sfruttato il condono di Tremonti alla lotta contro l'evasione, alla difesa dell'articolo 18, fino alla battaglia per il futuro degli esodati). Ma non dimentichiamo e non permettiamo che si dimentichi che Monti è venuto non dopo i partiti, ma dopo Berlusconi.
Siamo a un tornante storico. Ci troviamo a vivere insieme la crisi economica più grave dal 1929 e la crisi politica peggiore dal 1992, anno di Mani Pulite. In questo passaggio il Pd si è assunto il compito di tenere in collegamento il governo con le esigenze sociali e la sofferenza del paese. Il Pd vuole essere il motore che spinge l'Italia ad arrestare il declino, a riprendere la crescita e, nello stesso tempo, il partito che promuove una riforma profonda della politica, senza la quale non può esservi una riscossa del paese.
In un momento così difficile per gli italiani è indispensabile ridare un senso etico alla politica, far capire che solo la buona politica può far uscire il paese dalle secche e che nuove scorciatoie populiste, di qualsiasi segno, ci riporterebbero nel burrone. I partiti, in primo luogo il Pd, devono dunque dare l'esempio, tirando la cinghia e avviando un rinnovamento e un rafforzamento delle regole interne, in modo da riavviare il cammino della democrazia.
Fin dall'inizio il Pd ha deciso di far certificare i propri bilanci da una società esterna di revisione (la stessa che certifica il bilancio della Banca d'Italia) ed ha proposto una legge per applicare e regolare l'articolo 49 Roma, 24 aprile 2012 della Costituzione, in modo da fissare norme precise per la vita interna e per la trasparenza dei partiti politici, fondamentali in ogni democrazia occidentale. Non erano scelte casuali, erano volute. Ma ora bisogna fare di più.
In questo ambito il Pd punta a una immediata e profonda riforma del finanziamento pubblico, perché i partiti, se devono assolvere al proprio compito democratico, non possono e non devono vivere prigionieri dell'interessato sostegno del o dei miliardari.
In particolare, il Pd propone:
a) La certificazione dei bilanci dei partiti da parte di società esterne di revisione; il controllo da parte della Corte dei conti; la pubblicazione dei conti su internet.
b) Tetti drasticamente più stringenti per le spese elettorali, non riferibili solo al periodo immediatamente precedente il voto, imponendoli dove oggi non sono previsti e riducendoli dove sono già in vigore.
c) Il dimezzamento da subito, rispetto all'anno scorso, dell'ammontare complessivo del finanziamento pubblico ai partiti costruendo un sistema basato su due pilastri, secondo il modello tedesco:
  1. un contributo fisso relativo al numero dei voti; 
  2. un'agevolazione o una compartecipazione pubblica commisurata in base all'entità del finanziamento privato raccolto da ciascun partito. In proposito vanno ricordati due temi. Il primo: il Pd ha, fin dalla nascita, raccolto parte non irrilevante dei fondi con il tesseramento e con le feste democratiche, che per scelta politica il Pd lascia ai territori, con i contributi dei parlamenti e degli amministratori. Il secondo: il Pd ha girato una parte dei finanziamenti alle strutture regionali e continuerà a farlo anche nelle nuove e più stringenti condizioni. Con questo passaggio l'Italia resterà largamente al di sotto di quanto avviene in Germania, in Francia, in Spagna.

d) Il finanziamento privato deve essere consentito solo per somme molto contenute e reso trasparente, in modo che i cittadini possano controllare.
Il Parlamento oggi ha la possibilità di varare in poche settimane sia le norme per regolare la vita interna dei partiti, sia i drastici tagli e la riforma del sistema di finanziamento pubblico. E' un contributo che la politica deve dare, oltre all'indispensabile riforma della legge elettorale per consentire ai cittadini di scegliere i parlamentari, alla riduzione del numero dei deputati e dei senatori e agli altri interventi di rinnovamento istituzionale.
Il Pd prende l'impegno solenne a procedere su questa strada e a incalzare le altre forze politiche, che devono abbandonare posizioni di facciata per essere richiamate alla concretezza dei fatti e dei tempi per ottenere risultati certi prima delle vacanze estive
Il Pd non da oggi ha ingaggiato la battaglia per la ricostruzione civile e democratica dell'Italia, per uscire dal populismo e tornare in Europa. 

Oggi, 25 aprile, è il momento per rinnovare quell'impegno. Lo prendo di fronte a voi che ogni giorno alimentate le iniziative del partito. Chiedo a tutti forza e tenacia nel sostenere le ragioni della buona politica, le stesse che hanno spinto ciascuno di noi a lavorare per la democrazia e per il nostro paese.
Pier Luigi Bersani

domenica, aprile 22, 2012

Consiglio comunale congiunto Signa - Lastra a Signa


Domani, lunedì 23 aprile alle ore 21,00 a Villa Castelletti di Signa, consiglio congiunto dei Consigli comunali di Signa e Lastra a Signa, a conclusione di “Una città per due Comuni”, il processo partecipativo su vivibilità e viabilità alle Signe.  All’ordine del giorno delle assemblee, le proposte scaturite dal percorso partecipativo e contenute nel documento finale che è stato consegnato ai Sindaci di Signa e di Lastra a Signa.

I capibranco della politica

Vi consigliamo di leggere l'articolo seguente a firma di Curzio Maltese sulla situazione politica nazionale.

"I capi dei babbuini, con i quali condividiamo il 98 per cento di patrimonio genetico, rimangono tali anche quando non sono più di alcun aiuto agli altri babbuini. Robert Sapolsky, genio californiano della biologia, descrive così il comportamento di un capobranco: «Solomon era ormai anziano e riposava sugli alberi, continuando a sfruttare la sua straordinaria capacità d´intimidazione psicologica. Da circa un anno non affrontava più un combattimento. Si limitava a guardare sdegnosamente il potenziale avversario, faceva qualche giro minaccioso lì intorno. O al massimo s´arrampicava su un albero e la cosa finiva lì. Erano tutti terrorizzati da lui». L´arte recitativa dei capi babbuini più esperti arriva a ingannare il branco in altri raffinati modi, per esempio nella ricerca del cibo. Se lo trova, non lo segnala agli altri, ma finge di continuare la ricerca, per poi tornare al boccone e divorarlo da solo.
Nella sua bellissima Anti storia d´Italia il grande intellettuale triestino Fabio Cusin, di formazione azionista, individua il modello della politica italiana nella signoria quattrocentesca, con un padrone assoluto circondato da una corte servile.
Ora, se incrociamo gli studi sui primati e l´intuizione di Cusin, abbiamo una fotografia esatta della politica e anche dell´antipolitica italiana. Dal punto di vista della struttura padronale di partiti e movimenti, politica e antipolitica sono infatti la stessa cosa. Semmai nell´antipolitica, la struttura proprietaria e assolutista è ancora più accentuata.

Si discute da decenni sulla crisi dei partiti, qualcuno vuole distruggerli e per farlo di solito è «costretto» ad aggiungerne un altro alla lista. Ma la verità è che i partiti in Italia non esistono più. Tranne uno, il Pd, che ricorda gli altri partiti occidentali. Almeno non ha un leader a vita, che sarebbe una cosa normale in democrazia, ma viene considerato un segno di debolezza. Per il resto la politica è fatta da una dozzina di oligarchi che dispongono delle risorse economiche di movimenti ormai designati col loro cognome e decidono tutto, dalle liste dei parlamentari in giù, senza dover consultare alcun organismo collegiale. Berlusconi ha nominato cavaliere lo scudiero Alfano come si faceva appunto nelle corti del Quattrocento, ma continua a essere il vero padrone del Pdl ed è capace di far saltare i vertici di maggioranza se soltanto si sfiorano i privilegi del suo regno televisivo. La Lega non è riuscita a fare a meno di un Bossi menomato dalla malattia e ora, dopo gli scandali che hanno toccato la famiglia stessa del capo, è costretta a fingere che Bossi non sapesse nulla di quanto gli accadeva intorno e a un palmo di naso. Il centro è pure composto da tre signorie personali, quelle di Casini, Fini e Rutelli. A sinistra Sel non esiste senza Nichi Vendola, dominus assoluto dei neo libertari. Quanto ai libertari storici, i radicali, sono sempre stati una lista con nome e cognome, prima Marco Pannella e poi Emma Bonino, circondati da un cerchio magico dove l´obbedienza contava assai più del merito. Salvo che più di un fedelissimo è andato poi a servire padroni più solvibili.
A noi italiani, si vede, piace così. Il tratto disperante è infatti che i paladini dell´antipolitica, i cosiddetti rinnovatori, ripetono alla lettera lo schema del partito padronale berlusconiano. Antonio Di Pietro per anni ha gestito i fondi dell´Idv attraverso una società a conduzione familiare, affidata alla moglie e a un´amica di famiglia, e non ha resistito alla tentazione di piazzare il figlio Cristiano nel consiglio regionale del Molise. Beppe Grillo ha addirittura perfezionato lo schema di Berlusconi. Se il Cavaliere ha trasformato l´azienda in partito, Grillo ha fondato un partito e ci ha costruito sopra un´impresa. Non ha neppure bisogno dei finanziamenti pubblici, perché i militanti portano direttamente i soldi al capo, comprano tutto da lui, dai gadget del movimento ai comizi sotto forma di video, libro o show dal vivo. Non a tutti i grillini il sistema piace, ma i dissidenti vengono espulsi al volo dal capo, senza neppure convocare una finta riunione. Basta proibire l´uso del simbolo, che è registrato come proprietà personale ed è tutelato da stormi di avvocati.
Si può obiettare che il personalismo e il liderismo sono fenomeni mondiali, ma l´argomento è piuttosto debole. In nessun paese d´Europa i partiti si sono trasformati in riserva personale di un papa re nominato a vita, neppure in presenza di leader molto popolari e di grande levatura intellettuale, protagonisti a volte di imprese storiche. Negli Stati Uniti i partiti sono assai più leggeri nella struttura, in pratica comitati elettorale, ma sono in ogni caso loro a selezionare il leader e non viceversa.

Il risultato è che in Italia il capo ha sempre ragione, anche quando cambia idee e alleati come vestiti. Ogni contraddizione politica e personale, comportamento poco trasparente o intollerante e finanche dispotico, viene giustificato dai fedeli in nome della missione superiore di cui il signore è investito. I vizi privati e il conflitto d´interessi di Berlusconi sono parsi sempre agli elettori del centrodestra peccati veniali, rispetto al compito immane di salvare l´Italia dal comunismo dei soviet (pericolo assai attuale) e le tasche dei cittadini dalla pressione fiscale. Il familismo di Bossi era poca cosa al cospetto della Padania libera e del federalismo magico. Altrettanto vale, sull´altro fronte, per il familismo di Di Pietro. Non importa poi molto ai seguaci della destra se con i governi Berlusconi la pressione fiscale è cresciuta e il federalismo si è rivelato una bufala. Nemmeno interessa agli antiberlusconiani dell´Idv se Di Pietro ha contribuito a far vivere il governo dell´odiato tiranno un anno in più, grazie ai suoi ex fidatissimi amici e collaboratori Scilipoti e Razzi, e se a mandare a casa il Cavaliere nei fatti è stato l´uomo che il loro leader aveva dipinto per anni come un collaborazionista di regime, un pavido complice del berlusconismo, il presidente Napolitano.
I seguaci non si sentono mai traditi, anzi reagiscono con rabbia e insulti a chi soltanto osa avanzare qualche dubbio sulle qualità del capo. Da leader incompetenti e inetti, i seguaci non si aspettano che risolvano davvero i problemi, ma soltanto che appaghino un bisogno disperato di certezze e di semplificazione. In questo, va detto, sono tutti bravissimi. La capacità si semplificare i problemi è la loro unica autentica competenza.

Nessuno dei seguaci è sfiorato dall´idea che il fattore principale della spaventosa corruzione della seconda repubblica risieda proprio nella natura padronale dei nuovi partiti. Dalle grandi signorie nazionali a quelle locali, come dimostra il disastro morale del ventennale sistema di potere in Lombardia, pure riconducibile a un nome e cognome, Roberto Formigoni. Così per combattere le vecchie signorie in declino se ne creano di nuove, ancora più assolutiste. Ma se siamo arrivati a questo punto, sarà colpa dei cattivi leader o dei cattivi seguaci? A un loggionista che disturbava lo spettacolo con fischi e schiamazzi, il grande Ettore Petrolini disse: «Non ce l´ho con te, ma con quello vicino che non t´ha ancora buttato di sotto».

sabato, aprile 14, 2012

Finanziamento ai partiti... nazionali!

Che si chiami finanziamento pubblico, che si chiami rimborso elettorale, la quantita' di denaro che arriva nelle casse dei partiti e' ingiustificabile. 

Se poi la mettiamo in relazione alla difficoltà che le famiglie italiane vivono in questo momento risulta ulteriormente fuori da ogni logica  economica e politica.

Personalmente  credo sia importante che i  partiti  siano finanziati, in modo piu' sobrio, dalla finanza pubblica. Certo questo sistema gestito da questa classe politica non e' più credibile.... e neppure così  immune da ingerenze delle lobby, ma togliendo il finanziamento pubblico si corre il rischio che i partiti si trovino, molto più di ora, a dover rispondere direttamente a chi li finanzia e non a chi ti elegge e di demandare solo a chi ha risorse personali la possibilità di fare politica (credo che Berlusconi ne sia stato un esempio).

Il problema del finanziamento ai partiti sta nella quantità e nel suo uso! Negli ultimi anni, visti anche gli ultimi  eventi, ne è stato fatto spesso un abuso!!!!
Se a tutto questo aggiungiamo, e parlo per il PD, che ai circoli locali non arriva un'euro del finanziamento, anzi sono i circoli territoriali a versare gran parte del finanziamento del tesseramento alla federazioni territoriali, la situazione si fa ancora più incomprensibile!

I partiti locali sono quelli che sono presenti sul territorio e cercano, con fatica, di: formare una classe dirigente per amministrare  gli enti locali, di fare attività politica, si autofinanziano (con contributi volontari degli iscritti, una parte di contributi da parte degli amministratori, l'organizzazione delle feste) e in cambio ricevono, spesso giustamente, le "infamate" da simpatizzanti e iscritti per gli errori del partito nazionale. 

Se volete farvi un'idea di come funziona il finanziamento ai partiti, su questo sito ( ma ce ne sono tanti)  http://www.linkiesta.it/finanziamento-partiti trovate delle schede chiare su come funziona il finanziamento in Italia e nei principali paesi europei.

Al più presto conto di pubblicare su questo Blog il bilancio 2011 del PD della Lastra (per sapere quando guadagnano gli amministratori comunali basta visitare il sito del comune) mentre per farsi un'idea delle spese del PD nazionale visitate questo link  http://www.partitodemocratico.it/speciale/trasparenza/bilancio.htm.


Credo che sia giunto il momento di una vera riforma del finanziamento e non un gioco delle tre carte per gettare fumo negli occhi dei cittadini. 
I partiti, finanziati o meno, hanno da  recuperare molta credibilità!!


giovedì, aprile 05, 2012

Finita un'epoca!



Dopo l'uscita da sotto i  riflettori di Silvio Berlusconi  adesso l'abbandono di  Umberto Bossi.

Con l'abbandono di Bossi, che si è dimesso oggi, finisce  il sogno elitario della  Padania! 


Un "popolo" ed il suo Partito di  "lavoratori onesti  e tartassati" che vedevano in  "Roma Ladrona" tutti  i mali di  questo paese.



Adesso che anche i leghisti si sono scoperti come gli altri, se non peggio, non ci resta che lavorare perché  la classe politica di questo paese venga cambiata.  
Come sempre succede in queste occasione c'è anche il contrappasso:  nel giorno in cui si dimette Bossi  "il nordista" per antonomasia,  il premier Monti  (nordista dal cognome nordista)  annuncia che l' Italia  investirà per la salvaguardia di  Pompei!



E' proprio finita un epoca. 




Speriamo che se ne apra una migliore per il popolo italiano.... ma non basta sperare,  occorre lavorare perché perché ciò avvenga!!