Programma elettorale di Emanuele Caporaso

Il PD in Europa

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giovedì, maggio 24, 2012

L'erba del vicino ERA più verde

A cena con i Giovani Democratici di Lastra a Signa.
Martedi 29 Maggio al Circolo delle Cascine di Lastra a Signa via del Prato 1, dove vi delizieremo con pietanze preparate da noi giovani, sotto l'occhio attento di Marco Lolli, e rigorosamente a km 0, con prodotti locali. 


E per chi fosse interessato a seguire ci sarà un dibattito riguardante tematiche ambientali:

-Ing. Massimiliano Pancani
Provincia di Firenze U.O. Gestione Calore e Impianti Tecnologici,

-Lorenzo Tilli Responsabile ambiente GD Firenze

-Lorenzo D'Avino, Legambiente Toscana

Adulti: 15 €, bambini: 10 €.
Prenotazione obbligatoria, entro il Lunedi 28 Maggio.
Per info e prenotazioni :
Duccio Zingoni 3382433864
Federico Borgioli 3339987456
mail: gdlastraasigna@gmail.com


martedì, maggio 22, 2012

Riflessioni di un giovane democratico


Ho ricevuto una riflessione sotto forma di lettera al Segretario Bersani . E' la lettera di un giovane che non ha perso la speranza nella Politica e nel nostro paese. A questa forza e speranza il nostro partito deve dare voce e per questo la pubblico sul nostro blog.



Caro Pier Luigi Bersani, 
pur nutrendo per te stima, non sono molto d’accordo con la tua analisi politica. 
Quello che noto al di là dei risultati delle amministrative, è un PD troppo arroccato dentro casa sua, composto da una classe dirigente vecchia ed autoreferenziale incapace di ascoltare e comprendere le ragione di quelle tante persone che in questo momento stanno attraversando un difficile momento e che non sentono i partiti come strumento per poter risolvere le loro problematiche. In questo momento l’Italia sta attraversando una crisi economica e sociale molto dura, quindi parlare di elezioni politiche del 2013 può apparire prematuro e inopportuno, desidero invece soffermarmi per un momento su questo tema. Sinceramente ancora io e molti militanti non abbiamo capito se alle prossime politiche il PD si presenta con una coalizione che svolta a sinistra o che apre al centro, non ho ben capito se facciamo le primarie per eleggere il candidato premier che guiderà l’eventuale coalizione alle prossime politiche.
Io e molti altri militanti desidereremmo solo un pizzico in più di chiarezze rispetto all’orizzonte che il PD intende delineare. Quello che emerge dai risultati delle amministrative oltre ad una fortissima e preoccupante astensione di massa la quale non va sottovaluta ma anzi va intercettata con una proposta politica seria e comprensibile agli occhi di tutti gli elettori, è l’affermazione del movimento 5 stelle di Beppe Grillo. Quest’ultimo insieme al suo movimento è riuscito contrariamente a molte previsioni degli addetti ai lavori a conquistare con un ragazzo del movimento 5 stelle l’investitura a sindaco di Parma battendo al ballottaggio il candidato del PD. Il movimento 5 stelle è cresciuto molto negli ultimi mesi,e devo dire che è stato trattato con molta sufficienza e diffidenza dai dinosauri del mio partito e non solo, non so quale sarà il futuro di questo movimento; sono certo però che l’amministrazione di Parma può essere un ottimo banco di prova per il movimento 5 stelle, in quanto nel tempo potremmo notare e di conseguenza giudicare  il lavoro che porteranno avanti in questa città. Fermo restando che non condivido i toni e i modo di fare politica di Beppe Grillo, secondo me Il Movimento 5 stelle va distinto da Beppe Grillo, in quanto da quello che ho potuto notare si presenta come un movimento che intende costruire un modo diverso di fare politica, con meno soldi e molto incentrato sulle tematiche relative al rispetto dell’ambiente. Dal canto mio dobbiamo vedere positivamente la presenza di questo movimento, anzi può servire da stimolo per il PD, in quanto non dobbiamo averne paura e metterci sulla difensiva ma anzi dobbiamo confrontarci sulle idee, sulle proposte sulla visione che abbiamo di questo paese e delle relative tematiche che stanno a cuore ai cittadini. Dubito che leggerai questa mia riflessione, mi auguro solo di vedere a breve un PD più  coraggioso.

Giulio

sabato, maggio 19, 2012

La mafia teme la scuola più della giustizia


Lunedì 21 maggio ore 7.30 a Firenze presso l'Istituto Superiore Leonardo da Vinci presidio pubblico per dire no a tutte le mafie!!!








giovedì, maggio 17, 2012

Comunicazione della Giunta sulla bretella Lastra a Signa-Prato


Riporto in questo post il link della seduta pubblica del consiglio regionale di Mercoledì 04 aprile 2012  sulla  comunicazione della Giunta regionale in merito al project financing per la progettazione, realizzazione e gestione della bretella autostradale Lastra a Signa-Prato.

Al link http://www.consiglio.regione.toscana.it/mediateca/archivio.asp trovate tutti gli interventi in aula dei consiglieri di maggioranza e di minoranza e del Presidente della Giunta.

Ognuno può farsi una propria idea.
Riporto i video degli interventi di due consiglieri..... 
e  una frase del Presidente Rossi : "Alla domanda se consideriamo ancora prioritaria l'opera di collegamento cosiddetta Signa-Prato tra l'autostrada e la superstrada  la risposta è senz'altro positiva. Noi non solo la consideriamo prioritaria, ma anche necessaria"
 





giovedì, maggio 10, 2012

Chi ha paura di Grillo e dei Grillini?


Ho seguito con interesse Beppe Grillo quando, oramai diversi anni fa, iniziò le sue “battaglie” su auto ad idrogeno, Telecom, i debiti di Parmalat, un Parlamento pulito etc..., campagne veicolate tramite il suo blog diventato  presto  tra i più letti in Europa.

Credo che Grillo, al di la delle motivazioni che lo hanno spinto, abbia portato in questi anni un contributo al nostro paese.

Il Grillo “leader” del movimento politico mi piace meno perché: 
non accetta il confronto, non  si schiera, è "contro" ..... e non ha un'idea di come “governare” il paese.

Oggi, dopo i risultati delle amministrative, il movimento a 5 stelle deve essere considerato a tutti gli effetti un movimento politico. Le persone che si sono impegnate e si impegneranno nella politica locale in modo costante e disinteressato non potranno facilmente essere tacciati di essere “antipolitica”.

Il Grillo nazionale di "antipolitica", anche se mascherata da anticasta, ne incarna tanta e si alimenta da un clima di sfiducia nella classe politica e nei partiti (sfiducia ampiamente meritata).
I cittadini chiamati alle urne in queste amministrative, vista la crisi economica, la bassa credibilità della classe politica ed il crescente distacco tra politica e cittadini, hanno voluto dare un forte segnale di protesta che si è manifestato in una crescente astensione e in un voto di protesta che si è indirizzato appunto verso il movimento a 5 stelle.

Questo distacco e malessere non può essere sottovalutato dal nostro partito.

Il PD ha dimostrato di essere vivo, ma non può cantare vittoria solo perché non è stato travolto (come il PDL e la Lega) in queste consultazioni, soprattutto non può sottovalutare il segnale chiaro dato dagli elettori che confermano il  profondo malessere presente nel paese e l’insofferenza verso una politica  autoreferenziale.

Questione morale, finanziamento ai partiti, privilegi della casta sono atti preliminari indispensabili per dimostrare che si vuole cambiare rotta per poi passare ad impegni concreti per togliere il paese da queste condizione, iniziando da una seria lotta all’evasione e agli sprechi, passando per riforme incentrate sull’equità che diano speranza e nuovo slancio al paese... senza dimenticare che occorre una nuova legge elettorale per ridare voce ai cittadini elettori e per rendere, se possibile, governabile questo paese e non correre il rischio di una situazione politica simile a quella Greca.

Grillo ed il movimento 5 stelle, in attesa di vederene l’evoluzione futura e se, come la Lega, si  trasformerà in quello che oggi avversa,  devono essere uno stimolo per coloro che hanno deciso di impegnarsi all’interno di un partito per cambiare il paese e non devono trasformarlo nel  nuovo "nemico".

Il Partito Democratico con la Politica  ha tutte le potenzialità per cambiare questo paese.

Io ci credo.


Stefano Calistri


giovedì, maggio 03, 2012

Consiglio comunale congiunto 23/04/12. L'intervento di Massimo Lari


Visto che sono stato chiamato in causa personalmente riguardo al Consiglio comunale congiunto con Signa del 23 aprile u.s. e leggendo alcuni commenti sul blog mi sembra che il senso del mio intervento sia stato abbastanza travisato. Quindi di seguito ne riporto il testo integrale.

Inoltre riporto anche le raccomandazioni del Comitato di garanzia del processo partecipativo in cui ci sono vari punti in comune col mio intervento.

Massimo Lari (Capogruppo PD Lastra a Signa)


Noi ci crediamo davvero nella partecipazione.
Noi pensiamo che sia una chiave per la politica presente e futura, chi con passione prova a far politica deve sforzarsi di trovare anche formule innovative. Molto spesso il mondo politico è intossicato dall'idea perversa per cui l'interpellare qualche associazione di categoria voglia dire sentire l'intera società civile. Non è così.
Tanto più che oggi i partiti troppe volte sembrano soprattutto macchine di potere e di clientela con una scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, con poche idee, con pochi ideali, con programmi vaghi, con pochi sentimenti e poca passione civile. Troppo spesso gestiscono interessi più disparati, troppo spesso senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni emergenti e senza perseguire il bene comune.
Oggi ancor di più è importante provare ad esplorare formule innovative, bisogna sforzarsi di inventare soluzioni nuove. Una città non cambia per il vezzo di un architetto famoso che viene a fare un progetto particolarmente bello, ma con piccoli atti chiamiamoli di “gentilezza urbana” che partono dai singoli cittadini. Una città, un Comune può risvegliarsi e cambiare per l'amore e l'umore dei propri abitanti, non per un progetto calato dall'alto.
Per questo noi crediamo nella partecipazione, nella partecipazione vera però, una partecipazione fatta su argomenti specifici, gestita in maniera neutra, una partecipazione però in ogni caso rispettosa dei ruoli e delle responsabilità di chi è chiamato ad assumersele, perché eletto attraverso i processi democratici, una partecipazione non “sostitutiva” ma complementare. Una partecipazione che diventi uno strumento in più per chi ha l'onore e l'onere di amministrare la cosa pubblica, un processo partecipativo che serva per avere una visione più ampia su quelli che sono i bisogni, le aspettative, le speranze dei propri concittadini. Solo se gestita con questo spirito e con queste regole però rappresenta uno strumento in più per dar vita alle voci del maggior numero di cittadini possibile. Se così non è si rischia di far sì che diventi la cassa di risonanza dei “soliti noti” che cercano la ribalta ad ogni costo ed in ogni luogo per portare avanti le proprie ed uniche “verità” magari per ritagliarsi un po' di visibilità il più delle volte per interessi particolari e non generali.
In questo processo partecipativo sulla “vivibilità e viabilità alle Signe” è innegabile dirlo ci sono state delle criticità, si è andati spesso oltre il tema che doveva caratterizzare il processo partecipativo, portando la discussione sulla questione della bretella che è bene ricordarlo è un'opera regionale e non sugli argomenti di competenza dei comuni di Lastra a Signa e Signa che invece erano il vero oggetto del processo partecipativo.
Noi col nostro documento abbiamo cercato di evidenziare quegli spunti e quelle proposte che ci sono sembrate più condivisibili, più rilevanti e più realizzabili e che in buona parte anche per noi erano già state oggetto di discussione, di analisi, di proposta e di riflessione. E che con uno sforzo adeguato, una gestione oculata delle risorse, una seria programmazione e con un po' di fortuna magari possono essere concretamente realizzate.
Leggendo i documenti delle altre forze politiche si può notare un approccio piuttosto strumentale al processo partecipativo, hanno estrapolato da esso le criticità e su queste si sono allontanati dal tema vero del processo partecipativo e sono andati a cascare sull'argomento del momento “la bretella” oltre a riportare in alcuni passaggi dei propri documenti una visione distorta della realtà come quando ad esempio i colleghi del PDL sostengono che negli ultimi trenta anni ogni sforzo è stato destinato alla realizzazione della bretella tralasciando nel frattempo di perseguire soluzioni non alternative bensì integrative a questa opera di primaria importanza, come la realizzazione in un caso e il completamento nell'altro di una viabilità alternativa a quella del centro abitato oppure l'individuazione di una soluzione di attraversamento dell'Arno aggiuntiva a quella esistente. Ma io chiedo loro, ma il progetto per la variante di Stagno che c'è ed esiste chi lo ha fatto? Questa amministrazione lo ha fatto, non qualcun altro. Ce lo siamo detto più volte qual'è il problema vero e cioè che la variante di Stagno, che sarebbe la viabilità alternativa a quella del centro abitato di Lastra a Signa, ha un costo che l'Amministrazione Comunale di Lastra imbrigliata dai mille tagli delle Leggi Finanziarie e dai mille vincoli imposti dal Patto di Stabilità non può sostenere neanche se per 10 anni non spendesse neanche un Euro per fare qualsiasi altra cosa e che anche se per qualche fortunato evento fosse possibile reperire i fondi necessari per la sua realizzazione i mille vincoli imposti per il rischio idrogeologico rendono l'opera estremamente complessa da realizzare. Perché allora dire che non si è fatto niente, perché? Se non per utilizzare il tutto in maniera strumentale. E quando poi il PDL parla di “soluzione aggiuntiva di attraversamento dell'Arno a quella esistente” volevo ricordare loro che ad oggi l'unico progetto per la realizzazione di un attraversamento dell'Arno è quello della Bretella e che visto il punto in cui è arrivato resta comunque quello che avrebbe i tempi di realizzazione più brevi di qualsiasi altra soluzione possibile e immaginabile.
Il PDL col suo Ordine del Giorno ci fa sapere “che la realizzazione della Bretella autostradale, oltre a non essere più necessaria dal punto di vista del fabbisogno infrastrutturale. non sarebbe stata in grado di rispondere alle esigenze di alleggerimento del traffico”.
Apprendiamo che hanno cambiato idea rispetto alle cose affermate a più riprese negli Ordini del Giorno votati “congiuntamente” alla maggioranza sia in Consiglio Comunale che in Consiglio Regionale, dove invece veniva chiaramente ribadita la “necessità di realizzare la Bretella Lastra a Signa – Prato”. Tutto ciò nel corso del 2011, non un secolo fa.
Tutto questo quando la Regione Toscana attraverso le parole del suo presidente ha ribadito alcuni giorni fa la strategicità e l'importanza della realizzazione della Bretella Lastra a Signa-Prato oltre a ribadire la volontà della regione ad andare avanti nella realizzazione di questo progetto.

Allo stesso tempo i colleghi di Rifondazione Comunista (finalmente direi dopo mesi e mesi di silenzio e di astensioni su qualsiasi atto amministrativo) hanno battuto un colpo e si sono espressi su qualcosa. Col loro documento ci fanno sapere che per loro la soluzione Bretella è innanzitutto un problema di tempi e questo mi fa chiedere loro, ma qualsiasi altra soluzione, vorrebbe dire reiniziare tutto da capo e come si fa a dire che il problema principale della Bretella sono i tempi, quando invece questa è l'unica opera per cui esiste un progetto esecutivo e se le cose si sbloccassero potrebbe essere immediatamente cantierabile.

Poi ci dicono che il progetto della variante alla Via Livornese è stato condizionato nella sua realizzazione dal progetto della Bretella.
Sapete benissimo cosa ha condizionato il progetto della variante di Stagno: I COSTI DI REALIZZAZIONE e i tagli che gli Enti locali hanno subito in questi anni indistintamente da parte dei governi di centro destra e di centro sinistra.

Poi convengono sulla necessità di un nuovo attraversamento dell'Arno e che loro preferirebbero la realizzazione del tunnel, dicendo poi che ritengono necessaria la redazione di uno studio di fattibilità comparativo, comprensivo del rapporto costi/benefici di ciascuna delle varie soluzioni sul tavolo. Però omettono di dirci chi dovrebbe fare tale studio e soprattutto come e dove reperirebbero i fondi necessari per fare tale studio.

E poi ci dicono che vorrebbero avviare contestualmente una forte azione politica nei confronti della Regione Toscana e della Provincia di Firenze da parte delle due Amministrazioni coinvolgendo in questa azione anche le Amministrazioni di Campi Bisenzio e Scandicci (lasciando invece fuori Prato), il tutto allo scopo di reperire le risorse necessarie, partendo dal recupero dei 28,9 milioni di euro già erogati a SIT per la realizzazione della Bretella. Ecco vorrei che mi si chiarisse il concetto di “forte azione politica” e mi si dicesse in parole povere cosa vorrebbero fare.

Invece di sfruttare l'occasione di questo processo partecipativo per affrontare seriamente le questioni e tutti insieme provare a vedere cosa fosse possibile fare per migliorare la viabilità e la vivibilità del nostro territorio, le opposizioni hanno preferito cavalcare l'onda del malcontento e affrontare le problematiche in maniera populista anziché in maniera costruttiva.

In ogni caso, prima di concludere, tengo a precisare tre concetti che devono restare fermi e cioé:

1.       Noi crediamo nei processi partecipativi e continueremo a crederci, però nei processi veri, non in quelli strumentalizzati per interessi particolari o per avere solo visibilità da parte di qualcuno;
2.      Noi non andremo a dire alla Regione che non vogliamo la Bretella, anzi noi continueremo ad incalzare la regione affinché ci dica cosa vuole fare di questo progetto e in che tempi vuole farlo, ribadendo l'importanza di tale opera per il nostro territorio;
3.      E in ultimo sia ben chiara una cosa, che quando si parla di un nuovo attraversamento dell'Arno, si parli della Bretella, di un ponte, di un tunnel o di qualcos'altro, tale attraversamento non può essere localizzato che prima dell'abitato di Lastra a Signa dalla parte di Firenze, perché qualsiasi altra localizzazione farebbe sì che l'abitato di Lastra a Signa non vedrebbe risolti i problemi di viabilità, ma li vedrebbe moltiplicati, perché anziché togliere le macchine da dentro il paese ce le porteremmo.






«Una città per due Comuni. Vivibilità e viabilità alle Signe».
Osservazioni conclusive del Comitato di garanzia per il processo partecipativo.

Premessa
Il processo partecipativo «Una città per due Comuni. Vivibilità e viabilità alle Signe» è stata un’esperienza, a giudizio di questo comitato, nell’insieme positiva: ....problematica e complessa, come qualunque meccanismo del genere, ma di certo utile per porre in evidenza lo stato della discussione pubblica su alcuni dei temi centrali dell’agenda politico amministrativa sia di Signa che di Lastra a Signa: temi che investono, per l’appunto, il comune destino urbano e metropolitano di queste due Amministrazioni e soprattutto dei loro cittadini. C’è stata qualche polemica, in vero, circa il “valore aggiunto” di questo processo e in merito alle sue modalità: una dialettica con qualche eco sulla stampa locale.
Se stiamo comunque a ciò che è avvenuto, dobbiamo constatare che:
a) si è trattato di un processo partecipativo “effettivo”. Nel senso che ogni cittadino che lo abbia voluto, ha potuto esprimere compiutamente le proprie posizioni, le proprie valutazioni e le proprie ipotesi di analisi e di progetto. Si può disquisire all’infinito ma ciò che fa di un processo partecipativo qualcosa di autentico e di efficace è il grado in cui ciascun attore può giocare il ruolo che si è assegnato. In altre parole, parliamo di un buon processo partecipativo, se coloro che ne hanno condiviso l’attivazione, magari non ne condividono le conclusioni, ma non possono negare di avere avuto voce “in capitolo”. E nessuno può onestamente affermare il contrario. Dunque, “partecipazione”. Non manipolazione;
b) si è trattato di un processo partecipativo “efficace”: non perché abbia consolidato o precluso soluzioni specifiche ai problemi affrontati ma proprio per il contrario: perché ha ulteriormente aperto l’agenda dei temi in discussione, cercando di affrontarne le correlazioni funzionali e strategiche ma, ad un tempo, ha tentato di focalizzarsi su concrete e specifiche ipotesi di lavoro;
c) la discussione, al netto di certe inevitabili asperità, è stata comunque capace di confrontarsi col merito dei problemi, registrando una costante interazione tra cittadini che intendevano difendere o propugnare tesi precostituite o fondate su sentite convinzioni o riflessioni o valutazioni, e cittadini che li “sfidavano” a dimostrarne e approfondirne ragioni e alternative. Nel suo insieme è stata una discussione di qualità abbastanza “deliberativa”: nel senso che, a differenza di quanto avviene sovente, com’è inevitabile, in qualunque assemblea elettiva, qui non si doveva giungere a un qualche risultato maggioritario né sancire, tanto meno, la superiorità o l’inadeguatezza di una qualche compagine di governo. Bensì definire mediante un dialogo organizzato e informato, criteri attendibili di “interesse” generale da suggerire alle Amministrazioni competenti: proprio al di fuori e a prescindere da visioni “partigiane”. Si poteva fare meglio? Si, come sempre: qualche fretta in meno, con un uso del tempo ben scandito ma meno concitato nelle sue scadenze; spazi magari più adeguati a una pluralità di momenti collettivi di riflessione; qualche cura in più (anche “tecnologica”) in sede di rendicontazione della discussione, ...avrebbero di certo aiutato (e avrebbero ad esempio evitato un’ultima riunione, “divenuta assembleare”, che ha assunto tonalità non certo congruenti a un’esperienza di democrazia deliberativa ma che non possono - di per sé – essere assunte a parametro complessivo di giudizio sull’intera vicenda partecipativa in parola);
d) la “quantità” dei partecipanti non è stata esaltante. Sia chiaro: la partecipazione è comunque esperienza di minoranze attive: che non a caso non sono il surrogato né la sovrapposizione della rappresentanza democratica, bensì la fonte e lo stimolo affinché quest’ultima valuti ipotesi e alternative alle sue maggioritarie preferenze, e lo faccia sulla base di argomenti di merito e non di pregiudizi politici. Così come è altrettanto chiaro che i “piccoli numeri” della partecipazione civica sono tali solo in apparenza. Chi partecipa non lo fa mai “da solo”: nel senso che ognuno di noi è un nodo di una pluralità di reti interpersonali che a loro volta producono sempre un effetto alone attorno alla discussione pubblica che avviene in un processo partecipativo. Tuttavia, nel caso di specie, non c’è dubbio che non tutto ha funzionato secondo le premesse: costituite, non va dimenticato, da quei 650 sottoscrittori della richiesta di processo partecipativo che molto meritoriamente i due Comuni hanno accolto e fatto propria. Nessuno poteva ragionevolmente pensare che quei 650 cittadini si sarebbero impegnati in prima persona nel percorso, e dall’inizio alla fine. Ma è certo che il combinato disposto di due fattori (uno di merito e uno di metodo) ha prodotto un risultato di molto al di sotto delle potenzialità. Il primo, è stato il fatto che una parte presumibilmente cospicua di quei firmatari immaginava che la “bretella” sarebbe stata al centro del processo partecipativo o che anzi sarebbe stata proprio essa il suo cuore dibattimentale. Il secondo fattore, al meno col seno del poi, è stato – sic et simpliciter – un deficit di informazione della cittadinanza sull’evento partecipativo. Sia chiaro, questo comitato non formula alcun rilievo circa l’impegno e la dedizione alla migliore riuscita del processo partecipativo da parte di chi lo ha coordinato: constata semplicemente che, a fronte di una sfida tanto innovativa quale quella di volere coinvolgere la cittadinanza di due Comuni così interrelati e ad un tempo così separati nelle loro storie politico-amministrative, sarebbero forse state auspicabili soluzioni comunicative, certo parsimoniose ma all’altezza dell’innovatività di detta sfida.

Il “messaggio” del processo partecipativo
Non si può che prendere atto delle risultanze del processo partecipativo così come riassunte nel documento ufficiale delle consulenti, Prof.ssa Susan George e Ing. Claudia
Casini. Ciò che riteniamo utile evidenziare sono gli elementi su cui i risultati del processo partecipativo e l’agenda istituzionale dei due Comuni possono interagire proficuamente. Lo facciamo appuntando la nostra questione sulle esigenze di “metodo” che si possono desumere da dette risultanze, visto che le questioni di merito fuoriescono dalle nostre competenze.
1. Una prima esigenza che il processo partecipativo pone sin dal suo moto ispiratore (“...una città per due Comuni”) è l’appello a costruire davvero una visione d’insieme della “comunità signese”: superando sindromi antiche e recenti di microcampanilismo politico-amministrativo. Lo stesso processo partecipativo ha talvolta sofferto di un’attenzione “diseguale” presso un’Amministrazione rispetto a quella registrata presso l’altra, secondo un moto pendolare che non sempre è riuscito a coinvolgere un’attenzione stabile e condivisa circa il suo svolgersi da parte dell’insieme degli amministratori locali dei due Comuni. Invece, il valore aggiunto dell’esperienza potrebbe essere proprio quello di un comune investimento politico in funzione di una riflessione strategica per l’appunto comune.
2. A parte i cittadini che da tempo si cimentano con le questioni della viabilità tra i due Comuni e tra Signa e Lastra a Signa e il resto dell’area metropolitana, abbiamo  constatato il perdurare e il circolare di informazioni parziali se non talvolta erronee circa la progettualità pregressa, quella presente e quella ragionevolmente futuribile. Una seconda esigenza desumibile dal processo partecipativo è dunque una nuova e più efficace chiarificazione complessiva circa lo stato dell’arte nei suoi presupposti cognitivi - rivisti e considerati negli scenari empirici attuali e in quelli ragionevolmente prospettabili, e a fronte delle fonti e delle dinamiche - oggi note - del traffico veicolare locale e translocale - così da consentire a cittadinanza e amministratori di poter interagire entro un comune quadro conoscitivo d’insieme, rimuovendo qualunque assunto ritenuto pregiudizialmente pacifico, e assumendo il tempo e il mutare dei conseguenti scenari di riferimento come una variabile imprescindibile.
3. Una terza esigenza è che tutte le possibili alternative - sia quelle di maggiore rilevanza infrastrutturale e correlate a diverse possibilità di attraversamento del fiume, sia quelle che più fanno leva sulla maglia urbana presente o potenzialmente attivabile nel tessuto insediativo esistente - siano finalmente sottoposte a uno scrutinio chiaro ed esplicito. Un esame puntuale che commisuri i rispettivi costi e i rispettivi benefici, comparati per il medio e lungo termine: assumendo come “unità d’analisi” l’insieme della domanda locale di mobilità e gli indicatori attendibili di impatto ambientale e sanitario oltre che misure correlate di qualità ed efficienza residenziale e lavorativa, secondo proiezioni temporali di medio e lungo termine. Ovviamente, sarebbe auspicabile che tale valutazione comparativa assumesse al proprio interno una ponderazione pubblica - altrettanto comparativa - dei costi delle opzioni in discussione; delle modalità di copertura dei relativi investimenti; dei presupposti urbanistici correlati; e delle plausibili scansioni procedurali e realizzative; oltre che delle modalità “gestionali” che la mobilità dovrebbe assumere “durante” la messa in opera delle diverse ipotesi di progetto.

4. Una quarta esigenza è evitare che l’esperienza compiuta venga assunta sia dai cittadini che dalle Amministrazioni competenti come un percorso “magari interessante” ma episodico o addirittura parentetico. Insomma una vicenda estemporanea, occasionale, slegata dal normale fluire dell’azione amministrativa. Non è compito di questo comitato prodursi in suggerimenti che saprebbero di “conflitto di interessi” ma sarebbe un peccato se le energie impiegate e il denaro pubblico investito in questo processo partecipativo non dessero anche un frutto proceduralmente solido e durevole: cioè una forma adeguata di monitoraggio civico e attivo in merito alle eventuali realizzazioni progettuali in discussione, sempre a titolo di cooperazione civile ai difficili compiti cui sono chiamate, in materia, le amministrazioni competenti nel loro “insieme”.

Una richiesta per concludere
E’ auspicabile che queste osservazioni del comitato di garanzia siano inserite sul sito delle Amministrazioni comunali concernenti il processo partecipativo “Una città per due Comuni” e consegnate ai due Sindaci unitamente al testo conclusivo delle proposte del processo partecipativo e che vengano comunque allegate al medesimo nelle diverse forme e
destinazioni che assumerà la sua pubblicità.

Il comitato di Garanzia
Massimo Morisi
Patrizia Fallani
Giovanna Grassi
Paola Cecconi
Guelfo Beconi
13 marzo 2012