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giovedì, maggio 03, 2012

Consiglio comunale congiunto 23/04/12. L'intervento di Massimo Lari


Visto che sono stato chiamato in causa personalmente riguardo al Consiglio comunale congiunto con Signa del 23 aprile u.s. e leggendo alcuni commenti sul blog mi sembra che il senso del mio intervento sia stato abbastanza travisato. Quindi di seguito ne riporto il testo integrale.

Inoltre riporto anche le raccomandazioni del Comitato di garanzia del processo partecipativo in cui ci sono vari punti in comune col mio intervento.

Massimo Lari (Capogruppo PD Lastra a Signa)


Noi ci crediamo davvero nella partecipazione.
Noi pensiamo che sia una chiave per la politica presente e futura, chi con passione prova a far politica deve sforzarsi di trovare anche formule innovative. Molto spesso il mondo politico è intossicato dall'idea perversa per cui l'interpellare qualche associazione di categoria voglia dire sentire l'intera società civile. Non è così.
Tanto più che oggi i partiti troppe volte sembrano soprattutto macchine di potere e di clientela con una scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, con poche idee, con pochi ideali, con programmi vaghi, con pochi sentimenti e poca passione civile. Troppo spesso gestiscono interessi più disparati, troppo spesso senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni emergenti e senza perseguire il bene comune.
Oggi ancor di più è importante provare ad esplorare formule innovative, bisogna sforzarsi di inventare soluzioni nuove. Una città non cambia per il vezzo di un architetto famoso che viene a fare un progetto particolarmente bello, ma con piccoli atti chiamiamoli di “gentilezza urbana” che partono dai singoli cittadini. Una città, un Comune può risvegliarsi e cambiare per l'amore e l'umore dei propri abitanti, non per un progetto calato dall'alto.
Per questo noi crediamo nella partecipazione, nella partecipazione vera però, una partecipazione fatta su argomenti specifici, gestita in maniera neutra, una partecipazione però in ogni caso rispettosa dei ruoli e delle responsabilità di chi è chiamato ad assumersele, perché eletto attraverso i processi democratici, una partecipazione non “sostitutiva” ma complementare. Una partecipazione che diventi uno strumento in più per chi ha l'onore e l'onere di amministrare la cosa pubblica, un processo partecipativo che serva per avere una visione più ampia su quelli che sono i bisogni, le aspettative, le speranze dei propri concittadini. Solo se gestita con questo spirito e con queste regole però rappresenta uno strumento in più per dar vita alle voci del maggior numero di cittadini possibile. Se così non è si rischia di far sì che diventi la cassa di risonanza dei “soliti noti” che cercano la ribalta ad ogni costo ed in ogni luogo per portare avanti le proprie ed uniche “verità” magari per ritagliarsi un po' di visibilità il più delle volte per interessi particolari e non generali.
In questo processo partecipativo sulla “vivibilità e viabilità alle Signe” è innegabile dirlo ci sono state delle criticità, si è andati spesso oltre il tema che doveva caratterizzare il processo partecipativo, portando la discussione sulla questione della bretella che è bene ricordarlo è un'opera regionale e non sugli argomenti di competenza dei comuni di Lastra a Signa e Signa che invece erano il vero oggetto del processo partecipativo.
Noi col nostro documento abbiamo cercato di evidenziare quegli spunti e quelle proposte che ci sono sembrate più condivisibili, più rilevanti e più realizzabili e che in buona parte anche per noi erano già state oggetto di discussione, di analisi, di proposta e di riflessione. E che con uno sforzo adeguato, una gestione oculata delle risorse, una seria programmazione e con un po' di fortuna magari possono essere concretamente realizzate.
Leggendo i documenti delle altre forze politiche si può notare un approccio piuttosto strumentale al processo partecipativo, hanno estrapolato da esso le criticità e su queste si sono allontanati dal tema vero del processo partecipativo e sono andati a cascare sull'argomento del momento “la bretella” oltre a riportare in alcuni passaggi dei propri documenti una visione distorta della realtà come quando ad esempio i colleghi del PDL sostengono che negli ultimi trenta anni ogni sforzo è stato destinato alla realizzazione della bretella tralasciando nel frattempo di perseguire soluzioni non alternative bensì integrative a questa opera di primaria importanza, come la realizzazione in un caso e il completamento nell'altro di una viabilità alternativa a quella del centro abitato oppure l'individuazione di una soluzione di attraversamento dell'Arno aggiuntiva a quella esistente. Ma io chiedo loro, ma il progetto per la variante di Stagno che c'è ed esiste chi lo ha fatto? Questa amministrazione lo ha fatto, non qualcun altro. Ce lo siamo detto più volte qual'è il problema vero e cioè che la variante di Stagno, che sarebbe la viabilità alternativa a quella del centro abitato di Lastra a Signa, ha un costo che l'Amministrazione Comunale di Lastra imbrigliata dai mille tagli delle Leggi Finanziarie e dai mille vincoli imposti dal Patto di Stabilità non può sostenere neanche se per 10 anni non spendesse neanche un Euro per fare qualsiasi altra cosa e che anche se per qualche fortunato evento fosse possibile reperire i fondi necessari per la sua realizzazione i mille vincoli imposti per il rischio idrogeologico rendono l'opera estremamente complessa da realizzare. Perché allora dire che non si è fatto niente, perché? Se non per utilizzare il tutto in maniera strumentale. E quando poi il PDL parla di “soluzione aggiuntiva di attraversamento dell'Arno a quella esistente” volevo ricordare loro che ad oggi l'unico progetto per la realizzazione di un attraversamento dell'Arno è quello della Bretella e che visto il punto in cui è arrivato resta comunque quello che avrebbe i tempi di realizzazione più brevi di qualsiasi altra soluzione possibile e immaginabile.
Il PDL col suo Ordine del Giorno ci fa sapere “che la realizzazione della Bretella autostradale, oltre a non essere più necessaria dal punto di vista del fabbisogno infrastrutturale. non sarebbe stata in grado di rispondere alle esigenze di alleggerimento del traffico”.
Apprendiamo che hanno cambiato idea rispetto alle cose affermate a più riprese negli Ordini del Giorno votati “congiuntamente” alla maggioranza sia in Consiglio Comunale che in Consiglio Regionale, dove invece veniva chiaramente ribadita la “necessità di realizzare la Bretella Lastra a Signa – Prato”. Tutto ciò nel corso del 2011, non un secolo fa.
Tutto questo quando la Regione Toscana attraverso le parole del suo presidente ha ribadito alcuni giorni fa la strategicità e l'importanza della realizzazione della Bretella Lastra a Signa-Prato oltre a ribadire la volontà della regione ad andare avanti nella realizzazione di questo progetto.

Allo stesso tempo i colleghi di Rifondazione Comunista (finalmente direi dopo mesi e mesi di silenzio e di astensioni su qualsiasi atto amministrativo) hanno battuto un colpo e si sono espressi su qualcosa. Col loro documento ci fanno sapere che per loro la soluzione Bretella è innanzitutto un problema di tempi e questo mi fa chiedere loro, ma qualsiasi altra soluzione, vorrebbe dire reiniziare tutto da capo e come si fa a dire che il problema principale della Bretella sono i tempi, quando invece questa è l'unica opera per cui esiste un progetto esecutivo e se le cose si sbloccassero potrebbe essere immediatamente cantierabile.

Poi ci dicono che il progetto della variante alla Via Livornese è stato condizionato nella sua realizzazione dal progetto della Bretella.
Sapete benissimo cosa ha condizionato il progetto della variante di Stagno: I COSTI DI REALIZZAZIONE e i tagli che gli Enti locali hanno subito in questi anni indistintamente da parte dei governi di centro destra e di centro sinistra.

Poi convengono sulla necessità di un nuovo attraversamento dell'Arno e che loro preferirebbero la realizzazione del tunnel, dicendo poi che ritengono necessaria la redazione di uno studio di fattibilità comparativo, comprensivo del rapporto costi/benefici di ciascuna delle varie soluzioni sul tavolo. Però omettono di dirci chi dovrebbe fare tale studio e soprattutto come e dove reperirebbero i fondi necessari per fare tale studio.

E poi ci dicono che vorrebbero avviare contestualmente una forte azione politica nei confronti della Regione Toscana e della Provincia di Firenze da parte delle due Amministrazioni coinvolgendo in questa azione anche le Amministrazioni di Campi Bisenzio e Scandicci (lasciando invece fuori Prato), il tutto allo scopo di reperire le risorse necessarie, partendo dal recupero dei 28,9 milioni di euro già erogati a SIT per la realizzazione della Bretella. Ecco vorrei che mi si chiarisse il concetto di “forte azione politica” e mi si dicesse in parole povere cosa vorrebbero fare.

Invece di sfruttare l'occasione di questo processo partecipativo per affrontare seriamente le questioni e tutti insieme provare a vedere cosa fosse possibile fare per migliorare la viabilità e la vivibilità del nostro territorio, le opposizioni hanno preferito cavalcare l'onda del malcontento e affrontare le problematiche in maniera populista anziché in maniera costruttiva.

In ogni caso, prima di concludere, tengo a precisare tre concetti che devono restare fermi e cioé:

1.       Noi crediamo nei processi partecipativi e continueremo a crederci, però nei processi veri, non in quelli strumentalizzati per interessi particolari o per avere solo visibilità da parte di qualcuno;
2.      Noi non andremo a dire alla Regione che non vogliamo la Bretella, anzi noi continueremo ad incalzare la regione affinché ci dica cosa vuole fare di questo progetto e in che tempi vuole farlo, ribadendo l'importanza di tale opera per il nostro territorio;
3.      E in ultimo sia ben chiara una cosa, che quando si parla di un nuovo attraversamento dell'Arno, si parli della Bretella, di un ponte, di un tunnel o di qualcos'altro, tale attraversamento non può essere localizzato che prima dell'abitato di Lastra a Signa dalla parte di Firenze, perché qualsiasi altra localizzazione farebbe sì che l'abitato di Lastra a Signa non vedrebbe risolti i problemi di viabilità, ma li vedrebbe moltiplicati, perché anziché togliere le macchine da dentro il paese ce le porteremmo.






«Una città per due Comuni. Vivibilità e viabilità alle Signe».
Osservazioni conclusive del Comitato di garanzia per il processo partecipativo.

Premessa
Il processo partecipativo «Una città per due Comuni. Vivibilità e viabilità alle Signe» è stata un’esperienza, a giudizio di questo comitato, nell’insieme positiva: ....problematica e complessa, come qualunque meccanismo del genere, ma di certo utile per porre in evidenza lo stato della discussione pubblica su alcuni dei temi centrali dell’agenda politico amministrativa sia di Signa che di Lastra a Signa: temi che investono, per l’appunto, il comune destino urbano e metropolitano di queste due Amministrazioni e soprattutto dei loro cittadini. C’è stata qualche polemica, in vero, circa il “valore aggiunto” di questo processo e in merito alle sue modalità: una dialettica con qualche eco sulla stampa locale.
Se stiamo comunque a ciò che è avvenuto, dobbiamo constatare che:
a) si è trattato di un processo partecipativo “effettivo”. Nel senso che ogni cittadino che lo abbia voluto, ha potuto esprimere compiutamente le proprie posizioni, le proprie valutazioni e le proprie ipotesi di analisi e di progetto. Si può disquisire all’infinito ma ciò che fa di un processo partecipativo qualcosa di autentico e di efficace è il grado in cui ciascun attore può giocare il ruolo che si è assegnato. In altre parole, parliamo di un buon processo partecipativo, se coloro che ne hanno condiviso l’attivazione, magari non ne condividono le conclusioni, ma non possono negare di avere avuto voce “in capitolo”. E nessuno può onestamente affermare il contrario. Dunque, “partecipazione”. Non manipolazione;
b) si è trattato di un processo partecipativo “efficace”: non perché abbia consolidato o precluso soluzioni specifiche ai problemi affrontati ma proprio per il contrario: perché ha ulteriormente aperto l’agenda dei temi in discussione, cercando di affrontarne le correlazioni funzionali e strategiche ma, ad un tempo, ha tentato di focalizzarsi su concrete e specifiche ipotesi di lavoro;
c) la discussione, al netto di certe inevitabili asperità, è stata comunque capace di confrontarsi col merito dei problemi, registrando una costante interazione tra cittadini che intendevano difendere o propugnare tesi precostituite o fondate su sentite convinzioni o riflessioni o valutazioni, e cittadini che li “sfidavano” a dimostrarne e approfondirne ragioni e alternative. Nel suo insieme è stata una discussione di qualità abbastanza “deliberativa”: nel senso che, a differenza di quanto avviene sovente, com’è inevitabile, in qualunque assemblea elettiva, qui non si doveva giungere a un qualche risultato maggioritario né sancire, tanto meno, la superiorità o l’inadeguatezza di una qualche compagine di governo. Bensì definire mediante un dialogo organizzato e informato, criteri attendibili di “interesse” generale da suggerire alle Amministrazioni competenti: proprio al di fuori e a prescindere da visioni “partigiane”. Si poteva fare meglio? Si, come sempre: qualche fretta in meno, con un uso del tempo ben scandito ma meno concitato nelle sue scadenze; spazi magari più adeguati a una pluralità di momenti collettivi di riflessione; qualche cura in più (anche “tecnologica”) in sede di rendicontazione della discussione, ...avrebbero di certo aiutato (e avrebbero ad esempio evitato un’ultima riunione, “divenuta assembleare”, che ha assunto tonalità non certo congruenti a un’esperienza di democrazia deliberativa ma che non possono - di per sé – essere assunte a parametro complessivo di giudizio sull’intera vicenda partecipativa in parola);
d) la “quantità” dei partecipanti non è stata esaltante. Sia chiaro: la partecipazione è comunque esperienza di minoranze attive: che non a caso non sono il surrogato né la sovrapposizione della rappresentanza democratica, bensì la fonte e lo stimolo affinché quest’ultima valuti ipotesi e alternative alle sue maggioritarie preferenze, e lo faccia sulla base di argomenti di merito e non di pregiudizi politici. Così come è altrettanto chiaro che i “piccoli numeri” della partecipazione civica sono tali solo in apparenza. Chi partecipa non lo fa mai “da solo”: nel senso che ognuno di noi è un nodo di una pluralità di reti interpersonali che a loro volta producono sempre un effetto alone attorno alla discussione pubblica che avviene in un processo partecipativo. Tuttavia, nel caso di specie, non c’è dubbio che non tutto ha funzionato secondo le premesse: costituite, non va dimenticato, da quei 650 sottoscrittori della richiesta di processo partecipativo che molto meritoriamente i due Comuni hanno accolto e fatto propria. Nessuno poteva ragionevolmente pensare che quei 650 cittadini si sarebbero impegnati in prima persona nel percorso, e dall’inizio alla fine. Ma è certo che il combinato disposto di due fattori (uno di merito e uno di metodo) ha prodotto un risultato di molto al di sotto delle potenzialità. Il primo, è stato il fatto che una parte presumibilmente cospicua di quei firmatari immaginava che la “bretella” sarebbe stata al centro del processo partecipativo o che anzi sarebbe stata proprio essa il suo cuore dibattimentale. Il secondo fattore, al meno col seno del poi, è stato – sic et simpliciter – un deficit di informazione della cittadinanza sull’evento partecipativo. Sia chiaro, questo comitato non formula alcun rilievo circa l’impegno e la dedizione alla migliore riuscita del processo partecipativo da parte di chi lo ha coordinato: constata semplicemente che, a fronte di una sfida tanto innovativa quale quella di volere coinvolgere la cittadinanza di due Comuni così interrelati e ad un tempo così separati nelle loro storie politico-amministrative, sarebbero forse state auspicabili soluzioni comunicative, certo parsimoniose ma all’altezza dell’innovatività di detta sfida.

Il “messaggio” del processo partecipativo
Non si può che prendere atto delle risultanze del processo partecipativo così come riassunte nel documento ufficiale delle consulenti, Prof.ssa Susan George e Ing. Claudia
Casini. Ciò che riteniamo utile evidenziare sono gli elementi su cui i risultati del processo partecipativo e l’agenda istituzionale dei due Comuni possono interagire proficuamente. Lo facciamo appuntando la nostra questione sulle esigenze di “metodo” che si possono desumere da dette risultanze, visto che le questioni di merito fuoriescono dalle nostre competenze.
1. Una prima esigenza che il processo partecipativo pone sin dal suo moto ispiratore (“...una città per due Comuni”) è l’appello a costruire davvero una visione d’insieme della “comunità signese”: superando sindromi antiche e recenti di microcampanilismo politico-amministrativo. Lo stesso processo partecipativo ha talvolta sofferto di un’attenzione “diseguale” presso un’Amministrazione rispetto a quella registrata presso l’altra, secondo un moto pendolare che non sempre è riuscito a coinvolgere un’attenzione stabile e condivisa circa il suo svolgersi da parte dell’insieme degli amministratori locali dei due Comuni. Invece, il valore aggiunto dell’esperienza potrebbe essere proprio quello di un comune investimento politico in funzione di una riflessione strategica per l’appunto comune.
2. A parte i cittadini che da tempo si cimentano con le questioni della viabilità tra i due Comuni e tra Signa e Lastra a Signa e il resto dell’area metropolitana, abbiamo  constatato il perdurare e il circolare di informazioni parziali se non talvolta erronee circa la progettualità pregressa, quella presente e quella ragionevolmente futuribile. Una seconda esigenza desumibile dal processo partecipativo è dunque una nuova e più efficace chiarificazione complessiva circa lo stato dell’arte nei suoi presupposti cognitivi - rivisti e considerati negli scenari empirici attuali e in quelli ragionevolmente prospettabili, e a fronte delle fonti e delle dinamiche - oggi note - del traffico veicolare locale e translocale - così da consentire a cittadinanza e amministratori di poter interagire entro un comune quadro conoscitivo d’insieme, rimuovendo qualunque assunto ritenuto pregiudizialmente pacifico, e assumendo il tempo e il mutare dei conseguenti scenari di riferimento come una variabile imprescindibile.
3. Una terza esigenza è che tutte le possibili alternative - sia quelle di maggiore rilevanza infrastrutturale e correlate a diverse possibilità di attraversamento del fiume, sia quelle che più fanno leva sulla maglia urbana presente o potenzialmente attivabile nel tessuto insediativo esistente - siano finalmente sottoposte a uno scrutinio chiaro ed esplicito. Un esame puntuale che commisuri i rispettivi costi e i rispettivi benefici, comparati per il medio e lungo termine: assumendo come “unità d’analisi” l’insieme della domanda locale di mobilità e gli indicatori attendibili di impatto ambientale e sanitario oltre che misure correlate di qualità ed efficienza residenziale e lavorativa, secondo proiezioni temporali di medio e lungo termine. Ovviamente, sarebbe auspicabile che tale valutazione comparativa assumesse al proprio interno una ponderazione pubblica - altrettanto comparativa - dei costi delle opzioni in discussione; delle modalità di copertura dei relativi investimenti; dei presupposti urbanistici correlati; e delle plausibili scansioni procedurali e realizzative; oltre che delle modalità “gestionali” che la mobilità dovrebbe assumere “durante” la messa in opera delle diverse ipotesi di progetto.

4. Una quarta esigenza è evitare che l’esperienza compiuta venga assunta sia dai cittadini che dalle Amministrazioni competenti come un percorso “magari interessante” ma episodico o addirittura parentetico. Insomma una vicenda estemporanea, occasionale, slegata dal normale fluire dell’azione amministrativa. Non è compito di questo comitato prodursi in suggerimenti che saprebbero di “conflitto di interessi” ma sarebbe un peccato se le energie impiegate e il denaro pubblico investito in questo processo partecipativo non dessero anche un frutto proceduralmente solido e durevole: cioè una forma adeguata di monitoraggio civico e attivo in merito alle eventuali realizzazioni progettuali in discussione, sempre a titolo di cooperazione civile ai difficili compiti cui sono chiamate, in materia, le amministrazioni competenti nel loro “insieme”.

Una richiesta per concludere
E’ auspicabile che queste osservazioni del comitato di garanzia siano inserite sul sito delle Amministrazioni comunali concernenti il processo partecipativo “Una città per due Comuni” e consegnate ai due Sindaci unitamente al testo conclusivo delle proposte del processo partecipativo e che vengano comunque allegate al medesimo nelle diverse forme e
destinazioni che assumerà la sua pubblicità.

Il comitato di Garanzia
Massimo Morisi
Patrizia Fallani
Giovanna Grassi
Paola Cecconi
Guelfo Beconi
13 marzo 2012

6 commenti:

  1. Mi pare che le conclusioni del capogruppo Lari che parla di strumentalizzazioni, siano molto discordanti da ciò che ha espresso il comitato di garanzia. Chi ha ragione il Vs. capogruppo (era presente ai vari incontri?) oppure il gruppo di garanzia che abbiamo visto essere sempre presente? Ci dica per cortesia chi dovrebbe aver strumentalizzato e chi sono coloro che sono stati strumentalizzati.
    Qualche fondonia gratuita di meno e sopratutto rispetto per le persone che hanno volontariamente preso parte ai gruppi di lavoro, sottraendo del tempo personale prezioso. Abbiate il buon senso di chiedere umilmente scusa, forse è la cosa migliore per porre rimedio ad una vostra politica territoriale che sta cadendo a pezzi! VERGOGNA

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  2. Strumentalizzazioni? Ma da parte di chi? Chi sono gli strumentalizzatori e chi gli strumentalizzati?
    Ho partecipato a tutti i laboratori, e posso onestamente confermare che soltanto una volta, si cercò di dirottare i cittadini, secondo il volere di una persona e cioè quando il Primo cittadino intervenendo al secondo laboratorio ammonì dicendo che non dovevamo parlare di bretella autostradale. Ma ciò non impaurì i partecipanti che continuarono a confermare il loro NO alla bretella.
    Un No che viene fuori dall'informazione. Informazione che chi ha partecipato ha potuto trovare sia nella mostra itinerante dove venivano esposti tutti i progetti in corso per Signa, il nulla per Lastra a Signa, (visto che ad oggi non vi è un progetto di circonvallazione,ma forse soltanto nelle menti di qualcuno), salvo il tunnel e ovviamente la bretella autostradale. E solo con questa informazione, che per anni è mancata, dopo aver preso conoscenza di quello che sarà questa bretella, impattante, devastante per la nostra comunità e quella signese, il parco fluviale, il parco dei Renai, la zona agricola di Stagno, un viadotto sopra-elevato che passerà sopra le due ferrovie andando ad un'altezza mostruosa, per non parlare dei costi "enormi", per non parlare che è stata certamente progettata non per i lastrigiani e i signesi ma per collegare Livorno con il macrolotto di Prato e quindi il problema viario di Lastra a Signa con Signa, rimarrà praticamente invariato, anche dopo i dati tecnici forniti dell'Ing. Ferrini, ecco dopo tutto questo i partecipanti hanno detto No non la vogliamo. Poi non scordiamoci che il Progetto di Partecipazione è iniziato quasi in contemporanea con l'indagine della Procura della Repubblica, la rescissione del contratto da parte della Regione Toscana con la SIT e la relativa richiesta di rimborso dei quasi 30 milioni di euro, soldi che sembrano spariti nel nulla.La difficoltà maggiore che abbiamo riscontrato è stata anche quella di far scrivere sui vari reports redatti dalle coordinatrici, la nostra contrarietà a tale opera, più confermavamo il nostro no e più che veniva scritto : i partecipanti vogliono la rivisitazione della bretella. Ed è per questo che è stato richiesto un ultimo laboratorio, che loro chiamano conclusivo, ma che in realtà doveva servire solo per far rimediare laddove era stato omesso di scrivere quello che i partecipanti dicevano sin dalle prime battute e non rispondente alla volontà espressa da tutti i partecipanti. Era un errore oppure premeditazione? Ora dalla risposta che avete dato posso avere sicuramente una maggiore certezza. E dopo tutto questo venite a parlare di strumentalizzazioni Avete veramente un bel coraggio.! E poi "leggetele bene" le Raccomandazioni, sono completamente in disaccordo con la teoria del Vs. capogruppo

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  3. Confermo pienamente quello che anonimo scrive, aggiungendo un'altra considerazione, essendo stato fra i partecipanti, e riallacciandomi a quanto il comitato di garanzia scrive-
    La politica di maggioranza e che ci amministra, può non apprezzare le conclusioni del processo di partecipazione che non è consono a quello che loro volevano, ma da questo a cercare di demolire il processo di partecipazione, con semplici fandonie, offensive per tutti coloro che in questi mesi hanno lavorato ed hanno partecipato credo che sia inaccettabile- Avevamo già avuto in precedenza attacchi attraverso svariati articoli pubblicati da "giovani" segretari di partito signesi e illustri personaggi politici che ci rappresentano in altre sedi, ma che sono serviti semplicemente a rafforzare l'unione dei partecipanti. Comunque diciamocelo francamente, tutto quello che è stato messo in atto, non corrisponde perfettamente a quello che la l.r. 69 voluta da esponenti culturalmente un pò "oltre" del PD regionale, vorrebbe far arrivare alle menti dei nostri politici sempre ricoprenti un ruolo all'interno dello stesso partito però culturalmente un pò più in arretrato.Questo processo di partecipazione è servito per dimostrare ancora una volta
    quanto il popolo sia pronto ad affrontare la partecipazione e la collaborazione con gli amministratori , fornendo delle proposte concrete e viceversa quanto ancora gli amministratori e sopratutto la politica, sia molto lontana dall'obiettivo prefissato dalla legge. Ecco spiegato perchè si crea l'antipolitica, già il nostro Presidente della Repubblica ci ha dato il primo esempio, poi la politica territoriale ci ha dato il secondo esempio. Spero che gli svariati membri "giovani" che compongono il vs. partito, trovino il coraggio una volta per tutte di emergere, perchè se hanno firmato il documento stilato dal vs. capogruppo con la consapevolezza di fare la scelta giusta, (immagino dopo un'attenta lettura di tutti i documenti redatti dalle coordinatrici del percorso,!) bè allora è proprio vero che esplodano movimenti alternativi da voi definiti "populisti., A proposito durante la presentazione dei progetti di circonvallazione così definiti (anche il termine usato è inappropriato in quanto le ipotesi progettuali entrano pienamente nei due tessuti urbani sia di Lastra che di Signa non circonvallano un bel niente), abbiamo preso visione di quelli elaborati per Signa ed il progetto di Lastra a Signa a cui fate riferimento anche nel documento del capogruppo, dove è finito? Forse non è ancora stato elaborato?

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  4. Condivido in pieno il commento dell'anonimo ed aggiungo: quasi tutti i paesi interessati da traffico intenso hanno risolto i loro problemi con fondi regionali per centinaia di milioni di euro, esempio Pontassieve, Montelupo, etc.etc... Gli unici incapaci a risolvere il problema viario sono stati negli anni i nostri Sindaci, (Signa-Lastra a Signa), che si sono succeduti ,disposti persino a farsi costruire un mostro dal punto di vista ambientale come l'autostrada Lastra a Signa/Prato ed a oggi hanno perso su tutti i fronti. E pensare che sono dalla stessa parte delle Giunte Regionali.COMPLIMENTI

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  5. Sono venuto in possesso del progetto di un tunnel di collegamento fra Lastra e Signa fatto da due stimati ingegneri lastrigiani. A prima vista, e anche a una seconda, sembra un progetto interessante; è appoggiato dalla cittadinanza (1) e infinitamente meno impattante (2) a livello paesaggistico rispetto alla bretella autostradale (che si sa bene da dove passerebbe!), che da anni è pubblicizzata da un partito come il vostro che si autodefinisce democratico ed ecologista. Ancora, è di gran lunga meno oneroso (3) per le casse della regione (che ha già finanziato molte varianti in altri luoghi: SRT 69 di Valdarno, SRT 429 di Valdelsa etc.) rispetto alla suddetta bretella. Quindi chiedo perché il vostro partito non prende in considerazione questa proposta e non avvia un serio studio di fattibilità come richiesto durante il processo di partecipazione "Una città, due comuni"?

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  6. Gentili tutti,
    voglio aggiungere due parole a quello che posso leggere.
    Avendo seguito sin dalle prime fasi tutto il percorso, dalla raccolta firme, alla conclusione del progetto posso scrivere queste considerazioni a quanto ho sottoscritto nel documento di garanzia.
    punto a) durante la raccolta delle firme, ho notato una certa disinformazione su quello che è l'opera bretella autostradale. In veramente troppi la confondono ancora con la vecchia bretellina, così come era stata pensata molti anni or sono, opera che secondo la maggioranza risolverebbe il problema viario per il 100%;
    b) Durante il percorso partecipativo al quale ho preso parte, (sia nei laboratori, teatrali, così come con gli imprenditori, con l'associazionismo etc. etc...) ho potuto notare durante gli stessi veramente scarsa partecipazione, specialmente con provenienza dalla comunità di Lastra a Signa, quasi a significare che non ci fosse realmente una collaborazione tra le due comunità. Poca pubblicizzazione degli eventi, e comunque sempre all'ultimo momento.
    Arrivando ai 3 laboratori concordati, qualcuno arriva ad insinuare che è stato un percorso "strumentalizzato".
    Da parte mia, ho visto semplicemente dei cittadini, che hanno partecipato, anche con idee divergenti, ma accomunati tutti da uno spirito di partecipazione e che hanno dialogato, dopo la dovuta informazione da parte della Prof. Susan George ed Ing. Claudia Casini, in maniera alquanto democratica. Vi erano anche dei cittadini più informati e che mi sento di ringraziare per aver messo a disposizione dei partecipanti, le loro conoscenze. Quindi mi sento tranquillamente di affermare che non ho visto strumentalizzazioni di alcun genere.
    Detto questo, aggiungo (come anche ho riportato nelle raccomandazioni), che se il risultato non è consono a quelle che le due amministrazioni comunali chiedevano, non si può certamente precludere alle persone il diritto di dire la propria opinione, sopratutto dopo una maggiore conoscenza. Concludo riaffermando tutto quello che nella raccomandazioni ho sottoscritto, sperando che il partito che voi rappresentate e che ci amministra, possa valutare attentamente quello che è stato riportato dal Comitato di Garanzia nella parte conclusiva "messaggio del processo di partecipazione".
    Saluti
    Patrizia Fallani

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