Con la direzione nazionale del PD dello scorso 8 giugno si apre un periodo abbastanza intenso per il nostro partito. E' presto per valutare gli effetti che questo avrà sui territori, soprattutto sul nostro, così direttamente influenzato dalla presenza del Sindaco di Firenze come possibile candidato alle ormai sicure primarie. Aspettimo il 6 luglio per vedere cosa deciderà l'assemblea nazionale e per vedere poi chi saranno i candidati.
Spero solo che queste primarie siano un momento di confronto tra cittadini e il partito per riaffermare che fare buona politica nell'interesse del paese si può e che il partito democratico ha tutte la potenzialità per cambiare questo paese!
Stefano Calistri
Sintesi della relazione alla Direzione nazionale del segretario Pier Luigi Bersani
Se in un sommovimento così profondo, se in acque cosi mosse, qualcuno
pensa che il compito nostro sia quello di giostrare sugli accorgimenti
tattici o sui rapporti politici o perfino sui temi programmatici, si
sbaglia. Sono cose che ci vogliono ma che da sole non arrivano a grande
parte della popolazione. Il sommovimento è molto, molto profondo. “Tocca
a noi” vuol di re tocca a noi giocarcela e investire il consenso che
abbiamo sul punto principale della questione, il punto che sta fra
politica e popolo, che sta nella faglia che si è aperta fra grande parte
dei cittadini e il sistema e che nel profondo, secondo me, è un bisogno
di sentirsi comunità e l’impossibilità di esserla: perché la grande
traduttrice, colei che traduce l’individuo nella comunità, e cioè la
politica, ha ormai un suono che tantissima gente non sente. Quindi noi
non staremo fermi. Ci muoveremo. Non lasceremo erodere il consenso che
abbiamo, lo investiremo rischiando qualcosa, come succede sempre per un
investimento.
Ecco dunque il percorso che vi propongo e che è organizzato su tre punti.
Primo punto. Per intervenire su quella faglia, su quella frattura bisogna cominciare dalla legge elettorale. Adesso basta. Districhiamo il nodo che si è avviluppato fra riforma elettorale e costituzionale. Il Semipresidenzialismo non è la nostra opzione. Noi siamo per un sistema parlamentare riformato, semplificato e rafforzato, per un ruolo forte del Governo e per una preziosa funzione di equilibrio del Presidente della Repubblica. Naturalmente il semipresidenzialismo è una posizione legittima, ma non è comunque percorribile in questo scorcio di legislatura. Lo stesso PDL nei suoi emendamenti riconosce l’esigenza di leggi di attuazione non banali (a cominciare ad esempio dal conflitto d’interesse) e che non potrebbero essere lasciate fra le varie ed eventuali. E per favore, non si mostri di voler proseguire l’iter o far finta di proseguirlo con qualche voto a maggioranza. In una situazione come quella in cui siamo sarebbe ridicolo. Abbiamo detto più volte e lo ripetiamo che per noi la prossima sarà una legislatura costituente. Siamo pronti a prenderci impegni su questo anche trovando assieme le vie ed eventualmente gli strumenti per formalizzare questo impegno. La legge elettorale sia quindi liberata da ogni condizionamento. Lo ripetiamo per noi (e non solo per noi!) il doppio turno di collegio ha una sua rinnovata attualità, dal punto di vista della percezione dei cittadini, della chiarezza politica, del contributo che può dare in termini di composizione e quindi di governabilità (questione che sta emergendo acutamente). Il doppio turno non è come è ovvio necessariamente connesso agli assetti costituzionali. Questa è la nostra proposta, che ribadiamo, sperando che si comprenda che non è per noi (noi avremmo più sicuri vantaggi da altre soluzioni) ma è per l’Italia. Detto questo, noi non aggiungiamo: o è così o ci teniamo il porcellum. Se qualcuno di noi lo pensasse (e non lo credo) dovrebbe avere la bontà di dichiararlo. Non possiamo permetterci che ad ogni passo di mediazione parta l’accusa di volerci vendere l’anima. Io ribadisco il no al porcellum che considero una causa principe del distacco dei cittadini e che non ha consentito la governabilità. Considero peraltro che i tempi ormai sono molto molto stretti.
Alfano ha detto: tre settimane! Gli rispondo: bene, tre settimane e si decide se c’è l’accordo o no e lo si decide all’aperto. I nostri paletti concettuali sono chiari:
1) basta liste bloccate. Per noi la strada maestra sono i collegi.
2) massima attenzione alla governabilità e quindi alla possibilità dei cittadini di pronunciarsi utilmente sull’indirizzo di governo. Ai primi di luglio dobbiamo sapere con ragionevole certezza la soluzione. Chiedo quindi mandato alla Direzione per metterci al lavoro da domani con le altre forze politiche.
Il Secondo punto del percorso su cui ugualmente lavorare da domani è un UN PATTO DEI DEMOCRATICI E DEI PROGRESSISTI PER L’ITALIA.
E’ una proposta che propongo di avanzare non solo ai Partiti di un centrosinistra di Governo ma ad Associazioni, Movimenti, Liste Civiche, Sindaci e Amministratori, Singole personalità che si riconoscono nel campo democratico e progressista. Un Patto, e cioè una Carta di intenti PER LA RICOSTRUZIONE E IL CAMBIAMENTO che delinei una idea di Paese alternativa alle pulsioni regressive e populiste a cui l’Italia e l’Europa sono esposte. Una carta di intenti in cui possano riconoscersi le chiavi essenziali del nostro progetto (la legislatura costituente e la riforma delle istituzioni e della politica; il lavoro e la conoscenza, la loro centralità; l’equità, il civismo, la legalità).
Una carta di intenti che significhi per tutti una forte assunzione di responsabilità verso il Paese, verso la sua salvezza e le sue esigenze di cambiamento e di riforma e verso le speranze della nuova generazione. Quindi un passaggio non formale ma sostanziale che seguiremo assieme già dai prossimi giorni.
Terzo punto. Io credo che sia giusto ed utile che sulla scorta di questo fondamentale Patto si proceda entro l’anno a primarie aperte per la scelta del candidato dei Progressisti e dei Democratici italiani alla guida del Paese. Io mi candiderò, ma mi candiderò dentro a quel percorso e in una giornata di grande partecipazione costruita non per allestire generiche carovane o determinare questa o quella rendita di posizione ma per ricavare governabilità dalla partecipazione, per riconnettere politica e società, per mettere in movimento la forza dei progressisti e non lasciarla spettatrice di acrobazie altrui, spesso senza capo né coda; perché alla fine la democrazia è guardare la gente negli occhi e farla scegliere liberamente. Si dimostrerà che questo lo facciamo solo noi. O vogliamo forse disperdere un punto di forza, un punto distintivo così grande e così vero?
So di chiedere al mio Partito un atto di generosità e il coraggio di una sfida. Conosco bene le contraddizioni, i problemi che dovremo affrontare. Ma io ho sempre pensato che metterci al servizio di un processo più grande di noi non riduce né il ruolo né la forza del nostro Partito. Le accresce, semmai. Facciamo questo percorso con fiducia e sicurezza. La strada che abbiamo compiuto assieme dal Lingotto ad oggi ha avuto inciampi, problemi, difficoltà. Ma ci siamo. Siamo il principale Partito del Paese; siamo un Partito centrale, ma non nella geometria politica; siamo centrali nel rapporto fra politica e Paese. E’ questa la responsabilità da prenderci per essere davvero utili all’Italia.
La relazione è stata votata e approvata all'unanimità
Ecco dunque il percorso che vi propongo e che è organizzato su tre punti.
Primo punto. Per intervenire su quella faglia, su quella frattura bisogna cominciare dalla legge elettorale. Adesso basta. Districhiamo il nodo che si è avviluppato fra riforma elettorale e costituzionale. Il Semipresidenzialismo non è la nostra opzione. Noi siamo per un sistema parlamentare riformato, semplificato e rafforzato, per un ruolo forte del Governo e per una preziosa funzione di equilibrio del Presidente della Repubblica. Naturalmente il semipresidenzialismo è una posizione legittima, ma non è comunque percorribile in questo scorcio di legislatura. Lo stesso PDL nei suoi emendamenti riconosce l’esigenza di leggi di attuazione non banali (a cominciare ad esempio dal conflitto d’interesse) e che non potrebbero essere lasciate fra le varie ed eventuali. E per favore, non si mostri di voler proseguire l’iter o far finta di proseguirlo con qualche voto a maggioranza. In una situazione come quella in cui siamo sarebbe ridicolo. Abbiamo detto più volte e lo ripetiamo che per noi la prossima sarà una legislatura costituente. Siamo pronti a prenderci impegni su questo anche trovando assieme le vie ed eventualmente gli strumenti per formalizzare questo impegno. La legge elettorale sia quindi liberata da ogni condizionamento. Lo ripetiamo per noi (e non solo per noi!) il doppio turno di collegio ha una sua rinnovata attualità, dal punto di vista della percezione dei cittadini, della chiarezza politica, del contributo che può dare in termini di composizione e quindi di governabilità (questione che sta emergendo acutamente). Il doppio turno non è come è ovvio necessariamente connesso agli assetti costituzionali. Questa è la nostra proposta, che ribadiamo, sperando che si comprenda che non è per noi (noi avremmo più sicuri vantaggi da altre soluzioni) ma è per l’Italia. Detto questo, noi non aggiungiamo: o è così o ci teniamo il porcellum. Se qualcuno di noi lo pensasse (e non lo credo) dovrebbe avere la bontà di dichiararlo. Non possiamo permetterci che ad ogni passo di mediazione parta l’accusa di volerci vendere l’anima. Io ribadisco il no al porcellum che considero una causa principe del distacco dei cittadini e che non ha consentito la governabilità. Considero peraltro che i tempi ormai sono molto molto stretti.
Alfano ha detto: tre settimane! Gli rispondo: bene, tre settimane e si decide se c’è l’accordo o no e lo si decide all’aperto. I nostri paletti concettuali sono chiari:
1) basta liste bloccate. Per noi la strada maestra sono i collegi.
2) massima attenzione alla governabilità e quindi alla possibilità dei cittadini di pronunciarsi utilmente sull’indirizzo di governo. Ai primi di luglio dobbiamo sapere con ragionevole certezza la soluzione. Chiedo quindi mandato alla Direzione per metterci al lavoro da domani con le altre forze politiche.
Il Secondo punto del percorso su cui ugualmente lavorare da domani è un UN PATTO DEI DEMOCRATICI E DEI PROGRESSISTI PER L’ITALIA.
E’ una proposta che propongo di avanzare non solo ai Partiti di un centrosinistra di Governo ma ad Associazioni, Movimenti, Liste Civiche, Sindaci e Amministratori, Singole personalità che si riconoscono nel campo democratico e progressista. Un Patto, e cioè una Carta di intenti PER LA RICOSTRUZIONE E IL CAMBIAMENTO che delinei una idea di Paese alternativa alle pulsioni regressive e populiste a cui l’Italia e l’Europa sono esposte. Una carta di intenti in cui possano riconoscersi le chiavi essenziali del nostro progetto (la legislatura costituente e la riforma delle istituzioni e della politica; il lavoro e la conoscenza, la loro centralità; l’equità, il civismo, la legalità).
Una carta di intenti che significhi per tutti una forte assunzione di responsabilità verso il Paese, verso la sua salvezza e le sue esigenze di cambiamento e di riforma e verso le speranze della nuova generazione. Quindi un passaggio non formale ma sostanziale che seguiremo assieme già dai prossimi giorni.
Terzo punto. Io credo che sia giusto ed utile che sulla scorta di questo fondamentale Patto si proceda entro l’anno a primarie aperte per la scelta del candidato dei Progressisti e dei Democratici italiani alla guida del Paese. Io mi candiderò, ma mi candiderò dentro a quel percorso e in una giornata di grande partecipazione costruita non per allestire generiche carovane o determinare questa o quella rendita di posizione ma per ricavare governabilità dalla partecipazione, per riconnettere politica e società, per mettere in movimento la forza dei progressisti e non lasciarla spettatrice di acrobazie altrui, spesso senza capo né coda; perché alla fine la democrazia è guardare la gente negli occhi e farla scegliere liberamente. Si dimostrerà che questo lo facciamo solo noi. O vogliamo forse disperdere un punto di forza, un punto distintivo così grande e così vero?
So di chiedere al mio Partito un atto di generosità e il coraggio di una sfida. Conosco bene le contraddizioni, i problemi che dovremo affrontare. Ma io ho sempre pensato che metterci al servizio di un processo più grande di noi non riduce né il ruolo né la forza del nostro Partito. Le accresce, semmai. Facciamo questo percorso con fiducia e sicurezza. La strada che abbiamo compiuto assieme dal Lingotto ad oggi ha avuto inciampi, problemi, difficoltà. Ma ci siamo. Siamo il principale Partito del Paese; siamo un Partito centrale, ma non nella geometria politica; siamo centrali nel rapporto fra politica e Paese. E’ questa la responsabilità da prenderci per essere davvero utili all’Italia.
La relazione è stata votata e approvata all'unanimità
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