venerdì, marzo 22, 2013

L'assessore Capaccioli risponde ai commenti

Ho letto le domande e le risposte di questo blog che sono arrivate sul nostro Comune.
Ecco che, anche io, ho sentito il dovere di rispondere sui temi che mi coinvolgono in prima persona come amministratore. Tanto per fare chiarezza articolerò il mio intervento rispondendo con un unico testo ai due cittadini che hanno dato il loro contributo.

Gentile Anonimo,
Villa Caruso con il suo patrimonio e il suo museo non è un "pozzo senza fine": è un bene della comunità che costa alla collettività 96.000 euro l'anno, il museo 29.000 (che lo scorso anno, in pochi mesi, con 5000 visitatori ha versato quasi 8000 euro nelle casse comunali) per un totale di 135.000 euro, compreso il personale e il direttore. Altri musei e/o istituzioni costano di più ma nessuno si sogna di dire che ad esempio il Museo Archeologico di Carmignano o il Museo di Montelupo sono un danno per l'economia dei luoghi che li ospitano, anzi i cittadini - almeno quelli più accorti - li ritengono il vanto e l'orgoglio della della comunità.

Certo stiamo cercando di fare economie e di non aumentare le spese; certo faremo un bando per dare in gestione una parte della villa (la fattoria) ma è anche certo che per noi Villa Caruso Bellosguardo è e resta un valore.
Nessuno sta lucrando e non c'è nessun "nascondiglio di burocrati sfaccendati per non dire di peggio": è con spirito di sacrificio, con l'impegno di tutti i giorni, con poche risorse che siamo riusciti a mettere al centro dell'attenzione del mondo il nostro Comune, che si chiama LASTRA A SIGNA da secoli, tanto per rispondere al richiamo al marketing.
Lo faremo ancora, sempre più convinti che come diceva don Lorenzo Milani (si può cercare in rete, ma anche in libreria o in biblioteca) la conoscenza e la cultura non devono essere alla portata di pochi ma sono il fondamento stesso della democrazia: "solo la conoscenza ci può rendere uomini liberi".

Tutto questo lo possiamo fare insieme, anche e soprattutto con il contributo di cittadini che giustamente pungolano l'amministrazione a fare meglio. Di conseguenza ben vengano le critiche, ma che siano costruttive e che valutino realmente, senza vecchi o nuovi pregiudizi, la situazione attuale; situazione che posso descrivere ancora più dettagliatamente, non per cercare di convincere ma per onestà e per rendere giustizia anche a coloro che lavorano tutti i giorni nell'Associazione.

La qualità di un museo non dipende dal valore delle opere che espone e dal tema che tratta, ma dal livello di fruizione che garantisce dei beni e soprattutto dalla capacità che ha di mettere in relazione la collezione con il pubblico. Il Museo Caruso si muove in questo ambito e non si rivolge pertanto solo agli appassionati di lirica che costituiscono una parte, neanche prevalente, dei suoi visitatori. Lo dimostrano le decine di famiglie che con i ragazzi partecipano alle sue attività, da "Il tesoro c'è, ma lo devi trovare tua" a "A casa di Enrico", tanto per fare alcuni esempi. Sempre su questa linea il museo promuove la cultura musicale che ci vede, come si sa, agli ultimi posti in Europa. Sempre su questo tema in estate inaugureremo una ludo biblioteca per bambini. Come si vede, una macchina culturale attiva e non un deposito di cimeli.

Gentile Sandra M5S,
per restare al merito delle questioni che lei pone, in questa legislatura abbiamo celebrato e realizzato mostre su Mario Moschi, Dino Campana, Egisto Ferroni, Enrico Caruso, Carlo Buti, Antonio Manzi; per l'anno in corso, Gino Bechi e Angelo De Gubernatis.

Questo il programma per il 2014:
- celebrazioni di Alessandro Bicchierai, per i 280 anni dalla nascita (1734);
- commemorazione di Pasquale Benini, a 160 anni dalla decorazione ottenuta per meriti industriali dal granduca Leopoldo II (1854);
- il 22 marzo del 1614 ricorrono 500 anni dalla morte di Salviati e in quell'occasione è nostra intenzione fare un convegno sulle lettere di Galileo, del quale peraltro ricorre il 450° della nascita (15 febbraio del 1564);
- ricorderemo infine Leon Battista Alberti e il suo soggiorno a San Martino, che iniziò nel 1434.

Basta dunque guardare la realtà, e non solo “la rete”, per capire che Come vede siamo (stati) attenti e stiamo valorizzando le risorse culturali, umane, e storiche del territorio. Lo facciamo quando ci sono le occasioni per farlo e non senza una fase progettuale, che spesso ovviamente non appare fino al momento in cui si realizza.

Detto questo mi faccia fare una considerazione sul suo modo di etichettare le persone senza conoscerle, che francamente mi pare superficiale se non presuntuoso. Cercare su Internet è pittosto facile, far nascere e crescere un progetto - mi creda - lo è molto meno. Se vuole si metta in gioco, collabori con l'amministrazione affinché il nostro territorio sia presente sui tavoli decisionali, divenga più bello, importante e accogliente. Io sono sempre disponibile a condividere le idee con le persone che vogliono bene al nostro comune e vogliono costruire un futuro migliore. Io credo ad un futuro e a un paese ancora più bello; per questo abbiamo riaperto un Teatro con una importante programmazione, con un progetto di formazione che parte dalle scuole materne fino ad arrivare agli adulti; per questo abbiamo aperto un museo unico al mondo, apprezzato da tutti coloro che lo visitano; per questo abbiamo fatto un progetto di riqualificazione delle zone agricole in golena d'Arno coinvolgendo i comuni limitrofi, Regione e Provincia; per questo siamo diventati la città di riferimento dello Zafferano Italiano; per questo stiamo attenti a intercettare progetti come l'“agricoltura sociale” rivolta alle cooperative; per questo in biblioteca si alternano grandi artisti contemporanei che portano le loro opere a contatto con il pubblico; Per questo abbiamo fatto un percorso di sensibilizzazione alla lotta contro le mafie; per questo abbiamo deliberato la costituzione di due Centri Commerciali Naturali; per questo abbiamo cercato di migliorare fiere, mercati e sagre - e tanto altro ancora.

Certo si può fare meglio e di più, ed è per questo che ben vengano persone di buona volontà che portino idee e contribuiscano ad un percorso di sviluppo comune.

Marco Capaccioli
Assesore Cultura e Turismo,
Attività produttive e Commercio,
Comucazione e informazione

Come potete vedere firmandomi con nome e cognome metto, oltre all’entusiasmo, all’impegno, alla fiducia e alla speranza, anche la faccia. L'illusione di pensare la Rete come la panacea, in cui ogni voce “vale uno” (e si vede quanto poco sia vero) induce in molti l'estasi di sentirsi vendicatori mascherati da un nick o una sigla. Poi purtroppo o per fortuna si entra nel mondo reale, dove ci si incontra e ci si scontra tra persone. Ed è a questo punto che solitamente i Robin Hood della tastiera si fanno di fumo: quando il gioco si fa duro, i puri cominciano a scappare.

mercoledì, marzo 13, 2013

Il vento del cambiamento.


A seguito dell'assemblea comunale PD svolta lunedì  11 marzo riporto una sintesi, più adatta alla lettura su un blog, della mia introduzione all'assemblea.
Stefano Calistri



Non è mia intenzione fare un’analisi dettagliata sul risultato di queste elezioni.
 
Dopo le elezioni lo hanno fatto per noi illustri politologi, sopraffini giornalisti e analisti/sondaggisti, sicuramente più titolati di me nel fare delle analisi, ma non possiamo sorvolare sul risultato di queste elezioni e le ripercussioni che queste avranno nel paese e gli inevitabili effetti sulle prossime elezioni amministrative nel nostro comune.

Il risultato delle elezioni contiene due messaggi abbastanza chiari: il rifiuto verso questa classe politica ormai screditata e l’esasperazione della società verso la condizione in cui si trova.

Il PD ha perso, o non ha vinto per dirlo in modo diverso senza cambiarne la sostanza, perché non è riuscito a dare risposte convincenti alle domande che venivano dalla gente, il bisogno delle persone di avere segnali chiari e forti nella direzione del rinnovamento, non solo nelle persone, ma nei modi di approcciarsi ai problemi: con chiarezza, determinazione, proponendo soluzioni e offendo speranza.
Le persone chiedevano, soprattutto al PD, una svolta, stanche della situazione economica, stanche dei privilegi di una parte del paese, schifate dagli scandali perpetrati con i soldi pubblici, stanche di non riuscire a pianificare la propria vita se non vivendo alla giornata.

Noi eravamo sicuri di essere i migliori, con il miglior progetto per il paese, tanto da avere lo slogan “l’Italia Giusta”, che le persone non hanno interpretato come un progetto di Italia: equa, onesta, normale, ma come coloro che rappresentano l’Italia giusta in contrapposizione ad un’Italia sbagliata.
Questo ha significato parlare ad una sola parte del paese, quella parte che abbiamo voluto e cercato nelle primarie, non incentivando una partecipazione ampia, aprendosi in modo chiaro verso un elettorato che deluso dalle porcate di Berlusconi e della Lega, poteva trovare in noi una speranza per il paese. Un elettorato che nel corso della campagna elettorale non siamo più riusciti ad riavvicinare e che abbiamo consegnato nelle mani del movimento 5 Stelle.

Il risultato delle primarie anche con una partecipazione più aperta non avrebbe, secondo me,  cambiato il risultato finale, ma avrebbe dato concretezza a quanto riportato nel nostro manifesto dei valori “Il Partito Democratico si presenta agli italiani come un partito aperto, uno spazio concreto di dialogo costruttivo e propositivo; un laboratorio di idee e di progetti..

Dopo le primarie siamo apparsi, anche se non era certo nostra intenzione e neppure quella del nostro leader Bersani, distanti dalla gente normale, ci siamo seduti sull’onda positiva generata dalle primarie senza proporci in campagna elettorale in modo chiaro neppure ai “nostri elettori”.
Il risultato delle urne sono stati molto al di sotto delle nostre aspettative nonostante ci siamo trovati di fronte, per la prima volta, ad un elettorato mobile che ha abbandonato in gran parte gli schemi del passato. Ma per l’elettorato il PD non ha rappresentato il cambiamento.
In un contesto di scandali e di mal governo che ci ha portati in questa situazione, l’elettore non ci ha visti come coloro in grado di portare l’Italia fuori dalla crisi.

C’è un parte di italiani che non ci voterà mai, ma c’è sicuramente una parte di elettori delusi, indecisi, non ideologizzati che si aspettava da noi delle risposte.
Non siamo stati in grado di darle o non siamo stati in grado di comunicarle.
Il 25 percento degli italiani ha scelto di non votare, quasi il 75% di quelli che sono andati non ha scelto il PD. Non è pensabile che solo questa parte di paese ha capito come si vota e gli altri sbagliano o non capiscono.

Cambiare non significa trasformare i valori del centrosinistra ma reinterpretarli secondo le mutate condizioni sociali abbandonando schemi oramai poco adatti ad un mondo globalizzato, naturalmente senza sottovalutare gli aspetti comunicativi consci che in una società complessa e globalizzata i valori non si veicolano da soli solo perché sono “giusti”.

Sostenere l’importanza della centralità dell’uomo e la sua dignità che non può prescindere dal lavoro; costruire una società che offra a tutti i cittadini le medesime possibilità e che aiuta chi rimane indietro; impegnarsi per una società che promuovere la partecipazione dei cittadini, che difende e promuovere i diritti civili; una società che rispetta e tutela l’ambiente, che promuovere la cultura, la scuola e l’università e che forma cittadini consapevoli, sono alcuni dei valori a cui non possiamo rinunciare.
Occorre dare concretezza a questi valori e comunicarli con un linguaggio nuovo.
La politica è anche comunicazione. Spesso negli ultimi mesi, per non dire anni, il nostro partito non riesce a comunicare il proprio pensiero e non sappiamo se a causa di poco efficaci modalità informative oppure perché non sa cosa dire.
E’ incapace di operare delle scelte chiare non sapendo, spesso vittima di equilibrismi tutti interni, come reinterpretare i valori che sono propri in questa società che cambia e che si evolve continuamente.
 
Dovevamo essere un partito riformista e sembriamo un partito conservatore.
 
Sempre nel Manifesto dei Valori del Partito Democratico troviamo: “ le energie del Paese sono grandi e possono essere risvegliate attraverso un processo di profondo rinnovamento della società italiana e la formazione di una nuova classe dirigente, in grado di tornare a guidare gli italiani sulle vie del mondo, quelle vie che un grande popolo come il nostro ha saputo percorrere per secoli con la sua civiltà” .

In questo contesto ci apprestiamo nel prossimo anno ad affrontare le elezioni amministrative a Lastra a Signa.

Gran parte delle riflessioni fatte fin qui possono, adeguandole al contesto, valere anche per un aspetto locale.
I tempi sono cambiati e non possiamo utilizzare i criteri del passato per affrontare le nuove sfide elettorali. 
Di scontato non c’è più niente. La prossima tornata elettorale per noi non sarà una passeggiata. Pensare che avremo il consenso solo perché siamo un partito di centrosinistra storicamente e tradizionalmente radicato nel paese è un errore che non possiamo permetterci.
Se non riusciamo a capire i bisogni della gente, dando contemporaneamente segnali chiari verso un rinnovamento, non solo nelle persone, ma nei modi di approcciarsi ai problemi, difficilmente riusciremo ad avere il consenso necessario per governare nella prossima legislatura.

I Lastrigiani, si aspetteranno da noi proposte che affrontino i problemi del paese, e idee chiare su alcuni temi chiave: Viabilità, Villa Caruso, Parco fluviale, macchina amministrativa.

In questo nuovo contesto, se l’ondata nazionale del movimento 5 stelle continuerà a crescere, non basterà avere: idee, buone intenzioni, capacità, esperienza e voglia di cambiare, ma dovremo avere la capacità di dimostrare con i fatti che vogliamo rinnovarci per adeguarci ad affrontare le sfide, sempre più difficili, che ci aspettano nel futuro.


Trovare persone che hanno buona volontà, idee, buone intenzioni, capacità, voglia di cambiare e contemporaneamente si vogliano spendere per la politica e il bene comune non sarà cosa facile. Questa è la sfida più difficile che ci aspetta nei prossimi mesi e sono sicuro che insieme, con un confronto costruttivo cercando l’interesse del paese, riusciremo a fare un ottimo lavoro.

Per quanto mi riguarda il PD di Lastra a Signa è “un partito aperto, uno spazio concreto di dialogo costruttivo e propositivo; un laboratorio di idee e di progetti..”


Stefano Calistri
Segretario unione comunale Lastra a Signa

martedì, marzo 12, 2013

Giornata della Memoria - Firenze 16 Marzo 2013




Si svolgerà a Firenze il prossimo 16 marzo la diciottesima edizione della "Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie", promossa dall'associazione Libera e Avviso Pubblico. 


La Giornata della Memoria e dell'Impegno ricorda tutte le vittime innocenti delle mafie. Oltre 900 nomi di vittime innocenti delle mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell' ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perchè, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere.

Trovate tutte le indicazioni ed il programma dettagliato QUI 


Mentre QUI la pagina ufficiale di Facebook


Il Partito Democratico metropolitano di Firenze aderisce alla Giornata della Memoria e parteciperà al corteo che sfilerà sabato mattina per le vie della città.


Il nostro ritrovo è alle 8 in Viale Belfiore 6 dove prima c'era il negozio Blockbuster.
Raggiungeremo a piedi il luogo da dove partirà il corteo (Fortezza da Basso).
Invitiamo tutti a sfilare con noi ma SENZA BANDIERE

lunedì, marzo 11, 2013

Il contributo alla discussione di Gianni Taccetti


Ho letto quanto ha scritto il Capogruppo consiliare Massimo Lari, che apprezzo per la voglia di parlare di politica in questo momento, e penso che dopo i risultati delle elezioni un interrogativo sorga a tutti. Tutti ci domandiamo i perché di una situazione che brucia, non c’è dubbio, perché fino a pochi giorni prima del voto i sondaggi davano il Pd anche al 36%, anzi gli exit pool di lunedì a urne appena chiuse davano al centrosinistra una maggioranza chiara alla camera e al senato. Anzi, dopo le primarie di novembre il Pd non faceva che crescere stando a tutte le trasmissioni televisive. Poi invece i numeri veri sono stati altri e la delusione è stata cocente: dopo mesi in cui aspettavamo il momento per dare al Paese un governo all’altezza di questa crisi abbiamo di fronte una situazione che brucia. Ma brucia soprattutto per l’occasione mancata per l’Italia, non tanto per l’interesse di un partito.
Ma, a parte una riflessione sui sondaggi come strumento forse non più efficace, adesso occorre riflettere sulle ragioni sociali della disaffezione di quella parte del nostro elettorato che alle elezioni ha deciso di non votarci. Una riflessione serena, senza usare l’occasione per attaccare qualcuno, perché il risultato ottenuto è responsabilità di tutti, o meglio, doveva essere responsabilità di tutti lavorare per ottenere un risultato migliore. Non è soltanto di chi sosteneva Bersani alle primarie la responsabilità del risultato elettorale. Ci sono stati degli errori di merito, di metodo e di comunicazione che devono essere riconosciuti, ed è bene farlo, ma sarebbe semplicistico ridurre tutto a un regolamento di conti interno. In gioco, in sostanza, c’è l’esistenza stessa del Pd, l'andare avanti con questo partito o tornare indietro a scenari diversi. Non bisogna perdere di vista le cause di questo risultato, diciamo pure, deludente, perché se ci attardiamo troppo a una diatriba interna cercando un ‘colpevole’ non si costruisce il percorso che c’è da fare da ora in avanti, sempre che questo lo si voglia fare.
Certo, c’è chi alcune insofferenze e alcuni temi li aveva lanciati con più forza nei mesi passati, ed è anche vero che molti pensando di avere la vittoria in tasca si sono seduti sugli allori, ma è facile col senno di poi fare l’elenco dei passi falsi fatti, degli errori che non dovevamo fare, dire che se il Pd si fosse presentato con un programma e candidati differenti forse avremmo vinto. È facile e semplicistico dire adesso a risultati in mano che se avessimo fatto in un altro modo, se questo, se quello, se ci fosse stato Renzi ecc ecc. Certo, guardare indietro e capire se ci sono stati errori serve per non farne in futuro, ma è legittimo allora, permettetemi, dire, allo stesso modo, che se nel novembre 2011, un anno prima delle primarie Renzi-Bersani, dopo la caduta del Governo Berlusconi, con tutti i disastri che aveva prodotto e con la credibilità al minimo immaginabile, il Presidente Napolitano avesse indetto le elezioni anziché voler formare un governo tecnico il centrosinistra avrebbe agevolmente vinto le elezioni con Bersani premier. Le avrebbe vinte, punto. È innegabile che il Pdl non avrebbe retto alle divisioni interne e ai pochi risultati raggiunti dopo anni di governo. E il fenomeno di protesta verso quel sistema avrebbe riposto nel Pd la speranza del cambiamento possibile. Ma questo non è accaduto, e non è colpa del Pd, le Camere le può sciogliere solo il Presidente della Repubblica. La differenza tra il novembre 2011 e il febbraio 2013 è che nel mezzo c’è stato un Governo che anche il Pd ha sostenuto ma che non è stato all’altezza delle aspettative, di nessuno, né per competenza né per la visione che doveva avere. Il Pd ha sostenuto un governo che non ha saputo essere equo e non ha saputo dare le risposte al paese, quelle che servivano e che rispondessero appieno alle domande aperte dal momento di crisi per tutti. Il Pd ha sostenuto un governo di emergenza cercando di correggere molti provvedimenti e alla fine il risultato è stato che Berlusconi ha scaricato tutte le responsabilità su di noi come se il Pdl fosse stato all’opposizione per 5 anni. Anche questo certamente ha influito sul gran numero di persone che ha voluto dare un segnale di insofferenza e di domande rimaste senza risposta.
L’analisi del voto a posteriori certamente si deve fare e si deve capire quali sono stati gli sbagli, di merito, di metodo e di comunicazione, ma non si può partire con i regolamenti di conti o le rivalse nel partito. Dire a chi alle primarie ha sostenuto Bersani “io l’avevo detto” mi pare non colga il punto. Tanto meno mi piace la definizione “ragazzotti”, visto che mi ricorda troppo quella di “scagnozzi” e altri termini usati nella campagna  per le primarie.

Siamo franchi troppo spesso abbiamo memoria corta su tutto: Bersani ha fatto scegliere con le primarie chi doveva guidare la coalizione e non era neanche scontato che lo facesse, e questo bisognerebbe riconoscerglielo. Un evento di grande risalto mediatico a cui hanno partecipato milioni di persone, che hanno fatto liberamente la loro scelta. Tornare sugli aspetti regolamentari adesso, parlare di sotterfugi e di gente che dava del ‘deficiente’ ad altri, mi pare francamente fuori luogo. Chi ha votato Bersani alle primarie non può essere colpevolizzato con dei poco costruttivi "io l'avevo detto", anche perché magari molti sostenitori di altri candidati avevano, in quel contesto nazionale, rivalse personali localistiche da esercitare che ci portiamo dietro fin dalla nascita di questo Pd.
A questo punto il Partito Democratico è a un bivio. Dobbiamo fare autocritica su quella che è una sconfitta. Il punto è che la proposta del Pd al Paese non ha convinto, non ha scaldato i cuori, come direbbe Matteo Renzi, e questo dobbiamo capire perché. Siamo stati percepiti forse troppo distanti, c'era voglia di cambiamento, a torto o a ragione, e questo vento – che 'non si poteva fermare con le mani' – ha sferzato in modo inequivocabile su tutti noi ponendoci la domanda di che Pd vogliamo essere. 
Sono d'accordo con il capogruppo Lari quando sottolinea che il Pd 'socialdemocratico', differente dalle sue origini, che abbiamo proposto oggi agli elettori non li ha convinti, dobbiamo quindi tornare ad essere  un partito riformista e inclusivo. E l'amalgama mal riuscita delle storie e tradizioni fondanti del Partito Democratico sta dando i suoi frutti in negativo. E rispetto a quello che dice Lari sul dover adesso rimettere insieme la parte buona del partito vorrei capire però chi è che decide chi sia la parte sana e quella no. È questa la domanda che mi faccio, e non da ora, e che non  mi fa essere sereno.


Gianni Taccetti
segreteria comunale PD Lastra
membro dell’Assemblea nazionale 

Mirko Fancelli entra in consiglio provinciale.

Il Consiglio provinciale di Firenze ha approvato all'unanimita' l'ingresso nell'assemblea di Palazzo Medici Riccardi di Mirko Fancelli (Lastrigiano, primo dei non eletti)  al posto di David Ermini che, eletto alla Camera dei Deputati, si e' dimesso dal Consiglio e dalla sua presidenza.
Fancelli entra nel gruppo Pd.

sabato, marzo 09, 2013

L'analisi di Alessandro. Dalla sconfitta alla rinascita.


Per l’ennesima volta il PD ha perso delle elezioni. Usare il verbo perdere anche per tutte le tornate elettorali dal ’94 ad oggi e quanto mai azzeccato. Lo è perché l’alternativa ha per ben 19 anni servito su piatti (più che piatti, un servizio completo) d’argento le occasioni e gli argomenti per una vittoria netta ogni volta che gli italiani si sono recati a votare. Quindi anche quelle vinte con qualche punto percentuale sono da ritenersi perse dal punto di vista politico. Sconfitte certificate anche dall'inconsistenza delle alleanze messe in campo.

Gli scenari in questi lunghi 19 anni, che ad oggi potrebbero diventare tranquillamente oltre 20 sono stati variegati, ma la dirigenza del centro-sinistra non ne ha mai colto l’essenza.

I motivi di una sconfitta
Prima di tutto per quella parola che hanno sempre in bocca, sinistra. Se vuoi essere Democratico e rifarti a modelli moderni di schemi bipolari (con tutti i commenti positivi o negativi che a questo sistema si vuole dare) non puoi esordire con “profumo di sinistra”. Non è solo un errore di comunicazione, ma soprattutto un marchio a fuoco sulla tua politica che difficilmente potrai rendere democratica. Festeggiare a pugni alzati come ex-voto fatto al tuo alleato Vendola o, peggio ancora, alla tua alleata Camusso, non ti aiuta.
Gli errori che a prima vista sembrano essere solo di comunicazione hanno radici ben più lontane e sono ideologici.
Ma in realtà, nella sostanza, l’attuale combriccola del Bersa non si è rifatta neanche a un’ideologia, ha solo tirato a campare, dilapidando 3,5 milioni di voti, riferiti ad un’esperienza fallimentare come quella di Veltroni, quindi, in realtà molti di più.
Ma d’altra parte c’era da mantenere il posto all'attuale dirigenza/nomenclatura, e di seguito a tutta la piramide di dirigenti locali, fino agli scagnozzi sul territorio, ribattezzati Truppe Cammellate, pronti a difendere l’indifendibile e soprattutto pronti a schiantarsi contro un muro, pur di godere delle gratifiche personali che i colonnelli di dette truppe hanno distribuito e distribuiscono come zuccherini ad animali ammaestrati.

Dividiamo l’analisi dai problemi di comunicazione.
Senza impartire lezioni, credo che chiunque mi legga potrà convenire con il fatto che, nel proporre qualcosa, questo debba essere prima di tutto attuale, di interesse e, trattandosi di politica e di soluzioni a dei problemi (che son diventati ormai degli enormi problemi), tale proposta debba esser fatta con dei dati tangibili, con dei numeri, con dei si e dei no, con qualcosa di netto, senza avere paura di dirlo.
Iniziamo con lo slogan? Iniziamo: Italia giusta. Sempre meglio di Italia ingiusta o addirittura Italia che fa schifo. Che vuol dire giusta se non la riempi di contenuti? Qual è l’Italia giusta? Quella che ammazzerebbe tutti quelli che hanno una libera impresa o quella che non pagherebbe neanche un euro di tasse?
L’Italia giusta è quella della sanità lombarda o della sanità di Massa Carrara? E’ quella della Polverini e Batman o quella dell’Ilva, provincia di Taranto, regione Puglia? L’Italia giusta è quella del Monte dei Paschi di Siena?
Non dà speranze e non dà soluzioni.

Proviamo ad analizzare alcuni argomenti che poi proprio il M5S, se pur con risposte diverse, ha preso in esame e provato a sua volta a dare le sue risposte. Condivisibili o no, ma ha dato quei dati tangibili, con dei numeri, con dei si e dei no, con qualcosa di netto, senza avere paura di dirlo. Con tutte le conseguenze del caso. Anche quello di essere populisti.
Ecco gli argomenti trattati in maniera superficiale, senza emozione, senza nessuna opinione o proposta da parte del PD che invece gli avversari, ripeto con proposte criticabili o no, hanno trattato.
Argomenti a cui provo a dare un verso, ovviamente secondo il mio punto di vista, anche come esempio di una possibile modalità di comunicazione:

  •    Lavoro. Il lavoro è centrale! Che cosa vuole dire? Certo che è centrale, ma così si fa la stessa campagna elettorale di Cicciolina: vorrei un mondo dove tutti si amano, senza guerre. Si poteva proporre: sgravio fiscale per le nuove assunzioni. Un valore percentuale preciso, per x anni, un altro valore preciso, un numero. Lo stesso valore espresso per tutta la campagna elettorale, con chiarezza. Lo ha fatto Berlusconi ed il bello è che il PD non è riuscito ne a fare una proposta alternativa, ne a contraddire quella fatta da B. Era difficile?
  •       IMU. Esenzione per la prima casa fino ad un valore catastale di tot mila€ parametrizzato al reddito del nucleo familiare residente. Scaglioni per valori superiori. IMU 2° e successive case, scalatura % in base al totale del valore catastale, senza parametrizzazione sul reddito. Cifre con chiarezza le stesse per tutta la campagna elettorale, con chiarezza. Un’ipotesi di gettito, proposte per l’utilizzo di questi soldi. Niente. Era difficile?
  •      Equitalia. Chi non ha pagato multe del codice della strada, bollette arretrate e cose del genere in un modo o nell’altro le dovrà pagare, altrimenti si valica il limite della truffa. Detto questo mettere o variare limiti sul pignoramento della prima casa o sulle attrezzature di un’attività o cose del genere. Valutarle, scegliere le modalità e portarle avanti per tutta la campagna elettorale, con chiarezza. Era difficile?
  •     Legge elettorale. Vuoi dire: o si cambia legge elettorale o non si fa niente! Vuoi dire che legge elettorale vorresti, ma una. No D’alema che vuole una cosa, Franceschini che ne vuole un’altra, Letta (zio e nipote, tanto sono insieme ovunque) ne preferisce un’altra e Bersani che esordisce con: una legge che faccia decidere ai cittadini. Decidere cosa? Era difficile?
  •     Patrimoniale. Con tutto quello che ha combinato Monti si tira fuori una patrimoniale sui grandi patrimoni immobiliari. Potrebbe essere anche una proposta condivisibile, ma poi ci appiccichi un valore di 1,5 milioni di €, senza dire una percentuale di prelievo, senza neanche sapere quale sarà la platea che verrà coinvolta, di che cifre si parla di incasso. Niente, solo un contentino a Vendola e alla Camusso. Magari una proposta con una tabella in cui si evidenziava la differenza tra valore catastale e di mercato, in cui si faceva una proposta sull’imposta da applicare e si faceva vedere quale sarebbe stato l’ipotetico gettito avrebbe dato un po’ più chiarezza e trasmesso un segnale di competenza. Era difficile?
  •     Matrimoni gay. Credo che la possibilità di scegliere a chi lasciare i miei beni senza andare da un notaio o di decidere chi deve starmi accanto nella malattia sia un diritto di tutti e per questo bisogna lottare. Credo che i tempi culturali per l’adozione di un figlio da parte di coppie omosessuali non siano ancora maturi. Per il figlio. Questa è la mia opinione, ma è un’opinione che ha un inizio e una fine. Che mette delle regole, condivisibili, odiabili, discutibili. Sull’ argomento voglio aggiungere che siamo proprio un paese ridicolo e visto che il PD ha sempre in bocca l’equità sociale ha perso l’ennesima occasione per una battaglia sociale, questa giusta veramente, non come i suoi slogan. Credo che sia molto equo che 2 persone che vivono sotto lo stesso tetto e che vogliono sancire la loro unione civile (con regole che garantiscono un po’ di serietà, non lasciare e mettere), debbono poter godere di tutti quei vantaggi soprattutto economici (anche il semplice sconto su una bolletta) che godono 2 persone sposate civilmente, soprattutto in un paese dove dilagano le finte separazioni civili per poter goder in maniera illegale di benefici fiscali, come l’intestarsi per ogni ex coniuge una casa per far risultare anche la casa al mare come prima casa. Questo si, tutto ok. Era difficile?


Potrei andare avanti, ma credo che l’idea sia stata espressa in maniera chiara e l’enormità degli argomenti da trattare occuperebbe uno spazio troppo grande per un solo articolo.

Poi c’è l’analisi dei modi. Questa dirigenza prepotente, piena di se. Si gongolava dopo la caduta dell’ultimo governo di centro-destra. Ha elogiato Monti e votato di tutto. Aveva la vittoria in tasca. Dei 2 avversari si può dire di tutto, ma uno quasi ottantenne si è fatto un mese e mezzo full-immersion in tutti i talk-show televisivi e radiofonici, articoli su giornali, in lungo ed in largo per l’Italia. L’altro ha fatto in 2 mesi 76 comizi per concludere in Piazza San Giovanni, mentre il leader del PD concludeva la sua campagna elettorale in un teatro di Roma, circondato dai sui colonnelli (o presunti tali, molti erano li a caricare la molla del  girarrosto, consapevoli di quello che sarebbe successo) e dalle Truppe Cammellate ad autoincensarsi.
Solo per rispetto alla fatica fisica ed al sacrificio il PD non poteva vincere.
L’errore più grande rimane aver utilizzato le Primarie come cavallo di battaglia. La verità sulle Primarie è che non sono state una grande cosa. Sono stata l’ennesima prova di forza di questa dirigenza prepotente, distaccata dalla realtà, inconcludente e soprattutto alla stessa stregua della dirigenza del centro-destra.
Si è visto l’apparato, la nomenclatura, le Truppe Cammellate al massimo della propria forza. Si è visto un vecchio modo di fare politica ritornare a galla con forza in quella melma che loro stessi hanno creato.
A fronte di questo, tutto quanto scritto prima non vale niente, se proposto da questa classe politica militante e radicale del PD. Quindi a tutte le volte che ho scritto “era difficile?” la risposta giusta è “era impossibile!” per Bersani e per i suoi. Era impossibile perché la credibilità di questo filone politico è finita. Finita del tutto.
Potrebbe essere un normale corso delle cose, ma il bello deve ancora venire. E tutto si concretizza nell’atteggiamento ancora una volta  presuntuoso dei dirigenti e delle Truppe Cammellate.
La critica feroce a chi prende il consenso degli italiani. I Grillini non sanno niente! Non hanno le competenze! Che esperienza hanno maturato? Allora giro la domanda al PD:  una Moretti, un Fassina, un Fassino, una Bindi, un D’Alema, un Letta, un Franceschini che competenze hanno? Quali sono le loro esperienze? Che cosa sanno dell’attuale società?
E in maniera diretta, con una piramide che fa scendere dall’alto questa incompetenza e questa distanza, lo vediamo nelle amministrazioni locali, dalle regioni, fino ai comuni. E proprio qui che il PD ha perso il contatto con la realtà, l’interfaccia non è più il cittadino, ma il politico con cui fare carriera, sia esso dello stesso partito o anche di un altro. I luoghi da frequentare sono le sedi esclusive dei partiti. A corredo si indicono finti incontri con la cittadinanza per parlare del nulla, tra lo sbigottimento dei partecipanti e la delusione di chi ancora credeva che qualcosa poteva cambiare. Si passa il tempo nell’affrancarsi posizioni o a tutelare quelle conquistate, si divide la popolazione dall’Amministrazione, ormai intrisa da anni di ideologizzazione sfrenata di personaggi che girano con la kefia al collo, polacchine e eskimo, ciondolanti tra un caffè ed un altro. Distanti come i loro leader. Leader che ormai non rappresentano nessuno perché non si confrontano con nessuno.
L’esempio lampante è l’ennesima discussione sulla “rete”, con il vizio di parlare di ciò che non si conosce. Lo dimostra questo sito dove nessuno con una carica istituzionale ha commentato i risultati delle elezioni, con nessuno che ha avuto la briga di interloquire con un Capogruppo, niente e nessuno, lo stesso su Facebook. Impavidi ed eroici nel fermare il tempo, di fronte a nuovi mezzi, mezzi che usati con coscienza e modo renderebbero il contatto con la gente più facile. Mezzi che usati con coscienza e astuzia potevano essere anche di appannaggio del PD e non solo di altri. Ma dimentico sempre che per 19 anni la corsa è stata fatta su B. e lui, escluso qualche sito non nominabile, non bazzica il web.

Dell’attuale dirigenza, da Roma fino alle sedi locali, non voglio parlare dell’argomento Matteo Renzi, l’unica domanda che pongo è questa: dove sono le Bindi ed i D’Alema pronti e scattanti il 25 novembre sera a ridere e ghignare di fronte ad una telecamera? Dove sono? Sono a cercare di riportare a casa un altro strepitoso risultato con un governo delle larghe intese, coinvolgendo di nuovo il PDL, con una persona di riferimento e mettere fuori gioco il 25% degli italiani.

Le soluzioni per una rinascita.
Direi del tutto impossibile con questa classe dirigente. Tra le prime cose che ti insegnano a scuola quando ti danno da risolvere un “problema” è leggere bene i dati. L’attuale dirigenza e tutte le Truppe Cammellate, di fronte al problema: ho 10 mele, ne mangio 3, quante mele restano? Rispondono che è demagogico e populista parlare di mele, che non è vero che sono state mangiate, che le mele era 12 e soprattutto che loro lo avevano detto da anni.
La soluzione è un ricambio che deve avvenire dal basso senza vincoli dall’alto, in modo che la gente possa tornare a vivere il proprio paese. Paese inteso come nazione e come borgo. Il cambiamento non può avvenire solo dopo una cocente sconfitta elettorale, aspettando che questa arrivi, il cambiamento fa fatto accadere. Abbiamo scherzato e riso con angoscia sull’idea che una legge sulla corruzione e sulla mafia potesse essere varata da un governo Berlusconi. Io ho la stessa angoscia all’idea che questo partito possa diventare “il Partito Democratico” tramite Bindi, Camusso, Vendola, D’Alema, ancora pugni alzati, profumi di sinistra, tacchini, giaguari, kefia al collo, polacchine e eskimo, aizzare lavoratori contro datori di lavoro, inciuciare con banche, fregarsene della gente e del normale vivere.
Solo cambiando, con persone nuove, sconnesse dal sistema partito, con idee da condividere e dedite alla partecipazione della gente, per poter capire i loro reali problemi e poter spiegare loro quali sono le possibili soluzioni.
Solo cambiando, con persone che sono state elette e non che si sentano degli eletti. I veri unti dal signore li ho visti nel PD, detentori di un sapere divino pronti solo a considerare gli altri inferiori. Persone a cui sia possibile leggere in faccia: ho la fortuna di rappresentarti e quindi l’onore e non “io sono eletto e quindi mi eleggo”.
Non tutto è da buttare, perché all’interno del PD molte sono le persone che chiedevano un cambiamento, con ragionevolezza e proposte, ma sono state spazzate via dalle Truppe Cammellate e dalla farsa delle primarie.
Sono d’accordo con “mettiamo insieme la parte sana del nostro partito e proviamoci” espressa dal Capogruppo Lari, ma aprendo a facce nuove e idee nuove, attuali.
Ultima nota sull’argomento facce nuove e idee nuove, attuali. Da non confondere con “giovani” e cadere nella trappola della rottamazione generazionale che l’attuale dirigenza e le Truppe Cammelate hanno organizzato per sottrarre voti a Renzi nelle Primarie. Sono da rottamare una Bindi di soli 62 anni (lo so ha solo 62 anni!) sia le vetuste Serracchiani e Moretti o il brillante 47enne Fassina. Ma le Truppe Cammellate sono state fortissime e sono riuscite a mettere contro 2 generazioni dello stesso partito.

Le condizioni per una sopravvivenza.
Ripartire da soli, con il pegno da pagare per questo, con facce nuove, con l’idea che prima di tutto ci si confronta sulle proposte e non sulle persone.
Ripartire con una classe dirigente non professionista che vede la politica come un servizio a tempo determinato, persone che vengono da esperienze reali, vissute e maturate e che finito il loro servizio tornano alla normale vita, siano essi impiegati, piccoli e medi imprenditori, lavoratori, agricoltori, tutti insomma.
Ripartire con l’idea che prima di tutto si rende noto ciò che si fa ed il motivo per cui si è fatto. Con tutti i mezzi di comunicazione possibili: dalla rete, alle piazze, ai manifesti, alle chiacchierate su un angolo di una strada. Cercando di imparare anche dagli altri. Lo smacco più grande che il M5S ha dato al PD è che tutti lo associavano e lo associano al popolo di internet e poi ha portato centinaia di migliaia di persone nelle piazze. Le piazze, il primo luogo, quello germinale, primordiale, dove è stata fatta politica. La gente tra la gente, in barba alla freddezza di un video ed un mouse.

Alessandro Faggioli
(membro dell'assemblea PD Lastra a Signa)

giovedì, marzo 07, 2013

Il sistema "rottamato"


“Rottamazione”. Quante parole, quante disquisizioni si sono fatte su questa parola ai tempi, che sembrano ormai distanti anni luce, delle primarie, il periodo in cui il nostro partito era chiamato a scegliere il candidato premier per le politiche di Febbraio; si è detto che era un termine inappropriato, che non poteva essere utilizzato per apostrofare alcuni, molti, politici di professione ormai “triti” , che non si poteva, in nome di quel termine, aprire una nuova stagione di confronto attraverso la quale una nuova generazione si insediasse a dirigere il nostro bel paese.
Ha fatto paura la “rottamazione”, ma non ai semplici elettori, non a chi sinceramente ha sostenuto un candidato diverso da quello che questa “strada” proponeva, essa ha spaventato coloro che nel cambiamento radicale hanno intravisto la possibilità di perdere il loro piccolo centro di potere senza pensare il prezzo che l’Italia avrebbe pagato, qualunque poi fosse stato l’esito delle urne, in termini di crescita e di opportunità per le generazioni a divenire.
Diciamoci la verità era impossibile non avvertire che le persone, onesti lavoratori al di fuori dall’apparato, ci chiedevano una svolta, stanche del quotidiano sopravvivere, stanche delle ruberie che a vari livelli politici si sono consumate negli ultimi anni e mesi, stanche di non riuscire a pianificare la propria vita se non vivendo alla giornata, e noi per tutta risposta abbiamo messo su delle primarie con una regolamentazione tale da cercare di soffocare questo bisogno, come se il contendere fosse solo dentro al partito, quando invece l’urlo veniva da fuori e ci chiedeva a gran voce di  cambiare contenuti, modi e sopratutto le persone che per troppi anni avevano calcato la scena politica nazionale. Il caro Massimo Lari, che ringrazio per avere per primo messo su carta un sentimento da me e da molti altri condiviso, bene ha descritto la stagione che ci ha portato alle primarie ed aggiungo solo che “gli umani” magari non hanno visto ma si sono accorti che quel contendere aveva preso una piega diversa da quella che speravano e che difficilmente chi era parte del sistema sarebbe riuscito a cambiarlo.
E poi?
E poi ci sono state le elezioni e quella parola, quel concetto tanto  bistrattato, “rottamazione”, ha fatto il suo ingresso in pompa magna sotto gli occhi e nella vita di tutti, non risparmiando nessuno, solo che invece di farlo in maniera strutturata e responsabile, come molti di noi chiedevano (ma evidentemente nel partito, solo nel partito, non ci hanno capito…….), lo ha fatto in maniera “urlante”, rabbiosamente, dalle piazze, a seguito di un solo uomo che in pochi mesi ha messo su quello che oggi è il primo “partito” italiano che di fatto, non solo ha vinto le elezioni, ma ha anche messo in crisi il sistema bipolare che da ormai 20 anni ci faceva compagnia. Inutile dire che per noi è stata una sonora sconfitta, lo è stata nei numeri, circa tre milioni e mezzo di voti in meno rispetto al 2008, lo è stata nelle concezione delle alleanze, ormai è chiaro che alla nostra sinistra non c’è più nessuno, ma soprattutto lo è stata perché i nostri alti dirigenti hanno fallito in quello che è lo scopo primario di un partito politico, ovvero dare voce alle esigenze delle persone e programmare per loro il migliore dei futuri possibili. Oltre la sconfitta poi anche la beffa perché quella maggioranza alla camera dei deputati, “dopata” da una sciagurata legge elettorale, che la nostra coalizione ha conseguito ci impone di trovare un rimedio ad una situazione di ingovernabilità che mai, in questi termini, si era presentata nei palazzi romani. La verità è che inseguire ed assecondare uno degli altri due schieramenti presenti in parlamento, utili a formare una maggioranza anche in senato, sarebbe per noi un fallimento ulteriore e credo segnerebbe la fine politica del nostro partito.
Uscire da questa crisi post elettorale non sarà facile, anche il normale iter istituzionale sembra messo a dura prova da questa situazione, ma per noi, se vogliamo che il PD sopravviva adesso e negli anni, la strada è obbligata. L’attuale classe dirigente, una volta affrontata responsabilmente questa transizione, credo debba essere profondamente rinnovata ed il rinnovamento deve passare anche attraverso le liste di quelli che saranno i futuri parlamentari, cambiare infatti il solo candidato premier servirebbe a ben poco, inserendo persone innovatrici e capaci che questo partito ha nelle sue fila e che aspettano solo di essere messe alla prova. Gli italiani si aspettano da noi proposte che affrontino risolvano le emergenze del paese, programmandone il futuro, e che demoliscano tutti quei privilegi che hanno fatto della classe politica una casta lontana anni luce dalla realtà. Questo è il momento di rischiare il tutto e per tutto e solo se riusciremo a dimostrare con i fatti che abbiamo recepito il messaggio che gli elettori attraverso il voto ci hanno mandato possiamo sperare di rimettere in carreggiata questa Italia e questo partito.
p.s: in queste righe ho sempre utilizzato il termine “noi” perché il sottoscritto si sente, dentro al partito, parte di una squadra e come tale se la squadra perde la responsabilità va condivisa. Io il peso della responsabilità lo sento anche se ero fra quelli, tanti, che la necessità del cambiamento l’aveva intuita, spero altresì che chi si è adoperato affinchè questo cambiamento non avvenisse lo stesso peso lo senta un po’ di più.

Emanuele Caporaso
(Segreteria PD Lastra a Signa)

mercoledì, marzo 06, 2013

Gli otto punti del Partito Democratico



Proposta del Segretario alla Direzione del Partito Democratico per lo sviluppo, la crescita e il cambiamento

1. Fuori dalla gabbia dell’austerità.
Il Governo italiano si fa protagonista attivo di una correzione delle politiche europee di stabilità. Una correzione irrinunciabile dato che dopo 5 anni di austerità e di svalutazione del lavoro i debiti pubblici aumentano ovunque nell’eurozona. Si tratta di conciliare la disciplina di bilancio con investimenti pubblici produttivi e di ottenere maggiore elasticità negli obiettivi di medio termine della finanza pubblica. L’avvitamento fra austerità e recessione mette a rischio la democrazia rappresentativa e le leve della governabilità. L’aggiustamento di debito e deficit sono obiettivi di medio termine. L’immediata emergenza sta nell’economia reale e nell’occupazione.

2. Misure urgenti sul fronte sociale e del lavoro
- Pagamenti della Pubblica Amministrazione alle imprese con emissione di titoli del tesoro dedicati e potenziamento a trecentosessanta gradi degli strumenti di Cassa Depositi e Prestiti per la finanza d’impresa.
- Allentamento del Patto di stabilità degli Enti locali per rafforzare gli sportelli sociali e per un piano di piccole opere a cominciare da scuole e strutture sanitarie.
- Programma per la banda larga e lo sviluppi dell’ICT.
- Riduzione del costo del lavoro stabile per eliminare i vantaggi di costo del lavoro precario e superamento degli automatismi della legge Fornero.
- Salario o compenso minimo per chi non ha copertura contrattuale.
- Avvio della universalizzazione delle indennità di disoccupazione e introduzione di un reddito minimo d’inserimento.
- Salvaguardia esodati.
- Avvio della spending review con il sistema delle autonomie e definizione di piani di riorganizzazione di ogni Pubblica Amministrazione.
- Riduzione e redistribuzione dell’IMU secondo le proposte già avanzate dal PD.
- Misure per la tracciabilità e la fedeltà fiscale, blocco dei condoni e rivisitazione delle procedure di Equitalia.
Ciascun intervento sugli investimenti e il lavoro sarà rafforzato al Sud, anche in coordinamento con i fondi comunitari.
 
3. Riforma della politica e della vita pubblica
- Norme costituzionali per il dimezzamento dei Parlamentari e per la cancellazione in Costituzione delle Province.
- Revisione degli emolumenti di Parlamentari e Consiglieri Regionali con riferimento al trattamento economico dei Sindaci.
- Norme per il disboscamento di società pubbliche e miste pubblico-private.
- Riduzione costi della burocrazia con revisione dei compensi per doppie funzioni e incarichi professionali.
- Legge sui Partiti con riferimento alla democrazia interna, ai codici etici, all’accesso alle candidature e al finanziamento.
- Legge elettorale con riproposizione della proposta PD sul doppio turno di collegio.
 
4. Voltare pagina sulla giustizia e sull’equità
- Legge sulla corruzione, sulla revisione della prescrizione, sul reato di autoriciclaggio.
- Norme efficaci sul falso in bilancio, sul voto di scambio e sul voto di scambio mafioso.
- Nuove norme sulle frodi fiscali.

5. Legge sui conflitti di interesse, sull’incandidabilità, l’ineleggibilità e sui doppi incarichi.
Le norme sui conflitti di interesse si propongono sulla falsariga del progetto approvato dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera nella XV Legislatura che fa largamente riferimento alla proposta Elia-Onida-Cheli-Bassanini.

6. Economia verde e sviluppo sostenibile
- Estensione del 55% per le ristrutturazioni edilizie a fini di efficienza energetica.
- Programma pubblico-privato per la riqualificazione del costruito e norme a favore del recupero delle aree dismesse e degradate e contro il consumo del suolo.
- Piano bonifiche.
- Piano per lo sviluppo delle smart grid.
- Rivisitazione e ottimizzazione del ciclo rifiuti (da costo a risorsa economica). Conferenza nazionale in autunno.

7. Prime norme sui diritti
- Norme sull’acquisto della cittadinanza per chi nasce in Italia da genitori stranieri e per minori nati in Italia.
- Norme sulle unioni civili di coppie omosessuali secondo i principi della legge tedesca che fa discendere effetti analoghi a quelli discendenti dal matrimonio e regola in modo specifico le responsabilità genitoriali.
- Legge sul femminicidio.
 
8. Istruzione e ricerca
- Contrasto all’abbandono scolastico e potenziamento del diritto allo studio con risorse nazionali e comunitarie.
- Adeguamento e messa in sicurezza delle strutture scolastiche nel programma per le piccole opere.
- Organico funzionale stabile, piano per esaurimento graduatorie dei precari della scuola e reclutamento dei ricercatori.


Queste proposte, che non sono ovviamente esaustive di un programma di governo e di legislatura, ma che segnano un primo passo concreto di cambiamento, vengono sottoposte a una consultazione sia riferita alle priorità sia ai singoli contenuti. A questo fine verranno messi in rete l’elenco delle proposte e, via via per ogni singolo punto, i relativi progetti di legge o le specificazioni di dettaglio in modo da consentire una partecipazione attiva alla elaborazione e all’arricchimento dei contenuti.

martedì, marzo 05, 2013

Giovani Democratici - La cultura e le tradizioni del popolo SAHARAWI.

Mercoledì 6 Marzo presso il circolo Arci le due strade Tripetetolo a Lastra a Signa alle ore 20.00, si terrà un'apericena etnica, organizzata dai Giovani Democratici di Lastra a Signa.
 

A seguire si terrà un dibattito sulla storia, la cultura e le tradizioni del popolo SAHARAWI.

Introduce
Duccio Zingoni,segretario GD Lastra a Signa

Interverranno:
Giulio Mariani, consigliere comunale Sesto Fiorentino
Riccardo Zammarchi.
Un membro dell'associazione Ban Slout Larbi.


Per prenotazioni:3382433864. 
Il ricavato sarà devoluto in beneficienza.


Appello al Segretario Pierluigi Bersani


Riprendiamo il testo, leggermente modificato,  di un appello promosso dai Segretari di Circolo Pd di  Firenze, dal Pd Coordinamento Cittadino di Firenze e condivisa con il Segretario Metropolitano Patrizio Mecacci,  sommandoci ai tanti appelli e petizioni che in queste ore si stanno diffondendo tramite la rete.



Caro Bersani,
abbiamo fiducia in te e sosteniamo con convinzione il progetto per il futuro governo che hai delineato, che non prevede un accordo di larghe intese,  e che confidiamo verrà unanimamente condiviso dalla direzione nazionale di mercoledì.  

Nel pieno rispetto delle prerogative del Capo dello Stato ci auguriamo che sia tu il Presidente incaricato. 
fronte della precaria situazione parlamentare, di risultati che chiedono un profondo rinnovamento, della drammatica crisi economica che travaglia il paese, siamo sicuri che saprai proporre alle Camere  e alla responsabilità di ogni singolo parlamentare un programma di svolta radicale, che non : centrato sui temi della moralità, sul lavoro, sulla tutela dei beni comuni, sulla lotta alla criminalità economica, sul conflitto di interessi, sulla legge elettorale e sulla riforma delle istituzioni, sui costi della politica, sulla riduzione dei parlamentari. Leggi e riforme che restituiscano sovranità ai cittadini, efficienza alle istituzioni, dignità al lavoro e fiducia nel futuro.
Per dare più credito alla volontà di cambiamento di cui sei interprete, chiediamo  tuo tramite a tutti i neoeletti parlamentari l'applicazione del codice etico del partito e a tutto il gruppo dirigente di compiere un'azione unitaria e coesa di tutto a sostegno del tuo non facile tentativo per il bene del Paese.



sabato, marzo 02, 2013

Riflessioni post voto del capogruppo PD di Lastra a Signa

Ora che le urne sono aperte ed è sotto gli occhi di tutti quello che è accaduto, dopo che sono stato in silenzio per questi mesi, non posso fare a meno di esprimere alcuni pensieri che mi sono passati per la testa, nella pancia e nel cuore da novembre in poi e condividere con altri quelli che per me sono stati questi ultimi miei 4 mesi dentro il PD.

Innanzitutto credo sia opportuno sgombrare il campo su un punto, il PD queste elezioni le ha perse di brutto, le ha perse innanzitutto perché non ha la maggioranza per governare il paese e tutti i discorsi tipo “siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto” sono solo puro politichese e non possono essere né condivisi né tollerati. Le ha perse perché è riuscito a dilapidare un vantaggio in termini di consensi forse mai stato così ampio nella storia di questo paese e nonostante la politica sciagurata che la destra ha fatto negli ultimi anni, portando il paese sull’orlo del baratro, non siamo riusciti a vincere neanche questa volta, neanche Occhetto con la sua “gioiosa macchina da guerra” era riuscito a fare un capolavoro al contrario così. 

Ma soprattutto il PD ha perso, perché non è riuscito a capire i bisogni della gente, il bisogno di dare segnali chiari e forti che andassero nella direzione del vero rinnovamento, ma non solo nelle persone, ma soprattutto nei modi di approcciarsi ai problemi, con chiarezza, determinazione, ma soprattutto speranza. In questi mesi di campagna elettorale l’unico messaggio che il PD è riuscito a far passare è stato quello che Bersani era una brava persona, ma purtroppo non siamo riusciti a trasmettere nessuna speranza, nessuna volontà di cambiare davvero questo paese. Siamo riusciti a trasmettere solo l’immagine di un partito votato ai tatticismi e alla conservazione dell’esistente. Ci siamo fatti forti del fatto che Berlusconi era il “giaguaro” impresentabile e che la gente non lo avrebbe rivotato (cosa poi non vera, perché molti lo hanno anche rivotato) Siamo apparsi spocchiosi, distanti dalla gente normale e l’onda positiva generata dalle primarie si è ben presto esaurita di fronte a un’inesistenza assoluta di chiarezza nelle cose che proponevamo. E in tutto questo guardare a noi stessi non ci siamo accorti dell’onda di piena che stava arrivando e che ci avrebbe travolto. 

Non credo che il voto al Movimento 5 stelle di Grillo sia stato determinato da una condivisione di tutti i punti del suo programma, ma in buona parte semplicemente dal fatto che rappresentava la rottura con un mondo politico oramai compromesso da tutte le nefandezze che sono state fatte in questi anni (MPS, Regione Lazio, Regione Lombardia, etc, etc). 

Grillo è apparso come la rottura, Grillo ha rappresentato la speranza per la gente normale di poter appropriarsi finalmente del proprio futuro. 

In poche parole ha fatto quello che aveva la possibilità di poter fare il PD e non ha voluto fare, questo era il concetto della “rottamazione” proposta da Matteo Renzi durante le primarie, dare una speranza alla gente, dare una speranza alla gente “normale” tramite proposte chiare portate avanti da persone nuove. 

Abbiamo fatto perdere una grande occasione, non al PD, ma all’Italia.

Oggi, le cose sono andate come sono andate, purtroppo ero stato cattivo profeta, dopo le primarie avevo previsto purtroppo un esito di questo tipo e oggi che mi arrivano messaggi e telefonate per dirmi che “avevo ragione” io a tutti rispondo che come diceva mia nonna purtroppo la ragione si dà ai bischeri e oggi non serve a niente. 

Voglio però anche raccontare quello che ho vissuto e che ho visto in questi ultimi mesi e come direbbe il replicante di Blade Runner “ ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi”.

In questi mesi ho visto ragazzotti pieni di quella spocchia supponente determinata dalla convinzione di una certa sinistra di essere superiore culturalmente agli altri, fare cose durante le primarie come il peggior politicante, mettere in atto giochini e tattiche di piccolo cabotaggio, trincerandosi dietro regole, regoline e cavilli, degni del miglior azzeggagarbugli, pur di fare il minor numero di seggi possibile per far votare meno gente possibile, perché questo avrebbe sicuramente favorito un candidato anziché un altro. 

Ho visto sempre questi ragazzotti non avere nessun ritegno nel far passare da deficienti chi invece era semplicemente in buona fede e tranquillamente confidava nella buona fede altrui. 

Tutto questo con l’intento non di far partecipare più gente possibile alle primarie per avvicinarle al PD, ma semplicemente per ottenere un mero tornaconto immediato per il candidato da loro sostenuto in termini di risultato. 

Ho visto politici di professione parlare di “politica vera” raccontare di cose e meccanismi distanti dalla gente normale. 

Ho visto amici che mi hanno considerato un nemico e diffidato di me vedendomi per loro un pericolo.

Ho visto il mio segretario metropolitano, che io ho sostenuto tra l’altro al congresso, venire nel mio Comune e inveire tutta la sera contro qualcuno senza esprimere un concetto positivo o di speranza per il futuro. 

Ho visto tanta gente che è venuta al seggio a fare la fila, ha pagato due euro e ci ha chiesto di darle voce. Ma ho visto anche qualcuno che faceva loro le “radiografie” per capire se fossero degni di partecipare, non perché erano delinquenti, ma perché semplicemente non avevano alle spalle una storia di specchiata militanza a sinistra. 

Ho visto gente che mi chiamava per capire come poter fare a votare al ballottaggio, la cui voglia di partecipazione si è scontrata contro un muro di regole e regoline culminate con l’esame delle loro domande da parte di una commissione “inquisitoria” che non si è neppure degnata di rispondergli.
Non credo che questa gente poi abbia votato PD.

Ho visto un partito, il PD, che quando è nato era riformista diventare improvvisamente progressista non riuscendo ad oggi a capirne ancora il motivo.

Ho visto il mio entusiasmo e la mia passione per la politica smarrirsi di fronte a tutto questo. 

Questo ho visto ed ho vissuto da dentro il PD in questi mesi. E oggi dopo i risultati di lunedì scorso che fare? 
Non lo so adesso cosa sia possibile fare, come credo che non lo sappia la maggior parte di tutti noi.
Proviamo innanzitutto a fare qualcosa nell’interesse di questo paese.
Sicuramente non è nell’interesse dell’Italia muoversi su schemi fallimentari come pensare di offrire la presidenza della Camera e del Senato a Grillo e Berlusconi. 
Aboliamo il finanziamento pubblico ai partiti, facciamo rinunciare i parlamentari e i consiglieri regionali a vitalizi e quanta’altro, togliamoci di dosso la spocchia di considerarci culturalmente superiori agli altri e cominciamo a non considerare “brutti sporchi e cattivi” tutti quelli che in questi anni hanno votato diverso da noi. Proponiamo un modello di sviluppo sostenibile senza magari sognare grandi opere e proviamo soprattutto a ridare una speranza di futuro a questo paese. 
Mettiamo insieme la parte “sana” del nostro partito e proviamoci.

Massimo Lari