“Rottamazione”. Quante parole,
quante disquisizioni si sono fatte su questa parola ai tempi, che sembrano
ormai distanti anni luce, delle primarie, il periodo in cui il nostro partito
era chiamato a scegliere il candidato premier per le politiche di Febbraio; si
è detto che era un termine inappropriato, che non poteva essere utilizzato per
apostrofare alcuni, molti, politici di professione ormai “triti” , che non si
poteva, in nome di quel termine, aprire una nuova stagione di confronto
attraverso la quale una nuova generazione si insediasse a dirigere il nostro
bel paese.
Ha fatto paura la
“rottamazione”, ma non ai semplici
elettori, non a chi sinceramente ha sostenuto un candidato diverso da quello che
questa “strada” proponeva, essa ha spaventato coloro che nel cambiamento
radicale hanno intravisto la possibilità di perdere il loro piccolo centro di
potere senza pensare il prezzo che l’Italia avrebbe pagato, qualunque poi fosse
stato l’esito delle urne, in termini di crescita e di opportunità per le
generazioni a divenire.
Diciamoci la verità era
impossibile non avvertire che le persone, onesti lavoratori al di fuori
dall’apparato, ci chiedevano una svolta, stanche del quotidiano sopravvivere,
stanche delle ruberie che a vari livelli politici si sono consumate negli
ultimi anni e mesi, stanche di non riuscire a pianificare la propria vita se
non vivendo alla giornata, e noi per tutta risposta abbiamo messo su delle
primarie con una regolamentazione tale da cercare di soffocare questo bisogno,
come se il contendere fosse solo dentro al partito, quando invece l’urlo veniva
da fuori e ci chiedeva a gran voce di
cambiare contenuti, modi e sopratutto le persone che per troppi anni
avevano calcato la scena politica nazionale. Il caro Massimo Lari, che
ringrazio per avere per primo messo su carta un sentimento da me e da molti
altri condiviso, bene ha descritto la stagione che ci ha portato alle primarie
ed aggiungo solo che “gli umani” magari non hanno visto ma si sono accorti che
quel contendere aveva preso una piega diversa da quella che speravano e che
difficilmente chi era parte del sistema sarebbe riuscito a cambiarlo.
E poi?
E poi ci sono state le elezioni
e quella parola, quel concetto tanto
bistrattato, “rottamazione”, ha fatto il suo ingresso in pompa magna
sotto gli occhi e nella vita di tutti, non risparmiando nessuno, solo che
invece di farlo in maniera strutturata e responsabile, come molti di noi
chiedevano (ma evidentemente nel partito, solo nel partito, non ci hanno
capito…….), lo ha fatto in maniera “urlante”, rabbiosamente, dalle piazze, a
seguito di un solo uomo che in pochi mesi ha messo su quello che oggi è il
primo “partito” italiano che di fatto, non solo ha vinto le elezioni, ma ha
anche messo in crisi il sistema bipolare che da ormai 20 anni ci faceva
compagnia. Inutile dire che per noi è stata una sonora sconfitta, lo è stata
nei numeri, circa tre milioni e mezzo di voti in meno rispetto al 2008, lo è
stata nelle concezione delle alleanze, ormai è chiaro che alla nostra sinistra
non c’è più nessuno, ma soprattutto lo è stata perché i nostri alti dirigenti
hanno fallito in quello che è lo scopo primario di un partito politico, ovvero
dare voce alle esigenze delle persone e programmare per loro il migliore dei
futuri possibili. Oltre la sconfitta poi anche la beffa perché quella
maggioranza alla camera dei deputati, “dopata” da una sciagurata legge
elettorale, che la nostra coalizione ha conseguito ci impone di trovare un
rimedio ad una situazione di ingovernabilità che mai, in questi termini, si era
presentata nei palazzi romani. La verità è che inseguire ed assecondare uno
degli altri due schieramenti presenti in parlamento, utili a formare una
maggioranza anche in senato, sarebbe per noi un fallimento ulteriore e credo
segnerebbe la fine politica del nostro partito.
Uscire da questa crisi post
elettorale non sarà facile, anche il normale iter istituzionale sembra messo a
dura prova da questa situazione, ma per noi, se vogliamo che il PD sopravviva adesso
e negli anni, la strada è obbligata. L’attuale classe dirigente, una volta
affrontata responsabilmente questa transizione, credo debba essere
profondamente rinnovata ed il rinnovamento deve passare anche attraverso le
liste di quelli che saranno i futuri parlamentari, cambiare infatti il solo
candidato premier servirebbe a ben poco, inserendo persone innovatrici e capaci
che questo partito ha nelle sue fila e che aspettano solo di essere messe alla
prova. Gli italiani si aspettano da noi proposte che affrontino risolvano le
emergenze del paese, programmandone il futuro, e che demoliscano tutti quei
privilegi che hanno fatto della classe politica una casta lontana anni luce
dalla realtà. Questo è il momento di rischiare il tutto e per tutto e solo se
riusciremo a dimostrare con i fatti che abbiamo recepito il messaggio che gli
elettori attraverso il voto ci hanno mandato possiamo sperare di rimettere in
carreggiata questa Italia e questo partito.
p.s:
in queste righe ho sempre utilizzato il termine “noi” perché il sottoscritto si
sente, dentro al partito, parte di una squadra e come tale se la squadra perde
la responsabilità va condivisa. Io il peso della responsabilità lo sento anche
se ero fra quelli, tanti, che la necessità del cambiamento l’aveva intuita,
spero altresì che chi si è adoperato affinchè questo cambiamento non avvenisse lo
stesso peso lo senta un po’ di più.
Emanuele Caporaso
(Segreteria
PD Lastra a Signa)
MA QUESTA GENTE QUI L'AVEVATE NASCOSTA PER LE ELEZIONI???!!
RispondiEliminaRob
Le primarie sono state un grande momento, intenso ed impegnativo, e queste persone, come tante altre, si sono confrontate e hanno esposto le proprie idee suprattutto in quella occasione. Dopo le primarie il nostro partito si e' seduto, il confronto e' diminuito per non "urtare" le varie anime uscite dal voto. Questo ha reso la nostra campagna elettorale sterile e supponente. Pensavamo di aver gia' dato con le primarie ed e' stato un errore che adesso paga, per la situazione di ingovernabilita' in cui ci troviamo, il partito ed il paese.
RispondiEliminaPremetto che sono una elettrice, non militante, del PD. Condivido le riflessioni ma la domanda è un'altra: se nel partito ci sono queste idee e queste risorse perchè poi al vertice si parla di tutt'altre cose e in un linguaggio completamente diverso?
RispondiEliminaR.M