Per
l’ennesima volta il PD ha perso delle elezioni. Usare il verbo perdere anche
per tutte le tornate elettorali dal ’94 ad oggi e quanto mai azzeccato. Lo è perché
l’alternativa ha per ben 19 anni servito su piatti (più che piatti, un servizio
completo) d’argento le occasioni e gli argomenti per una vittoria netta ogni
volta che gli italiani si sono recati a votare. Quindi anche quelle vinte con
qualche punto percentuale sono da ritenersi perse dal punto di vista politico.
Sconfitte certificate anche dall'inconsistenza delle alleanze messe in campo.
Gli
scenari in questi lunghi 19 anni, che ad oggi potrebbero diventare
tranquillamente oltre 20 sono stati variegati, ma la dirigenza del
centro-sinistra non ne ha mai colto l’essenza.
I
motivi di una sconfitta
Prima
di tutto per quella parola che hanno sempre in bocca, sinistra. Se vuoi essere
Democratico e rifarti a modelli moderni di schemi bipolari (con tutti i commenti
positivi o negativi che a questo sistema si vuole dare) non puoi esordire con
“profumo di sinistra”. Non è solo un errore di comunicazione, ma soprattutto un
marchio a fuoco sulla tua politica che difficilmente potrai rendere
democratica. Festeggiare a pugni alzati come ex-voto fatto al tuo alleato
Vendola o, peggio ancora, alla tua alleata Camusso, non ti aiuta.
Gli
errori che a prima vista sembrano essere solo di comunicazione hanno radici ben
più lontane e sono ideologici.
Ma
in realtà, nella sostanza, l’attuale combriccola del Bersa non si è rifatta
neanche a un’ideologia, ha solo tirato a campare, dilapidando 3,5 milioni di
voti, riferiti ad un’esperienza fallimentare come quella di Veltroni, quindi,
in realtà molti di più.
Ma
d’altra parte c’era da mantenere il posto all'attuale dirigenza/nomenclatura, e
di seguito a tutta la piramide di dirigenti locali, fino agli scagnozzi sul
territorio, ribattezzati Truppe Cammellate, pronti a difendere l’indifendibile
e soprattutto pronti a schiantarsi contro un muro, pur di godere delle
gratifiche personali che i colonnelli di dette truppe hanno distribuito e distribuiscono
come zuccherini ad animali ammaestrati.
Dividiamo
l’analisi dai problemi di comunicazione.
Senza
impartire lezioni, credo che chiunque mi legga potrà convenire con il fatto
che, nel proporre qualcosa, questo debba essere prima di tutto attuale, di
interesse e, trattandosi di politica e di soluzioni a dei problemi (che son
diventati ormai degli enormi problemi), tale proposta debba esser fatta con dei
dati tangibili, con dei numeri, con dei si e dei no, con qualcosa di netto,
senza avere paura di dirlo.
Iniziamo
con lo slogan? Iniziamo: Italia giusta. Sempre meglio di Italia ingiusta o
addirittura Italia che fa schifo. Che vuol dire giusta se non la riempi di
contenuti? Qual è l’Italia giusta? Quella che ammazzerebbe tutti quelli che
hanno una libera impresa o quella che non pagherebbe neanche un euro di tasse?
L’Italia
giusta è quella della sanità lombarda o della sanità di Massa Carrara? E’
quella della Polverini e Batman o quella dell’Ilva, provincia di Taranto,
regione Puglia? L’Italia giusta è quella del Monte dei Paschi di Siena?
Non
dà speranze e non dà soluzioni.
Proviamo
ad analizzare alcuni argomenti che poi proprio il M5S, se pur con risposte
diverse, ha preso in esame e provato a sua volta a dare le sue risposte. Condivisibili
o no, ma ha dato quei dati tangibili, con dei numeri, con dei si e dei no, con
qualcosa di netto, senza avere paura di dirlo. Con tutte le conseguenze del
caso. Anche quello di essere populisti.
Ecco
gli argomenti trattati in maniera superficiale, senza emozione, senza nessuna
opinione o proposta da parte del PD che invece gli avversari, ripeto con
proposte criticabili o no, hanno trattato.
Argomenti
a cui provo a dare un verso, ovviamente secondo il mio punto di vista, anche
come esempio di una possibile modalità di comunicazione:
- Lavoro. Il lavoro è centrale! Che cosa vuole dire? Certo che è centrale, ma così si fa la stessa campagna elettorale di Cicciolina: vorrei un mondo dove tutti si amano, senza guerre. Si poteva proporre: sgravio fiscale per le nuove assunzioni. Un valore percentuale preciso, per x anni, un altro valore preciso, un numero. Lo stesso valore espresso per tutta la campagna elettorale, con chiarezza. Lo ha fatto Berlusconi ed il bello è che il PD non è riuscito ne a fare una proposta alternativa, ne a contraddire quella fatta da B. Era difficile?
- IMU. Esenzione per la prima casa fino ad un valore catastale di tot mila€ parametrizzato al reddito del nucleo familiare residente. Scaglioni per valori superiori. IMU 2° e successive case, scalatura % in base al totale del valore catastale, senza parametrizzazione sul reddito. Cifre con chiarezza le stesse per tutta la campagna elettorale, con chiarezza. Un’ipotesi di gettito, proposte per l’utilizzo di questi soldi. Niente. Era difficile?
- Equitalia. Chi non ha pagato multe del codice della strada, bollette arretrate e cose del genere in un modo o nell’altro le dovrà pagare, altrimenti si valica il limite della truffa. Detto questo mettere o variare limiti sul pignoramento della prima casa o sulle attrezzature di un’attività o cose del genere. Valutarle, scegliere le modalità e portarle avanti per tutta la campagna elettorale, con chiarezza. Era difficile?
- Legge elettorale. Vuoi dire: o si cambia legge elettorale o non si fa niente! Vuoi dire che legge elettorale vorresti, ma una. No D’alema che vuole una cosa, Franceschini che ne vuole un’altra, Letta (zio e nipote, tanto sono insieme ovunque) ne preferisce un’altra e Bersani che esordisce con: una legge che faccia decidere ai cittadini. Decidere cosa? Era difficile?
- Patrimoniale. Con tutto quello che ha combinato Monti si tira fuori una patrimoniale sui grandi patrimoni immobiliari. Potrebbe essere anche una proposta condivisibile, ma poi ci appiccichi un valore di 1,5 milioni di €, senza dire una percentuale di prelievo, senza neanche sapere quale sarà la platea che verrà coinvolta, di che cifre si parla di incasso. Niente, solo un contentino a Vendola e alla Camusso. Magari una proposta con una tabella in cui si evidenziava la differenza tra valore catastale e di mercato, in cui si faceva una proposta sull’imposta da applicare e si faceva vedere quale sarebbe stato l’ipotetico gettito avrebbe dato un po’ più chiarezza e trasmesso un segnale di competenza. Era difficile?
- Matrimoni gay. Credo che la possibilità di scegliere a chi lasciare i miei beni senza andare da un notaio o di decidere chi deve starmi accanto nella malattia sia un diritto di tutti e per questo bisogna lottare. Credo che i tempi culturali per l’adozione di un figlio da parte di coppie omosessuali non siano ancora maturi. Per il figlio. Questa è la mia opinione, ma è un’opinione che ha un inizio e una fine. Che mette delle regole, condivisibili, odiabili, discutibili. Sull’ argomento voglio aggiungere che siamo proprio un paese ridicolo e visto che il PD ha sempre in bocca l’equità sociale ha perso l’ennesima occasione per una battaglia sociale, questa giusta veramente, non come i suoi slogan. Credo che sia molto equo che 2 persone che vivono sotto lo stesso tetto e che vogliono sancire la loro unione civile (con regole che garantiscono un po’ di serietà, non lasciare e mettere), debbono poter godere di tutti quei vantaggi soprattutto economici (anche il semplice sconto su una bolletta) che godono 2 persone sposate civilmente, soprattutto in un paese dove dilagano le finte separazioni civili per poter goder in maniera illegale di benefici fiscali, come l’intestarsi per ogni ex coniuge una casa per far risultare anche la casa al mare come prima casa. Questo si, tutto ok. Era difficile?
Potrei
andare avanti, ma credo che l’idea sia stata espressa in maniera chiara e
l’enormità degli argomenti da trattare occuperebbe uno spazio troppo grande per
un solo articolo.
Poi
c’è l’analisi dei modi. Questa dirigenza prepotente, piena di se. Si gongolava
dopo la caduta dell’ultimo governo di centro-destra. Ha elogiato Monti e votato
di tutto. Aveva la vittoria in tasca. Dei 2 avversari si può dire di tutto, ma
uno quasi ottantenne si è fatto un mese e mezzo full-immersion in tutti i
talk-show televisivi e radiofonici, articoli su giornali, in lungo ed in largo
per l’Italia. L’altro ha fatto in 2 mesi 76 comizi per concludere in Piazza San
Giovanni, mentre il leader del PD concludeva la sua campagna elettorale in un
teatro di Roma, circondato dai sui colonnelli (o presunti tali, molti erano li
a caricare la molla del girarrosto,
consapevoli di quello che sarebbe successo) e dalle Truppe Cammellate ad
autoincensarsi.
Solo
per rispetto alla fatica fisica ed al sacrificio il PD non poteva vincere.
L’errore
più grande rimane aver utilizzato le Primarie come cavallo di battaglia. La
verità sulle Primarie è che non sono state una grande cosa. Sono stata
l’ennesima prova di forza di questa dirigenza prepotente, distaccata dalla
realtà, inconcludente e soprattutto alla stessa stregua della dirigenza del
centro-destra.
Si
è visto l’apparato, la nomenclatura, le Truppe Cammellate al massimo della
propria forza. Si è visto un vecchio modo di fare politica ritornare a galla
con forza in quella melma che loro stessi hanno creato.
A
fronte di questo, tutto quanto scritto prima non vale niente, se proposto da
questa classe politica militante e radicale del PD. Quindi a tutte le volte che
ho scritto “era difficile?” la risposta giusta è “era impossibile!” per Bersani
e per i suoi. Era impossibile perché la credibilità di questo filone politico è
finita. Finita del tutto.
Potrebbe
essere un normale corso delle cose, ma il bello deve ancora venire. E tutto si
concretizza nell’atteggiamento ancora una volta
presuntuoso dei dirigenti e delle Truppe Cammellate.
La
critica feroce a chi prende il consenso degli italiani. I Grillini non sanno
niente! Non hanno le competenze! Che esperienza hanno maturato? Allora giro la
domanda al PD: una Moretti, un Fassina,
un Fassino, una Bindi, un D’Alema, un Letta, un Franceschini che competenze
hanno? Quali sono le loro esperienze? Che cosa sanno dell’attuale società?
E
in maniera diretta, con una piramide che fa scendere dall’alto questa
incompetenza e questa distanza, lo vediamo nelle amministrazioni locali, dalle
regioni, fino ai comuni. E proprio qui che il PD ha perso il contatto con la
realtà, l’interfaccia non è più il cittadino, ma il politico con cui fare
carriera, sia esso dello stesso partito o anche di un altro. I luoghi da
frequentare sono le sedi esclusive dei partiti. A corredo si indicono finti
incontri con la cittadinanza per parlare del nulla, tra lo sbigottimento dei
partecipanti e la delusione di chi ancora credeva che qualcosa poteva cambiare.
Si passa il tempo nell’affrancarsi posizioni o a tutelare quelle conquistate,
si divide la popolazione dall’Amministrazione, ormai intrisa da anni di
ideologizzazione sfrenata di personaggi che girano con la kefia al collo,
polacchine e eskimo, ciondolanti tra un caffè ed un altro. Distanti come i loro
leader. Leader che ormai non rappresentano nessuno perché non si confrontano con
nessuno.
L’esempio
lampante è l’ennesima discussione sulla “rete”, con il vizio di parlare di ciò
che non si conosce. Lo dimostra questo sito dove nessuno con una carica
istituzionale ha commentato i risultati delle elezioni, con nessuno che ha
avuto la briga di interloquire con un Capogruppo, niente e nessuno, lo stesso
su Facebook. Impavidi ed eroici nel fermare il tempo, di fronte a nuovi mezzi,
mezzi che usati con coscienza e modo renderebbero il contatto con la gente più
facile. Mezzi che usati con coscienza e astuzia potevano essere anche di
appannaggio del PD e non solo di altri. Ma dimentico sempre che per 19 anni la
corsa è stata fatta su B. e lui, escluso qualche sito non nominabile, non
bazzica il web.
Dell’attuale
dirigenza, da Roma fino alle sedi locali, non voglio parlare dell’argomento
Matteo Renzi, l’unica domanda che pongo è questa: dove sono le Bindi ed i
D’Alema pronti e scattanti il 25 novembre sera a ridere e ghignare di fronte ad
una telecamera? Dove sono? Sono a cercare di riportare a casa un altro
strepitoso risultato con un governo delle larghe intese, coinvolgendo di nuovo
il PDL, con una persona di riferimento e mettere fuori gioco il 25% degli
italiani.
Le
soluzioni per una rinascita.
Direi del tutto impossibile con questa classe
dirigente. Tra le prime cose che ti insegnano a scuola quando ti danno da
risolvere un “problema” è leggere bene i dati. L’attuale dirigenza e tutte le
Truppe Cammellate, di fronte al problema: ho 10 mele, ne mangio 3, quante mele
restano? Rispondono che è demagogico e populista parlare di mele, che non è
vero che sono state mangiate, che le mele era 12 e soprattutto che loro lo
avevano detto da anni.
La
soluzione è un ricambio che deve avvenire dal basso senza vincoli dall’alto, in
modo che la gente possa tornare a vivere il proprio paese. Paese inteso come
nazione e come borgo. Il cambiamento non può avvenire solo dopo una cocente
sconfitta elettorale, aspettando che questa arrivi, il cambiamento fa fatto
accadere. Abbiamo scherzato e riso con angoscia sull’idea che una legge sulla corruzione
e sulla mafia potesse essere varata da un governo Berlusconi. Io ho la stessa
angoscia all’idea che questo partito possa diventare “il Partito Democratico”
tramite Bindi, Camusso, Vendola, D’Alema, ancora pugni alzati, profumi di
sinistra, tacchini, giaguari, kefia al collo, polacchine e eskimo, aizzare
lavoratori contro datori di lavoro, inciuciare con banche, fregarsene della
gente e del normale vivere.
Solo
cambiando, con persone nuove, sconnesse dal sistema partito, con idee da
condividere e dedite alla partecipazione della gente, per poter capire i loro
reali problemi e poter spiegare loro quali sono le possibili soluzioni.
Solo
cambiando, con persone che sono state elette e non che si sentano degli eletti.
I veri unti dal signore li ho visti nel PD, detentori di un sapere divino
pronti solo a considerare gli altri inferiori. Persone a cui sia possibile
leggere in faccia: ho la fortuna di rappresentarti e quindi l’onore e non “io
sono eletto e quindi mi eleggo”.
Non
tutto è da buttare, perché all’interno del PD molte sono le persone che chiedevano
un cambiamento, con ragionevolezza e proposte, ma sono state spazzate via dalle
Truppe Cammellate e dalla farsa delle primarie.
Sono
d’accordo con “mettiamo insieme la parte sana del nostro partito e proviamoci”
espressa dal Capogruppo Lari, ma aprendo a facce nuove e idee nuove, attuali.
Ultima
nota sull’argomento facce nuove e idee nuove, attuali. Da non confondere con “giovani”
e cadere nella trappola della rottamazione generazionale che l’attuale dirigenza
e le Truppe Cammelate hanno organizzato per sottrarre voti a Renzi nelle
Primarie. Sono da rottamare una Bindi di soli 62 anni (lo so ha solo 62 anni!)
sia le vetuste Serracchiani e Moretti o il brillante 47enne Fassina. Ma le
Truppe Cammellate sono state fortissime e sono riuscite a mettere contro 2
generazioni dello stesso partito.
Le
condizioni per una sopravvivenza.
Ripartire
da soli, con il pegno da pagare per questo, con facce nuove, con l’idea che
prima di tutto ci si confronta sulle proposte e non sulle persone.
Ripartire
con una classe dirigente non professionista che vede la politica come un
servizio a tempo determinato, persone che vengono da esperienze reali, vissute
e maturate e che finito il loro servizio tornano alla normale vita, siano essi
impiegati, piccoli e medi imprenditori, lavoratori, agricoltori, tutti insomma.
Ripartire
con l’idea che prima di tutto si rende noto ciò che si fa ed il motivo per cui
si è fatto. Con tutti i mezzi di comunicazione possibili: dalla rete, alle
piazze, ai manifesti, alle chiacchierate su un angolo di una strada. Cercando
di imparare anche dagli altri. Lo smacco più grande che il M5S ha dato al PD è
che tutti lo associavano e lo associano al popolo di internet e poi ha portato
centinaia di migliaia di persone nelle piazze. Le piazze, il primo luogo,
quello germinale, primordiale, dove è stata fatta politica. La gente tra la
gente, in barba alla freddezza di un video ed un mouse.
Alessandro Faggioli
(membro dell'assemblea PD Lastra a Signa)
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