Democrazia, semplificazione, risparmio, stabilità ed equilibrio: sono
queste le promesse della riforma che verrà votata il 4 dicembre. Sono anche le
parole che dovrebbero guidare il mandato di un Sindaco e di chiunque lavori per
il bene pubblico. Al referendum io voterò sì perché credo a queste promesse,
perché mi riconosco in certi principi, e perché sono fermamente convinta che
decidere di cambiare sia un atto di buon senso.
Non ci sono ragioni per opporsi
al risparmio –decine di milioni di euro –che deriverà dall'abolizione delle
province e del CNEL e dalla nuova struttura del Senato. Peraltro, il Il CNEL è
un organo consultivo che può promuovere disegni di legge, una funzione quasi
mai esercitata nella sua storia.
Non ci sono ragioni nemmeno per
rifiutare un Senato che si riduce da 320 a 100 membri, e di cui faranno parte 21 sindaci e 74
consiglieri regionali, tutti senza indennità. Avremo un organo che rappresenta
davvero le autonomie locali, e che al suo interno avrà i più naturali e vicini
interlocutori dei cittadini. In più, con la fine del bicameralismo perfetto –un
sistema unico al mondo -l'iter legislativo risulterà più snello.
La riforma del Titolo V della
Costituzione riuscirà finalmente a garantire stabilità nel rapporto fra Stato e
regioni, attraverso l'eliminazione delle materie concorrenti e la chiara
distinzione fra competenze statali e regionali. Questo punto si è reso
necessario a seguito di circa 1500 contenziosi posti davanti alla Corte
Costituzionale negli ultimi 15 anni. La precisazione delle competenze porterà
benefici non solo ai cittadini ma anche alle imprese, capaci di operare al
meglio in stati ben regolati e amministrati in modo uniforme.
La nuova ripartizione delle
funzioni cancellerà le differenze regionali in materia di asili nido e di
sanità, ad esempio, rendendo omogenea l'applicazione della legge 194 e del
piano contro la violenza. Come donna chiamata a esercitare un ruolo pubblico,
so che introdurre per la prima volta nella Costituzione il principio
dell'equilibrio della rappresentanza è un passo fondamentale verso l'effettiva
parità di genere.
Prima di concludere vorrei
sottolineare che, a conclusione del referendum, sarà di sicuro la democrazia a
vincere: la decisione ultima e vincolante spetta a ciascuno di noi. Non solo: è
utile sottolineare che la riforma non tocca poteri, definizioni o competenze
del governo. Non c'è alcuna deriva autoritaria nella garanzia di un premiodi
maggioranza: si raggiungerà quella governabilità che troppo spesso è mancata
nella storia della Repubblica.
Vorrei che pensassimo al voto
del 4 dicembre in un'ottica più ampia, che inizia dalle riforma della buona
scuola e del mercato del lavoro per arrivare all'introduzione delle unioni
civili e della legge a sostegno delle persone disabili prive dell'aiuto della
famiglia, e che va oltre l'opportunità politica e il personalismo. La riforma
non è perfetta: come ogni altro testo di legge sarà passibile di interventi
successivi, interpretazioni e controversie. Votare sì non significa porre fine a tutti i problemi del
Paese: è una risposta alle necessità del presente. Come donna, cittadina e
sindaco so di essere responsabile in questo senso: alle domande eai bisogni
delle persone è necessario rispondere. Io risponderò sì.
Angela Bagni
Sindaco
di Lastra a Signa