mercoledì, agosto 04, 2021

Le donne nella Resistenza - intervista a Mauro Marzi in occasione del 77° anniversario della liberazione di Lastra a Signa

 Le donne nella Resistenza

Mercoledì scorso, 28/07/2021, abbiamo incontrato Mauro Marzi, presidente della sezione ANPI “Bruno Terzani” di Lastra a Signa, in occasione dei preparativi della cerimonia per il 77° anniversario del nostro Comune.

Parlando, il discorso di Mauro si è soffermato soprattutto sul ruolo che le donne hanno assunto durante la Resistenza, ruolo molto spesso non ben valorizzato, considerato come un appendice alla lotta partigiana.

In realtà mentre gli uomini erano occupati nella resistenza armata, le donne portavano avanti un tipo di Resistenza altrettanto importante.

È vero, nella maggior parte dei casi, non usavano imbracciare armi ma avevano il compito di portare avanti la famiglia, sacrificando sé stesse e facendo prova di un nobile coraggio. Le famiglie all’epoca erano molto numerose, composte da anziani, donne e molti bambini. Molti padri erano impegnati nella lotta armata.

“Quando chiedo a queste donne qual era il loro problema più grande in quel periodo, mi rispondevano sicure: la fame.” racconta Mauro. Proseguendo poi nei suoi pensieri, aggiunge sostenendo quanto sia di difficile comprensione questo fattore, poiché al giorno d’oggi non sappiamo cosa significhi la fame a tal punto che tendiamo ad eccedere addirittura nello spreco alimentare. Invece durante la Seconda guerra mondiale niente poteva essere sprecato. Le donne erano capaci di riutilizzare e trasformare ogni scarto di cibo, come le bucce o i torsoli di mela, in pasti dignitosi.

Ponte a Signa era uno dei posti più poveri in assoluto della zona. Ricorda Mauro come durante le notti di fine estate, le donne andavano nelle vigne a cercare chicchi d’uva per nutrire la famiglia. Dopo la mietitura del grano, le donne della città arrivavano a piedi nelle campagne circostanti per raccogliere quelle poche spighe di grano rimaste in terra per farci un po’ di farina.

Molte donne hanno ricoperto ruoli di protezione nei confronti dei partigiani feriti o braccati, curandoli e nascondendoli, mettendo in rischio la propria vita.

Molte di loro, misero in pericolo la propria vita anche facendo da staffette: portavano cibo, armi, ordini e aiuti nelle diverse zone dove militavano i partigiani. Non erano armate, quindi non si potevano difendere. Purtroppo, anche per questo molte subirono torture e violenze sessuali.

Riguardo a questo tema, Mauro ci consiglia di leggere il racconto “Malacarne. Donne e manicomio.” di Annacarla Valeriano. Il libro è uno spaccato della vita vissuta da alcune donne negli anni del periodo fascista. Coloro che non volevano fondersi ed unirsi ai voleri dello stato, come ad esempio il non voler sposarsi o avere figli, venivano consegnate all’istituzione psichiatrica della “clinica fascista”. Mauro ci tiene a ricordare come secondo studi pseudoscientifici dell’epoca fascista, le donne non erano considerate intelligenti quanto gli uomini pooichè avevano il cervello più piccolo di questi e venivano ritenute malate in quanto ogni mese erano “affette” dal ciclo mestruale.

Fortunatamente al giorno d’oggi queste teorie sono state superate, abbiamo fatto passi in avanti verso una maggior dignità e considerazione della donna. Nonostante ciò, il cammino verso l’emancipazione femminile è ancora lungo, per questo riteniamo sia molto importante ricordare e continuare a parlarne.

1 commento:

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